Uomo turco uccide e decapita una donna per una presunta lite sul ‘Kurdistan Libero’

Il 3 dicembre i lavoratori dell’impianto di smaltimento rifiuti del distretto di Saricam della città di Adana hanno trovato la gamba di una donna con calze e pantalone.

Nella ricerca del resto del corpo della donna durata per 4 giorni, è stato trovato anche un braccio che si pensa sia suo. La donna, di cui si presume fosse tossicodipendente, era la 21enne Songul Elci.

Nell’ambito dell’indagine, un uomo di nome Fatih K. È stato arrestato alcuni giorni fa come sospettato di omicidio. La sua orripilante dichiarazione è un brutale promemoria della situazione oggi in Turchia. 

Secondo l’agenzia stampa Dogan, nella sua dichiarazione Fatih K., che ha strangolato Songul Elci e poi l’ha colpita più volte alla testa con un martello, ha detto “Ci si è avvicinata mentre stavamo in un caffè verso le 01.30 e ha detto di avere fame, così le ho comprato un dolce. Aveva un occhio nero e così ho preso della panna dal caffè e gliel’ho messa sull’occhio. Dopo un po’ il mio amico è andato via e sono rimasto solo con lei.”

Fatih K. Poi ha dichiarato che la donna prendeva droghe ed è svenuta, così lui l’ha portata a casa sua. La sua dichiarazione prosegue “quando si è svegliata ha detto ‘Sono stata in montagna per 2-3 anni, il PKK sta facendo il minimo che vi meritate. Alla fine costruiremo un Kurdistan libero.’ E così mi sono molto arrabbiato. Quando ho dissentito da lei, tra noi è scoppiata una lite. Durante la lite ho perso il controllo di me stesso e l’ho strangolata. Quando ha iniziato a tremare l’ho colpita diverse volte con un martello. Poi l’ho presa per i capelli e l’ho trascinata in bagno. Qui le ho tagliato le braccia e le gambe. Ho diviso il suo corpo in sei parti e le impacchettate separatamente e poi le ho messe in diversi bidoni della spazzatura.”

Fatih K. ha detto che dopo essersi liberato del cadavere, “Ho pulito il bagno e sono andato a dormire. La mattina mi sono svegliato e ho controllato i bidoni e visto che i pezzi di cadavere erano ancora lì. Ho continuato a controllare. Circa alle 11.30 i bidoni sono stati svuotati e le buste erano state prese, dopo sono andato a Usak. Il proprietario del caffè mi ha chiamato per dirmi che aveva bisogno di me, così sono tornato ad Adana. Il giorno in cui sono ritornato la polizia è arrivata nel caffè e mi ha arrestato. Sono stato preso dalla rabbia e ho ucciso la donna. Me ne rammarico.”

Secondo quanto riferito il sospettato è apparso molto rilassato. Dopo aver fatto questa dichiarazione Fatih K. è stato arrestato e mandato in carcere.

L’incidente è uno dei molti crimini recenti nei quali i responsabili e sospettati hanno usato quello che commentatori chiamano la “carta anti-PKK o carta curda” per giustificare azioni e influenzare l’opinione pubblica a loro favore dato che il fervore nazionalista mantiene la sua presa sulla Turchia.

T24