ROJAVA: AD AFRIN LA RESISTENZA CONTINUA. 24 MARZO GLOBAL DAY DI AZIONI

La Resistenza nel cantone di Afrin, nella Siria del nord, entra in una nuova fase dopo che, domenica 18 marzo, l’esercito turco, il secondo esercito della NATO, con i suoi alleati delle milizie Free Syrian Army, che racchiudono anche resti di Al Qaeda, Jabhat Al-Nusra e altre formazioni jihadiste, è riuscito ad entrare nella città, senza però prenderne il controllo.

L’Amministrazione Autonoma Democratica del Cantone di Afrin ha affermato che quelle che si prospettano sono azioni di guerriglia estemporanee: in una dichiarazione diffusa dal Co-Presidente del Consiglio Esecutivo di Afrin, Osman Şêx İsa, si parla di “nuove tattiche per evitare un massacro di civili e per colpire le bande.

Le nostre forze sono attive ovunque ad Afrin e infliggeranno colpi all’esercito d’invasione turco e alle bande nelle loro stesse basi. Le nostre forze renderanno ogni luogo un incubo per loro. La resistenza di Afrin continuerà finché ogni centimetro di terra non sarà liberato e il popolo di Afrin potrà tornare alle sue case”. Le forze armate curde-siriane ribadiscono che “Non ci siamo ritirati da Afrin, abbiamo salvaguardato la vita dei civili per evitare nuovi massacri. Lo YPG e lo YPJ sono presenti in tutti i distretti di Afrin e continueranno a lottare.”

Domenica 18 marzo, appena entrati in città, turchi e jihadisti hanno dato fuoco alle bandiere di Ypj/Ypg e distrutto la statua di Kawa il curdo, fabbro simbolo della resistenza popolare contro il tiranno Dehok da cui ha origine la tradizione del Newroz e che è una sorta di mito fondativo del popolo curdo. Oltre ad esporre su diversi balconi bandiere turche e siriane.

Due combattenti, Nudem delle YPJ e Muhammed dello YPG, sono stati catturati e decapitati, i loro corpi sono stati appesi in strada.

Nella conferenza stampa di domenica viene evidenziato dai rappresentanti politici del cantone di Afrin e da comandanti di YPG e YPJ il ruolo complice della Russia che “ha aperto il suo spazio aereo in modo da permettere allo stato turco di compiere un massacro contro il nostro popolo con tutte le sue armi, e ha sacrificato le persone per i suoi interessi”. Il silenzio assordante delle istituzioni internazionali è certamente parte del problema e consente ad Erdogan di continuare il suo viaggio assassino come ribadito nelle parole delle delle forze in resistenza nel cantone rivoluzionario “Massacri e migrazione forzata sono imposti ad Afrin. Centinaia di civili hanno subito ogni tipo di attacco. Questo fatto mostra come questi poteri non abbiano adempiuto alle proprie responsabilità verso il nostro popolo e i nostri combattenti contro ISIS e Erdoğan, che diffonde il terrorismo in tutto il mondo”.

“È un attacco congiunto, preparato e sostenuto dalla Russia e dalle forze internazionali. Si tratta non solo di un attacco contro Afrin, bensì contro tutte le popolazione della Siria del nord”. Nei giorni scorsi l’Unione Europea, in piena guerra e campagna “ramoscello d’ulivo”, ha deciso il finanziamento di nuovi 3 miliardi di euro alla Turchia per tenere fede allo sciagurato accordo per blindare i confini della fortezza Europa e “quindi contenere i flussi migrantori” in terra turca, e conseguentemente di non prendere posizione sul massacro di Afrin.

Afrin è stata sacrificata ed è il simbolo dell’abbandono delle forze curdo-siriane da parte del mondo occidentale. Le Forze Democratiche Siriane resistono da due mesi ad uno dei più importanti eserciti del mondo, l’operazione “ramoscello d’ulivo” nelle parole del sultano Erdogan sarebbe dovuta durare qualche giorno, la realtà è molto diversa.

Con diversi contributi analizziamo la situazione mettendo al centro Afrin e allargando lo sgaurdo all’area:

Davide Grasso, nostro collaboratore, già combattente internazionale dello YPG in Siria del Nord e autore di “Hevalen. Perchè sono andato a combattere lo stato islamico in Siria”
Antonio Olivieri, Rete Kurdistan Italia, fa alcune considerazioni
Alessio Arconzo, Rete Kurdistan Italia, ci aggiorna sulla situazione ad Afrin Ascolta o scarica
Giuseppe Acconcia, ricercatore all’Università di Padova e autore del libro “Grande Iran” analizza il ruolo dell’Iran dentro e fuori i dialoghi di Astana Ascolta o scarica
Alberto Zanconato, responsabile ufficio ANSA del Medioriente di Beirut, mette a fuoco la posizione di Assad Ascolta o scarica
Sempre sul complicato scacchiere siriano sentiamo Andrea Glioti, giornalista che lavora per BBC Monitor Ascolta o scarica
Eleonora Forenza, europarlamentare, interviene su accordo Unione Europea con Turchia sul “contenimento dei flussi migratori” e sul silenzio delle istituzioni europee Ascolta o scarica