Reazioni all’attacco a Licê

Il co-presidente del BDP Selahattin Demirtaş: Perché nuove postazioni militari?
‘Noi come BDP critichiamo la politica del governo. Il diritto di riunione è un diritto fondamentale. Lo Stato non vi si deve opporre. Ma a Licê hanno sparato da dietro contro i manifestanti.  Non capiamo nemmeno perché il governo voglia costruire postazioni militari. Il governo dice di avere intenzioni serie rispetto al processo di soluzione, ma non abbiamo visto da parte sua alcun passo concreto. Invece pianifica la costruzione di 134 nuove postazioni militari. I villaggi non hanno acqua, nessuna canalizzazione. Ma negli stessi villaggi vengono costruite due postazioni militari alla volta.“
 
Il deputato del BDP di Istanbul Sırrı Süreyya Önder: il governo non ha intenzione di mantenere la parola
Il governo finora ha sempre detto che è intenzionato a perseguire una soluzione, ma che gli manca la forza. Ma l’attacco di Licê ha reso evidente che non ha l’intenzione di perseguire una soluzione. Sembra che il governo e i miliari si siano messi d’accordo e che al momento ci sia unità di intenti tra questi due gruppi. Questo, in effetti, si è già evidenziato quando il procedimento sul massacro di Roboski è stato trasferito dalla giustizia a un tribunale militare. Io chiamo questo una coalizione neo-kemalista.

La pace può partire solo dai popoli. Il governo può facilitare un processo di pace, ma una pace che parte solo dai governi non può avere un carattere duraturo. Solo la lotta democratica può unire i popoli e creare una base per la pace. Al momento il popolo turco e quello curdo stanno cominciando a capirsi reciprocamente e in questo modo si sviluppa una svolta significativa. Certamente non è facile, perché la relazione tra i popoli è stata avvelenata per un secolo. Ma con le esperienze di lotta democratica, la popolazione supererà questo avvelenamento e spianerà la strada verso la pace.

Il membro del Consiglio Esecutivo del KCK Beritan Dersim: tutti devono gridare “Edi Bese”
L’attacco contro i manifestanti di Licê come un attacco vile…Quest’ attacco in fondo ha rivelato ancora una volta le intenzioni dello Stato e del governo dell’AKP. Quest’attacco, questo massacro, questa vile operazione a Licê è un colpo contro il processo di soluzione. L’attacco a Licê va visto come ‘un attacco contro l’intero popolo curdo. Da oggi tutti devono gridare ‘Edi Bese“ (ora basta)“,  ora tutto il popolo curdo deve scendere in piazza in massa.

Il membro del Consiglio Esecutivo del KCK Zübeyir Aydar: l’attacco influenza il processo
L’avvenimento a Licê fa riflettere. Una protesta pacifica è stata repressa con le armi. È stato aperto il fuoco in modo mirato contro la folla. Si tratta di una questione di mentalità. Le inchieste mostrano il sostegno della stragrande maggioranza rispetto al processo di soluzione. Se il governo non ne trae le conseguenze, dipende dal suo atteggiamento. Noi come movimento non accettiamo inganni e temporeggiamenti.

La presidenza del Consiglio Esecutivo del KCK: il governo non è all’altezza dei suoi compiti.
Noi abbiamo assolto i compiti di nostra competenza perché il processo possa proseguire su una base giusta. Ma lo Stato turco e il governo non rispettano i propri doveri. Anche se sono state interrotte le operazioni di annientamento, continuano la costruzione di nuove postazioni militari, di nuove dighe, attività di ricognizione e i tentativi di intimidazione contro la popolazione. In memoria di Medeni Yildirim promettiamo di continuare la liberazione del popolo curdo e la lotta di liberazione fino al successo.

Le proteste di Taksim solidarizzano con Licê
A seguito di un appello del Congresso Democratico del Popoli (HDK) migliaia di persone si sono riunite in piazza Taksim per solidarizzare con la popolazione di Licê. I manifestanti di Istanbul hanno sfilato dietro uno striscione con la scritta ‘Fai resistenza! Licê – Taksim è con te‘. Durante la manifestazione a Istanbul tra l’altro è stato continuamente ripetuto ‘Questo è l’inizio – la resistenza continua‘ e ‘Stato assassino fuori dal Kurdistan‘.

Il deputato del BDP Sebahat Tuncel in un intervento durante la manifestazione ha spiegato che il processo di soluzione nel caso non venissero chiarite le responsabilità per l’assassinio di Medeni Yıldırım, il processo di soluzione potrebbe svilupparsi in modo diverso da quello desiderato. Secondo Tuncel, il silenzio su questo caso equivarrebbe ad una correità secondo. Alla fine della manifestazione è stato rivolto un pensiero anche alle persone uccise dalla violenza della polizia nell’insurrezione di Gezi.

Scontri a Gever
A Gever (Yüksekova) la polizia ha attaccato una conferenza stampa che la sede locale del BDP voleva tenere sull’assassinio Medeni Yıldırım. In seguito ci sono stati scontri tra le forze di polizia e i giovani che volevano prendere parte alla conferenza stampa. La polizia ha usato idranti e lacrimogeni contro la folla. La gente ha reagito con sassi e petardi. Gli scontri si sono spostati nelle vie laterali del luogo e si sono protratti per diverse ore.

DTK e Iniziativa Popolare del Kurdistan su Licê
Un giorno dopo gli eventi a Licê (provincia di Amend (Diyarbakir)) il Congresso per una Società Democratica (DTK) ha pubblicato una dichiarazione. Nella dichiarazione si afferma che l’attacco sulla folla che protestava è un ‘evidente assassinio’ e rivolto contro tutto il popolo curdo. Dopo tutte le dichiarazioni del governo dell’AKP e del presidente del consiglio, questo attacco non può essere ritenuto un caso. Per quanto riguarda il processo di soluzione, è da considerare come una provocazione.  Anche l’Iniziativa Popolare del Kurdistan in una dichiarazione ha invitato il popolo curdo per il 30 giugno allo Serhildan (sollevazione popolare).

Oltre alla protesta contro il massacro di Licê, c’è l’anniversario dell’azione della combattente del PKK Zeynep Kinaci (Zilan). L’iniziativa tra  l’altro ha richiamato l’attenzione sul fatto che nonostante gli sforzi democratici e pacifici di Abdullah Öcalan, del movimento pacifista curdo e della nazione curda, stanno aumentando le pratiche repressive, lo sfruttamento e i massacri da parte dell’AKP.