Hêvi Ibrahim: le donne sono le apripista di questa rivoluzione.
La Presidente dell´amministrazione autonoma e democratica della provincia di Afrin, Hêvi Ibrahim, a colloquio con il quotidiano Radikal.
Signora Ibrahim, mercoledì scorso é stata proclamata l´autonomia democratica anche ad Afrin. Ce ne vuole parlare? Cosa ne pensa e quali sensazioni prova? Che cosa significa questa dichiarazione?
Si, anche nella provincia di Afrin é stata proclamata l´autonomia. Il nostro auspicio é di andare incontro ai bisogni e alle esigenze della nostra popolazione. Sarà il nostro obiettivo immediato. Questa amministrazione é stata voluta dalla nostra popolazione. La regione della “ montagna dei Kurdi” , ossia quella intorno ad Afrin, é stata già difesa e amministrata da noi, prima della proclamazione dell´autonomia democratica, ma l’opinione pubblica internazionale fa finta di non vedere. La proclamazione dell’autonomia democratica é stata anche una risposta a questa sottovalutazione. Qui ci siamo noi. La dichiarazione é stata anche una risposta alla Conferenza di Ginevra II. Visto che non ci hanno voluto nelle trattative di pace, non riteniamo le loro decisioni vincolanti per noi.
Quale significato attribuisce al fatto che é stata eletta una donna Presidente della provincia?
Per il Medio-Oriente pareva essere una cosa impossibile, ma non per i Kurdi. Succede spesso che le donne hanno un ruolo da apripista nella nostra società. Ci sono molti esempi di donne che, prima di me, hanno assunto ruoli importanti. Seguo solo le loro tracce. Ad Afrin e a Rojava le donne hanno assunto il ruolo di apripista.
Oltre ad essere una donna e una kurda, lei possiede un´altra identità che viene repressa: lei é alevita……
Si, é vero. Sono nata a Mabada, una piccola città, dove vivono i Kurdi aleviti. Anche gli Aleviti hanno patito nella loro storia molte sofferenze, e per questa ragione la loro storia é segnata dalla resistenza. Vale anche per me e ciò ha contribuito al fatto che io abbia assunto un ruolo nella lotta di liberazione. Che io sia alevita, tuttavia, non significa affatto che intendiamo fare differenze tra le appartenenze etniche e religiose.
Sono rappresentati nella sua auto-amministrazione altre confessioni e gruppi etnici?
Certamente. Oltre ai kurdi aleviti, sono rappresentati i kurdi yezidi, e due clan arabi si sono uniti all’autoamministrazione. Il mio rappresentante, Mustafa Abdulhamid, ad esempio, é un arabo, e il nostro portavoce per la diplomazia, Suleyman Cafer, é yezida.
Lei parla di una struttura democratica e pluralista. D´altra parte, Lei ha fatto riferimento al fatto che le potenze internazionali hanno semplicemente fatto finta di niente di fronte a queste nuove strutture amministrative. Secondo Lei, per quale ragione?
Gli interessi di alcune potenze cozzano con le conquiste dei Kurdi. Temono che queste conquiste, il raggiungimento della libertà, possano portare a grandi trasformazioni e svolte per loro. Non rientriamo, dunque, nei loro interessi.
Cosa intende fare prossimamente per ottenere un riconoscimento della comunità internazionale?
Per il momento festeggiamo insieme alla nostra popolazione la proclamazione dell’autoamministrazione democratica ed autonoma. Certamente parleremo tra noi di come relazionarci alla comunita´internazionale. Di sicuro intendiamo avere contatti con la società civile internazionale e con i governi.
Il territorio di Afrin e´da tempo accerchiato. Come si presenta al momento la situazione?
E´ vero, l´intero territorio della “ montagna dei Kurdi” é accerchiato da 5-6 mesi. La popolazione fa grandi sforzi per mantenere una vita pubblica. La popolazione condivide la sofferenza, la gioia, la proprietà e si cerca, nonostante tutto, di vivere bene. Questa é la nostra risposta all´embargo, che speriamo finisca presto.
Più di tutto, giornalisti europei ed americani sono positivamente impressionati dal ruolo della donna nella regione di Rojava. Come donna, ha da dire qualcosa alle donne di questo mondo?
Noi vogliamo che tutte le donne abbiano successo nella loro vita. Oggi, le donne kurde di Rojava esercitano un’importante resistenza per tutte le donne di questo mondo, ma anche qui c’é molto da fare, proprio perché sinora non hanno potuto avere un ruolo nella vita pubblica. Le donne a Rojava hanno tutto da guadagnare e in particolar modo in questa rivoluzione si sono molto distinte. E, per poter assumere il ruolo che spetta loro, devono avere il giusto posto nell´amministrazione autonoma e democratica.
Approfitto per lanciare un appello all´opinione pubblica democratica e kurda. Chiediamo il sostegno di tutti, affinché l´autonomia democratica possa basarsi su fondamenta stabili. Sono di gran importanza per noi sia il sostegno umanitario sia quello politico.
Radikal, 01.02.2014