Spenta la tv curda con sede in Italia

“Hanno vinto le pressioni di Erdogan”. Interpellanza e interrogazioni parlamentari di Pd e Sinistra Italiana

I curdi vivono ovunque e in nessun luogo. Parlano dall’esilio anche attraverso una tv che ha le strutture produttive in Belgio e la sede legale in Italia, nel piccolo Molise, a Campobasso per la precisione. La televisione si chiama Med Nuce e dal 3 ottobre è uno schermo nero. Spenta. Il dito che ha premuto sul telecomando il tasto off è quello della Eutelsat, un colosso con il quartier generale a Parigi, uno dei tre maggiori operatori satellitari del mondo. La holding, affittando infrastrutture e commercializzando la banda, trasmette oltre 4 mila canali, dei quali più di mille dalla flotta dei satelliti Hot Bird.

Il 29 settembre il direttore di Med Nuce, Antonio Ruggeri, riceve una mail che lo informa che a brevissimo sarebbero state sospese le trasmissioni. Quattro giorni dopo il segnale si spegne. «Hotbird ha ricevuto una comunicazione da Eutelsat e ha eseguito subito l’ordine: fermare immediatamente la trasmissione della tv curda sul satellite» spiega Ruggeri. Questi sono i fatti. Poi ci sono le accuse, precise, circostanziate, che hanno scatenato le proteste della comunità curda, dei sindacati e delle associazioni dei giornalisti in mezza Europa, con presidi sotto la sede centrale di Eutelsat a Parigi, sotto quelle in Italia e in Germania.

«Le pressioni di Erdogan hanno avuto successo – attacca Ruggeri – Eutelsat ha un contratto in itinere per il lancio in Turchia di satelliti a uso militare e di controllo di polizia. In cambio Erdogan, attraverso Rtuk, il Consiglio supremo del governo per radio e tv, ha chiesto e ottenuto di spegnere la nostra televisione. Lo abbiamo denunciato e nessuno ci ha smentito». Non è stata neanche addotta una giustificazione formale, o una spiegazione. Niente. Quattro righe di comunicato hanno zittito una delle voci dei curdi della diaspora. Med Nuce, che vuol dire notizie dal Medioriente, racconta la cultura, la resistenza, la lotta, le sofferenze di un popolo senza Stato che si trova schiacciato tra l’Isis e il Sultano di Ankara. Per trasmettere, Med Nuce ha avuto una regolare licenza rilasciata in Italia dall’AgCom. «Stiamo assistendo a uno sconfinamento in Occidente della repressione turca del 15 luglio» spiega Anna Del Freo, membro del comitato esecutivo della Federazione europea dei giornalisti (Efj) e segretario generale aggiunto della FNSI, presente alla conferenza stampa convocata alla Camera. In Turchia ci sono ancora 90 giornalisti in carcere e circa 200 hanno perso il lavoro: «E’ la più grande prigione per giornalisti d’Europa» continua De Freo. Accanto a lei e a Ruggeri, a Montecitorio, ci sono il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo Scotto, il consigliere di amministrazione della Rai Carlo Freccero e Ozlem Tanrikulu, per Uiki onlus, l’ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia.

«Dal 15 luglio in Turchia sono stati chiusi 12 canali televisivi e 11 stazioni radiofoniche – denuncia Tanrikulu – Hanno spento le trasmissioni delle minoranze dialettali e quelle di alcuni cartoni animati. E’ una guerra sporca che nega tutti i diritti, anche quello di avere informazioni per chi vive in esilio. L’Europa non può restare in silenzio, altrimenti è complice». Sinistra italiana, rivolta al governo e all’Agcom, ha già depositato un’interpellanza urgente. Il Pd ha presentato un’interrogazione firmata da Sandra Zampa per chiedere di ripristinare immediatamente le trasmissioni. «E’ inquietante che Erdogan possa influenzare le democrazie occidentali – conclude Ruggeri – Ma ancora di più che possa farlo senza che nessuno ci dia una spiegazione»
di Ilario Lombardo, La Stampa