Karayılan: ci difenderemo se attaccati

Parlando con il giornalista Erdal Er del ritiro dei guerriglieri kurdi oltreconfine, il Presidente del Consiglio Esecutivo dell’Unione delle Comunità Kurde (KCK) Murat Karayılan ha detto che questo processo vedrà una situazione di stallo ed i guerriglieri si difenderanno se dovessero accadere attacchi ed operazioni militari simili a quelle lanciate dall’esercito turco durante il precedente ritiro del 1999.

Rispondendo al Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdoğan che ha dichiarato che i guerriglieri kurdi dovrebbero ritornare a Kandil proprio nello stesso modo in cui da lì sono venuti in Turchia, Karayılan ha affermato: “Non siamo venuti da qualche altra parte, eravamo già qui fin dall’inizio. L’80% delle nostre unità si sono organizzate per partecipare alla guerriglia nei luoghi dove sono nate e cresciute, e non si sono mai recate nelle Aree di Difesa di Media finora. E’ vero che alcuni compagni provenienti da altre parti del Kurdistan, quelli del comando esecutivo, si sono recati nella regione kurda in Turchia ed alcuni altri dalla Turchia si sono recati nelle Aree di Difesa di Media per addestrarsi, ma sono in minoranza. Ecco perchè non sarebbe giusto dire che dovrebbero tornare nello stesso modo in cui sono venuti”.

Karayılan ha osservato che il ritiro sta continuando ed ha sottolineato che i primi gruppi raggiungeranno le Aree di Difesa di Media in pochi giorni. Ha in seguito valutato come opportunismo la costruzione accelerata di postazioni militari e dighe nella regione kurda dal cessate il fuoco dichiarato dal KCK il 23 Marzo ed ha aggiunto: “Çukurca (distretto di Hakkari) ha una popolazione di novemila persone ma diciottomila unità di forze militari sono attualmente di stanza all’interno ed intorno al distretto, utilizzato come base militare. Se è così, nella mente sorge un punto interrogativo sul motivo della costruzione di sempre più postazioni militari in quest’area ora. Non hanno potuto costruirle prima perchè altrimenti i guerriglieri l’avrebbero impedito”. Karayılan ha rimarcato che i guerriglieri rappresentano la forza di difesa del popolo kurdo, responsabile della difesa del suo fondamentale diritto di esistere: “Sarebbe una distorsione rappresentarli come una minaccia, in considerazione della situazione nel Medio Oriente dove tutti i popoli oggi sono armati nello sforzo di autodifendersi. Non rappresentiamo una minaccia ma una difesa contro le potenze che ci minacciano. Ecco perché esiste il movimento di guerriglia. Il disarmo potrebbe essere raggiunto solamente dopo aver portato a termine con successo tutte le fasi del progetto di soluzione. Sarebbe un atteggiamento sbagliato aspettarsi che migliaia di guerriglieri abbandonino le armi in un solo istante”.

Karayılan ha detto che la sua organizzazione intende portare a compimento il ritiro al più presto possibile, mettendo comunque in guardia che l’attività dei droni impedisce il progresso dell’operazione perchè i guerriglieri non si muoveranno sotto la supervisione di questi aerei.

Ha inoltre criticato la costruzione di dighe nella regione kurda, in particolare di quelle che si trovano sulla linea Şırnak-Hakkari, sottolineando che esse hanno l’obiettivo di sommergere le terre, i reperti storici e la natura del territorio del Kurdistan.

Karayılan ha richiamato l’attenzione sull’importanza dell’istituzione di una Commissione per la Verità e la Giustizia allo scopo di rivelare i crimini commessi da entrambe le parti, lo stato ed i Kurdi, e di creare un ambiente per la guarigione reciproca; ha anche criticato lo Stato turco per aver incolpato esclusivamente il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) per le uccisioni e gli omicidi irrisolti commessi nel territorio del Kurdistan finora.

Sottolineando che il PKK si è armato per un motivo, Karayılan ha detto che esso rappresenta la reazione sociale del popolo kurdo: “La pace non puó essere raggiunta senza affrontare il passato e senza far luce sulle verità storiche. Siamo pronti a condurre ogni tipo d’indagine e ricerca nel caso che anche lo Stato concordi nel far luce sugli errori del passato. La Commissione dovrebbe comunque aver fiducia nel condurre un’attività in termini uguali per entrambe le parti”.

Riferendosi all’atteggiamento del Partito Popolare Repubblicano (CHP) nei confronti del processo di soluzione, Karayılan ha affermato di ritenere che anche questa formazione dovrebbe essere coinvolta, in qualità di principale partito d’opposizione del paese: “Il CHP ha bisogno di chiarire se prenderà parte o meno nella costruzione di una nuova Turchia in base ad una prospettiva più contemporanea”.

Il leader del KCK ha sottolineato che la formazione di un’unità democratica in Turchia non potrà essere raggiunta senza il coinvolgimento dei Kurdi, degli Aleviti e di tutte le altre etnie e gruppi oppressi, in base alla loro libera volontà; il processo di soluzione avanzerà su questa base se il Governo turco vedesse ed accettasse questa verità.

Riferendosi alle modifiche costituzionali da effettuare, ha inoltre affermato che la nuova Costituzione deve condurre la democrazia in Turchia, deve porre fine alla negazione del popolo kurdo e permettergli di esistere liberamente, assicurare l’uguaglianza e la libertà di tutti i gruppi e le sette religiose, riconoscere la realtà sociale invece che la negazione, introdurre una prospettiva pluralista invece che monista, basarsi sul concetto di nazione democratica ed abbracciare tutte le formazioni sociali.

“In seguito al completamento della prima fase del processo di soluzione, la seconda fase richiederà lo sviluppo di riforme costituzionali. Il Parlamento turco dovrebbe prendersi una breve ma non lunga vacanza in questa fase per assicurare che il processo possa avanzare sistematicamente. Tramite il ritiro, abbiamo intenzione di raggiungere l’uguaglianza e la libertà dei popoli, di assicurare il rafforzamento del processo di soluzione e la fine della negazione dei Kurdi. E’ perció importante che tutte le formazioni della Turchia che sono a favore della pace, della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza prendano parte al processo per mostrare la loro volontà e le loro richieste per il futuro del paese. Invito tutte le forze democratiche in Turchia a lottare per il miglioramento della seconda fase del processo di soluzione”.

ANF Behdinan