Dichiarazioni sul attacco del esercito turco a Kobane

Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli

Napoli in questi anni ha promosso la diplomazia tra i popoli, perché i sindaci non sono altro che rappresentanti di comunità vive, definite, che riconoscono lo sforzo di emancipazione di altre comunità di popolo. Per questo Napoli ha legato con città palestinesi, per questo abbiamo stretto rapporti con la città di Kobane, capoluogo del Rojava, città – comunità dell’unica forza endogena che in questi anni ha combattuto i tagliagola dell’Isis liberando dalla barbarie una terra storicamente martoriata del vicino oriente. La pace in medio oriente avverrà solo quando quella terra smetterà di essere campo di conquista per aspiranti o acclamate potenze internazionali o regionali. Con questo spirito ho accolto lo scorso anno a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, il co-sindaco di Kobane Anwar Muslim, e con lo stesso spirito oggi esprimo la preoccupazione della mia comunità per la dura repressione sul popolo di Kobane.

***
Tavola della Pace e della Cooperazione
Agli Amici dei Diritti Umani e della Pace,
trasmettiamo qui di seguito il messaggio di allarme che ci è stato trasmesso dall’ Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, il quale chiede di diffondere la notizia che l’esercito turco sta sparando in territorio siriano contro la popolazione civile curda che vive in quel paese e che ha avuto il merito, riconosciuto da tutto il mondo, di aver cacciato da Kobane le milizie terroriste del cosiddetto Stato Islamico (IS).

Per essere sinceri non siamo sorpresi di ciò che sta accadendo, se consideriamo il fatto che il regime turco di Erdogan ha fin dall’inizio sostenuto in vario modo le formazioni militari del Califfo e ha profittato della crisi di quell’area per sferrare attacchi militari contro i kurdi del proprio paese. Le intenzioni di Erdogan si sono fatte ancora più chiare quando, dopo il fallimento dello strano e maldestro golpe di alcuni reparti militari turchi, ha scatenato una feroce repressione, con la quale ha soffocato ogni forma di opposizione, di libertà di stampa, di libertà sindacale e di autonomia della magistratura, attaccando direttamente i deputati eletti al paramento turco dal partito democratico filo-kurdo.

Per poter agire indisturbato anche in territorio siriano, Erdogan ha perfino recentemente adottato la pratica dei piedi su due, anzi, paradossalmente anche con le mani, su tre o quattro staffe, nel momento in cui, pur mantenendo ferma la propria appartenenza alla NATO, non ha esitato a cercare il consenso di Putin e il silenzio – assenso dell’Iran e dello stesso presidente Assad per compiere anche per loro conto il lavoro sporco contro il popolo kurdo siriano del Rojava.

Dicevamo prima che non siamo sorpresi, ma vogliamo dire che siamo ugualmente e fortemente indignati nei confronti del Capo della Turchia, al quale ll’Unione Europea ha pagato a suon di miliardi l’altro lavoro sporco, cioè quello di tenere chiusi nei campi di raccolta turchi proprio i profughi che fuggono dalle guerre del Medio Oriente ed in particolare soprattutto dalla Siria.

Oltretutto siamo Indignati perché Erdogan può vantarsi di fare tutto ciò essendo “nostro” alleato militare e “nostro” partner scaccia-profughi.

Non sarebbe il caso che i i cittadini e i governi dell’Unione Europea dicessero chiaramente che un alleato e un partner di questo genere non è di nostro gradimento?

Pietro Pertici, per Comitato Esecutivo della/
Tavola della Pace e della Cooperazione

**

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara:

«Non essendoci riusciti i suoi amici tagliagole dell’Isis ora Erdogan ha scatenato il suo esercito contro l’eroica citta’ di Kobane e contro l’autogoverno curdo del Rojava.
Le donne e gli uomini che hanno resistito armi in pugno all’Isis pagando un enorme tributo di sangue e sofferenze ora subiscono l’attacco del secondo esercito della NATO.
Quando il governo turco annuncia che sterminerà i nostri compagni del PKK sta in realtà dicendo che vuole scatenare il massacro del popolo curdo che in Turchia e Siria si riconosce nel progetto di confederalismo democratico, pace e convivenza di Abdullah Ocalan come hanno dovuto ammettere tutti gli osservatori internazionali.
In realtà la guerra di Erdogan e’ in corso da tempo perché con il complice silenzio occidentale il boia turco ha bombardato le città curde della Turchia causando migliaia di morti già da mesi. Ora sposta le operazioni nei territori liberati della Siria che nonostante gli attacchi dell’Isis hanno costruito un’esperienza libertaria inedita in Medio Oriente.
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti hanno coperto per anni i crimini dell’alleato turco contro i curdi. Hanno inserito e ancora mantengono il PKK nella lista delle organizzazioni terroriste salvo dover poi ammettere che quei combattenti sono un baluardo di civiltà di fronte al fondamentalismo armato che è accorso con tanto di sostegno occidentale in Siria per rovesciare Assad. L’Italia porta sulla coscienza di non aver dato asilo – come impone la nostra Costituzione – al leader riconosciuto del popolo curdo. Distruggere il PKK, distruggere l’esperienza di democrazia, autogoverno, liberazione delle donne, convivenza e tolleranza nel Rojava significherebbe spegnere la speranza in un futuro di pace in Medio Oriente.
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti hanno il dovere morale di fermare Erdogan e di non pugnalare alle spalle chi la lotta al terrorismo l’ha fatta sul serio».