Massacrate a sangue freddo Chi c’è dietro l’assassinio di tre attiviste curde a Parigi?

Il 9 gennaio 2013, in un centro culturale della capitale francese, vengono trovati i corpi senza vita di tre donne curde. Ad essere arrestato, dopo una serie di indagini in tutta Europa, è Omar Guney. Ma chi è quest’uomo? Perché le avrebbe uccise? E di quale gioco — tra Ankara e il Pkk — fa parte?

WASHINGTON — Un infiltrato. Una probabile talpa preparata dai servizi turchi per compiere una missione letale contro tre esponenti del movimento curdo Pkk a Parigi. Un’operazione costruita nel tempo e che tra qualche giorno sarà al centro di un processo in Francia, evento che potrebbe avere un forte impatto internazionale. Per ora c’è una sola persona in stato d’arresto e rinviata a giudizio, Omar Guney.

Il delitto

Il 9 gennaio 2013, Rue Lafayette 147, Parigi. All’interno del centro culturale trovano tre vittime, tutte donne, freddate da proiettili esplosi da vicino. Un’esecuzione. Hanno ferite al collo e alla testa. I corpi senza vita sono quelli di Sakine Cansiz, 56 anni, membro del partito, dirigente Pkk di primo piano, impegnata a fare da raccordo tra la diaspora e la base sui Monti Qandil, al confine Iran-Iraq. Un’intellettuale ma capace anche di compiti più pratici. Poi le due assistenti, la portavoce Fidan Dogan, 30 anni, e l’attivista Leyla Saylemez, 24. L’assassino doveva essere conosciuto. Ha aperto il portone principale protetto dal codice, poi lo hanno fatto entrare senza problemi. Una volta dentro ha colto di sorpresa i bersagli e se ne è andato richiudendo accuratamente l’ingresso. L’impatto della strage supera i confini di Francia. Perché l’agguato arriva all’inizio del faticoso dialogo tra Ankara e i separatisti. Come spesso accade in queste situazioni girano ricostruzioni incontrollabili e spunta — immancabile — la teoria dell’attacco «interno». Una faida nei ranghi mai troppo compatti del partito. È solo fumo negli occhi.

L’antiterrorismo francese si impegna, ha buone informazioni ed anche un sospetto: Omar Guney, 33 anni, factotum del centro curdo e autista. Uno che aveva accesso agli uffici. Una decina di giorni dopo lo arrestano. In base alle indagini il presunto assassino arriva a Rue Lafayette alle 11.29, esce alle 11.49, ritorna alle 12.11, riesce alle 12.56. Per la polizia l’attentato è avvenuto tra le 12.43 e le 12.56. Gli orari «parlano».

Il presunto killer

Chi è Guney? Nato il 16 aprile del 1982 a Sarkisla, distretto di Sivas, si definisce curdo, ma per altri non lo è. Ha seguito la sua famiglia che si è trasferita in Francia, alcuni dei parenti sono legati ai Lupi grigi, la fazione nazionalista, quella dell’attentatore del Papa, Ali Agca. Quindi sposa una cugina, si stabilisce in Germania: qui — stando a indiscrezioni — riallaccia legami con ambienti estremisti turchi. Durante il soggiorno tedesco entra in contatto con diversi esponenti del Pkk: sono il lasciapassare per le mosse future. Guney divorzia e torna in Francia dove si unisce all’associazione culturale curda. È molto impegnato nelle manifestazioni, padroneggia il francese, diventa una presenza costante. Una nostra fonte — che chiameremo Kevin — sottolinea come l’uomo pur non avendo un lavoro fisso sia in grado di mantenere un buon tenore di vita. Abiti costosi, una serie di telefonini. Non se la passa male. Infatti viaggia spesso, recandosi spesso in Turchia. Non sono visite di piacere, bensì legate a possibili contatti con esponenti del Mit. E sembra anche che raggiunga in tre occasioni il comando sui Qandil. Possono essere spostamenti legati ad una normale militanza, condotta in prima persona, ma anche le iniziative di un infiltrato capace di ingannare una fazione sempre molta attenta contro le spie.

Il progetto

Kevin, la nostra fonte, sostiene che l’idea di colpire il Pkk in Europa è stata studiata a partire dalla fine del 2011. I turchi avrebbero attività una cellula che aveva due poli operativi, uno in Belgio e l’altro in Francia. Una rete di agenti e di uomini «di mano», compreso Guney. E l’offensiva sarebbe culminata con l’assassinio delle tre donne curde a Parigi. È invece fallito una manovra per far fuori un alto esponente curdo-iraniano in Germania, Heci A. Più intrigante il caso di Aslan Usoyan, eliminato da un cecchino all’esterno di un ristorante di Mosca il 16 gennaio 2013, una settimana dopo l’agguato parigino. Famoso boss della mafia russa, origine curda, è stato spesso accostato ai giri clandestini di armi in favore del Pkk. Forse la sua fine è legata alla guerra tra clan criminali, ma potrebbe anche essere un episodio della lotta clandestina. Eventi non sempre decifrabili. La magistratura francese, infatti, non ha le prove su chi siano i mandanti dell’attacco di Rue Lafayette (sopra, Sakine Canzis, una delle vittime, con Ocalan, capo del Pkk). Il delitto può essere stato commissionato da spezzoni dei servizi, decisi a mettere in imbarazzo il governo. Componenti del cosiddetto «Stato profondo», spesso protagonista di gesti destabilizzanti nella storia recente del paese, coperta sotto la quale si nascondono killer, banditi, uomini in divisa. Scenario che non ne esclude altri, compresa la provocazione per inguaiare Ankara. È un’area opaca, dove si muovono personaggi ambigui, professionisti del doppio gioco, spie e militanti che hanno svenduto la causa. Il rosso del sangue si mescola al grigio di profili mai netti. Trame bizantine sulle rive delle Senna.

di Guido Olimpio
CORRIERE IT