La regione di Şehba sul percorso verso un cantone – o la popolazione curda verrà scacciata dalla Turchia?

Mentre nel frattempo i cantoni di Afrîn, Kobanê e Cizîrê si sono consolidati sempre di più come parti costitutive della Federazione Siria del Nord – Rojava, ora la regione di Şehba entra maggiormente nel focus degli scontri. La zona di Şehba rappresenta la quarta regione autonoma della Federazione Democratica Sira del Nord e al momento è lo scenario di pesantissimi scontri bellici. Il territorio, confinante a sud con Aleppo, a nord con il confine turco, a est con l’Eufrate a occidente con il catone di Afrîn, si è delineato sempre di più come regione decisiva per molti attori regionali e internazionali dopo l’invasione da parte della Turchia e dei suoi alleati e la liberazione di città come Minbic (Manbij) da parte delle Forze Siriane Democratiche (FSD).

Molte città del territorio, un tempo amministrato da Aleppo, sono diventati simboli di questa lotta, alcuni nomi importanti sono Jerablus (Jarablus), Minbic, Al-Bab, Azaz, Tişrîn, Al-Rai (Çobanbey), Til Rifat, Mare, Qebasîn, Erîma e Exterin. La regione è l’ultima rimasta attraverso la quale la Turchia può fornire sostegno logistico diretto ai suoi alleati jihadisti e nazionalisti. La zona di confine con il territorio dello Stato turco è lunga circa 90 km. Ma per poter inquadrare la discussione attuale su Şehba, è necessario dare uno sguardo alla storia.

La regione Şehba – il nome compare per la prima volta nelle fonti circa nel 400 a. E.V. – nella sua storia è stata sotto i domini più diversi, dall’insediamento neolitico agli amoriti, seleucidi, romani, Bisanzio, all’Impero Ottomano, al mandato francese fino alla Repubblica Araba di Siria. Tradizionalmente la regione rappresenta una delle rotte commerciali centrali verso il Mediterraneo e collega i centri di Aleppo, Riha (Urfa), Dîlok (Antep), Bagdad, Mûsil (Mosul) e Teheran come centro del passaggio. Ci sono giacimenti di gas naturale e terreni fertili.

Qui tradizionalmente vive una componente elevata di popolazione curda, così come turkmena, in particolare nelle zone rurali e inoltre una forte componente araba. In genere nella regione molto eterogenea sia dal punto di vista etnico che religioso, i gruppi di popolazioni convivono pacificamente.

Durante l’Impero Ottomano la struttura demografica è stata attaccata con forza per mezzo di una politica di sunnitizzazione e turchizzazione. Dopo il crollo dell’Impero Ottomano, spesso conflitti interetnici e religiosi sono stati attizzati già dalle potenze mandatarie secondo la loro strategia del »divide et impera«.1

Nella »Repubblica Araba di Siria« proclamata nel 1961, Şehba ha mantenuto il suo significato strategico. Appena arrivato al potere con metodi golpisti, il regime baathista dal 1965 nel Rojava lungo il confine turco ha messo in atto il progetto della »cintura araba« – la popolazione curda è stata cacciata da una cinta larga 10–15 km e ricollocata, e sono stati costruiti villaggi difensivi arabi. Şehba è stata la prima zona in cui simili villaggi difensivi sono stati collocati tra gli allora circa 250–300 insediamenti curdi e in parte villaggi curdi sono stati anche sottoposti ad arabizzazione forzata per isolare tra loro le comunità curde delle quali si diffidava dal punto di vista politico. Il numero di villaggi per questa ragione è salito fino a 450.2 Sono seguiti ulteriori interventi. È stato vietato di parlare curdo e praticata una politica di negazione e assimilazione nei confronti della popolazione curda.

Nonostante i tentativi di arabizzazione della regione da parte del regime arabo-siriano, in particolare a Minbic fino a molto oltre Al-Bab, si è mantenuta una maggioranza curda della popolazione. Perfino Al-Bab è per circa metà curda. La popolazione della regione di Şehba, grande circa 5 000 km², è stimata in un milione, di cui 500 000–800 000 curdi e curde – che vivono in 212 dei 4503 villaggi del territorio.4 Şehba quindi è tipica per il locale mosaico di popolazioni. Mentre il bacino di Aleppo in effetti arriva in profondità nel Kurdistan del nord/Turchia, il confine turco taglia la regione. In particolare rispetto al passato, ma anche rispetto a interessi politici ed economici, Şehba rappresenta un perno della politica neo-ottomana del regime di Erdoğan.5 Interesse economico centrale è il contrabbando di petrolio praticato su larga scala dal regime di Erdoğan tramite la ditta Powertrans attraverso Minbic e Jerablus.6 Il collegamento del genero di Erdoğan e Ministro dell’Energia – in unione personale – Berat Albayrak con la ditta Powertrans, per mezzo della quale si è svolto il commercio di petrolio tra IS e la Turchia, è stato di nuovo confermato nel dicembre 2016 da pubblicazioni di Wikileaks7. Ma anche dal punto di vista politico-militare il territorio interessa – perché chi controlla Şehba, ha grande influenza su Aleppo e Afrîn. Il controllo su Şehba e poi Aleppo, significherebbe un duro colpo per il modello di un sistema federale democratico. Anche per questa ragione Şehba al momento è al centro degli scontri.

I centri urbani di Şehba

Jerablus
Uno dei centri più importanti della regione è Jerablus, circa 125 km a nord di Aleppo e circa 40 km a ovest di Kobanê sulla riva occidentale dell’Eufrate. In un censimento del 2004 sono stati rilevati 58 000 abitanti.8 La popolazione è in maggioranza curda e araba. Nel 2011 il regime Baath è stato scacciato da Jerablus. Poi è stata occupata dalla Coalizione Nazionale (delle forze di opposizione-rivoluzionarie siriane, ETILAF), Al-Nusra e infine da Stato Islamico (all’epoca ancora ISIS). Dopo che la città di Minbic nell’estate del 2016 è stata liberata dalle mani di IS da parte delle Forze Siriane Democratiche (FSD), dopo 73 giorni di combattimenti e con grandi sacrifici, quest’ultimo si è ritirato da Jerablus e ha lasciato la città all’esercito turco e alle milizie con esso alleate. Diversi quadri di IS sono stati presi in carico direttamente dalla forza di occupazione turco-jihadista.

Minbic
Minbic si trova a circa 75 km da Aleppo. La sua popolazione si compone per il 68 % di arabi, 25 % di curdi, 5 % di turkmeni e 2 % di circassi. Minbic è stata una delle prime città che nel 2011 è insorta contro il regime Baath, ma analogamente a quanto avvenuto a Jerablus, è stata occupata prima da unità del cosiddetto Esercito Libero Siriano (ELS) e infine da IS. È diventato uno dei centri strategici di approvvigionamento decisivi di IS sulla rotta Turchia–Raqqa–Mûsil. In particolare per nuove reclute di IS fatte infiltrare dalla Turchia, Minbic rappresentava un importante centro di primo addestramento e distribuzione e quindi anche uno dei ponti importanti di IS attraverso la Turchia fino in Europa e viceversa.

Al-Bab
Al-Bab nella situazione attuale ha un ruolo strategico particolare, tanto che la traduzione di Al-Bab – »la porta« – suona quasi come un omen. È la zona attraverso la quale al momento c’è ancora un collegamento tra Kobanê e Afrîn, isolato, e anche un importante incrocio verso Aleppo che si trova a 38 km di distanza. Per questo il regime di Erdoğan e i suoi alleati cercano di occupare il più rapidamente possibile per poter ancora riuscire realizzare il loro obiettivo di isolare i cantoni, già fallito molte volte, almeno per quanto riguarda Afrîn. Al-Bab, con le sue città capoluogo ha circa 400 000 abitanti, soprattutto arabi, curdi e turkmeni. Nel 2011 il regime Baath è stato scacciato e la città inizialmente occupata dal milizie dell’ESL vicine alla Turchia, poi da IS.

Un’altra importante città di confine della regione è Azaz – anch’essa con i suoi 75 000 abitanti, è stata colpita a vicenda da IS e ESL e attualmente è minacciata da un attacco turco.

La storia recente della regione
Verso la fine del 2012 l’intera regione era sotto il controllo delle milizie ETILAF dipendenti dalla Turchia, e di gruppi jihadisti alleati. Si sono verificati scontri tra fazioni, solo a Minbic all’inizio del 2013 si trovavano oltre cento milizie, spesso concorrenti tra loro. Con il crescente conflitto tra Al-Qaeda e ISIS, quest’ultimo ha iniziato ad occupare Minbic e Al-Bab come prime città di Şehba. Al-Qaeda e Al-Nusra hanno quindi lasciato la maggior parte delle postazioni a Şehba e così ISIS ha potuto occupare anche Jerablus. Solo località come Azaz, Mare e Til Rifat (Arfet) restarono sotto il controllo di ETILAF.

Il Movimento di Liberazione Curdo e il Partito dell’Unità Democratica (PYD) nella regione avevano una grande comunità di sostenitori, come si vedeva dalle case del popolo e dall’organizzazione sociale in città come Minbic, fino ai villaggi più piccoli. Il significato strategico della regione per la Turchia si è visto anche nel 2013 con i massicci attacchi contro la popolazione curda della regione, in particolare contro tutti coloro che venivano considerati »Apocu«, quindi sostenitori dell’autonomia democratica. Qui è particolarmente amaro constatare che milizie curde di destra del partito Azadî e del »Fronte Islamico Curdo «, che combattevano nelle file del predecessore di ETILAF, dell’Alto Consiglio Militare (ACM), hanno fornito quanto meno sostegno logistico per i massacri.

Tramite gli attacchi e l’occupazione, prima da parte di ETILAF e di truppe vicine ad Al-Qaeda, e poi da parte del cosiddetto IS, si è verificato un massiccio movimento di fuga della popolazione curda dalla regione. Altri hanno iniziato ad organizzarsi in gruppi di autodifesa rivoluzionario-democratici con nomi come Jabhat al-Akrad, Jaish as-Suwar, Shams ash-Shimal e altri. Nell’ottobre del 2015 sotto le FSD si sono uniti alle Unità di Difesa del Popolo/Unità di Difesa delle Donne (YPG/YPJ) e altri gruppi e hanno preparato la liberazione della regione. Il regime dell’AKP tracciava sempre nuove linee rosse – se le FSD avessero fatto ingresso nei territori a ovest dell’Eufrate, allora avrebbe disposto l’ingresso nella regione. Quindi, detto in sintesi – cacciare IS sarebbe stato un motivo di intervento per le truppe turche. Nonostante queste minacce Tişrîn è stata liberata dalle mani di IS ed è iniziata l’offensiva su Minbic. Nel frattempo nell’agosto 2016 si è svolta un’assemblea di rappresentanti dell’intera regione di Şehba ad Afrîn e per Al-Bab, Azaz, Minbic, Jerablus e Sifîre sono stati nominati Consigli del Popolo in esilio. Inoltre ancora una volta è stata sottolineata l’unità dei diversi gruppi di popolazioni della Siria.

Dopo grandi sacrifici da parte delle FDS per la liberazione di Minbic, la Turchia è entrata con truppe proprie e del cosiddetto ELS a Şehba e ha occupato tra l’altro Jerablus. Armati jihadisti e turkmeni estremisti di destra e soldati turchi ora pattugliano insieme le strade di questa città e la loro offensiva su Al-Bab è in corso per prendere una volta per tutte il controllo su Şehba e potersi rivolgere a Kobanê e Afrîn. Il silenzio degli USA e della Russia dopo il »cambio di guardia« tra Turchia e IS a Jerablus e gli attacchi alla regione parlano da sé. Gli USA con questo molto probabilmente vogliono da un lato fare una concessione alla Turchia, finita nel fuori gioco politico, per mostrarle i vantaggi di un legame con gli USA, e dall’altro mettere in guardia le FDS e la Federazione Siria del Nord – perché finalmente si pieghino alla volontà degli USA, altrimenti ci si guarderà intorno per trovare nuovi alleati e si giocherà di nuovo la »carta turca«. Il Movimento Curdo con la sua risposta ha mostrato che avrebbe fermato la sua offensiva su Raqqa e spostato proprie forze a Şehba, se gli USA non avessero richiamato indietro la Turchia, e che sa giocare questo gioco almeno altrettanto bene.

Davanti a questo scenario ci sono state alcune tregue nella regione. Dopo Jerablus, IS all’inizio di settembre ha consegnato la città di Al-Rai alla Turchia che si vantava di aver preso a IS tutte queste città più o meno senza combattere. Rispetto alla battaglia per Minbic, IS sembra aver più consegnato che difeso le città. Di continuo emergono indizi su quadri di IS che semplicemente proseguono il proprio servizio con nuove uniformi nelle file di Ahrar Al-Sham o di altri gruppi alleati con la Turchia. Anche Patrick Cockburn in un’intervista con un miliziano di IS ha ottenuto la dichiarazione che continuano a trovarsi a Jerablus e che si sono solo aggiustati un po’ le barbe.9 Ora molto probabilmente Azaz, Til Rifat ed infine Al-Bab e Minbic dovrebbero seguire e alla fine mettere Afrîn dovrebbe essere neutralizzato. Tuttavia l’offensiva della Turchia e delle sue milizie per via della massiccia resistenza e della crescente pressione internazionale è rimasta incagliata prima di Azaz e Til Rifat, al che si è rivolta verso Al-Bab e Minbic. Mentre la Turchia vuole occupare a tutti i costi Al-Bab prima della liberazione da parte delle FSD, l’esercito turco e le milizie attaccano in particolare la popolazione civile nei villaggi davanti a Minbic. Nel frattempo in questo modo c’è stato un gran numero di civili uccisi e migliaia di profughi.

Situazione attuale a Şehba
Svariati distretti sono ancora occupati da IS, altri sono sotto il controllo dell’esercito turco, ovvero di gruppi con esso alleati. Attualmente la coalizione della Turchia è composta da diversi gruppi salafiti, ex-Al-Nusra e Al-Qaeda, gruppi turchi di estrema destra e altri. In particolare nella regione di Şehba la Turchia agisce in stretto raccordo con l’Arabia Saudita e il Qatar. Si moltiplicano i segnali che anche unità sotto il controllo dei servizi segreti turchi MIT e del Partito Democratico del Kurdistan (PDK) del Kurdistan meridionale partecipano all’operazione. I cosiddetti Rojava-Peşmerge reclutano nell’area del Consiglio Nazionale Curdo in Siria (ENKS) e hanno stretti collegamenti con i servizi segreti turchi. Allo stesso tempo i canali statali turchi trasmettono propaganda ENKS, perfino in curdo, in cui si esalta l’occupazione turca della regione e si attacca pesantemente l’autogoverno della Federazione Siria del Nord.10

Al-Bab, Til Aren, Til Hasil e Til Belat si trovano sotto occupazione da parte di IS, svariate zone lungo il confine con Kobanê sotto il controllo di gruppi organizzati sotto le FSD e del Consiglio Militare di Minbic. D’altro canto la Russia cerca con tutte le sue forze di mantenere al potere il regime Baath per rafforzare la sua influenza nel Medio Oriente e nell’area del Mediterraneo e arginare quella degli USA.

Inoltre è un obiettivo centrale della Turchia prendere il controllo sulla regione attraverso la modifica della composizione della popolazione. Mentre la Federazione Democratica Siria del Nord si spende per un’organizzazione della vita comune da parte di tutti i gruppi di popolazioni, la Turchia, come anche l’opposizione da essa dipendente, si spende per mettere queste parti della popolazione le une contro le altre. L’accordo sui profughi tra l’UE e la Turchia ha una dimensione poco discussa in Europa. La Turchia per i profughi ha fatto chiudere completamente il suo confine con la Siria, quotidianamente sentiamo di persone alle quali è stato sparato dai militari turchi. Appartenenti all’esercito turco continuano a condividere video nei social media nei quali si vantano di torture su profughi curdi.

La Turchia, invece di far entrare i profughi, li vuole trattenere nel nord della Siria e installare, ad esempio a Şehba, aggregati di campi e lasciare »villaggi abbandonati« a profughi arabi o turkmeni. Così l’esercito turco a Şehba ha scacciato gli abitanti del villaggio curdo di Hizwan e vi ha insediato cento famiglie turkmene di Mûsil. In questo modo si vogliono mettere gli uni contro gli altri gruppi di popolazioni e allo stesso far nascere una cintura turco-araba.11
Anche da sud c’è pericolo per la regione, perché il regime sta avanzando e ha annunciato che in nessun caso accetterà la Federazione Siria del Nord. Al momento le sue forze sono in vantaggio e possono difendere anche Minbic da attacchi della Turchia. Un avvicinamento della Turchia ad Assad e degli USA alla Russia è possibile – questo limiterebbe ulteriormente lo spazio di manovra nel Rojava. La solidarietà internazionale da con il progetto della Federazione Siria del Nord – Rojava sotto attacco da ogni lato è urgentemente necessaria per poter rompere l’assedio della regione.

1. cfr. McDowall, David, »A Modern History – The Kurds«, p. 468.
2. I numeri sono relativamente poco chiari – vedi sopra.
3. A seconda della fonte, le cifre si differenziano in modo significativo, così il numero di villaggi e insediamenti nella regione varia da 450 a 1000 e analogamente il numero di curde curdi tra 500.000 e 800.000.
4. http://www.diclehaber.com/news/content/view/471855?from=1510667103
5. https://anfturkce.net/kurdistan/savasin-merkezi-sehba-i
6. http://gazeteyolculuk.net/aktuel/ortadoguda-bir-petrol-kacakcisi-profili-damat-berat-ve-powertrans.html
7. https://wikileaks.org/berats-box/ (qui è possibile ricercare per parola chiave anche tra le circa 50.000 email trapelate.)
8. http://www.cbssyr.sy/new%20web%20site/General_census/census_2004/NH/TAB02-39-2004.htm
9. http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/isis-to-rebuild-in-africa-if-defeated-in-syria-and-iraq-a7234456.html
10. http://firatnews.com/kurdistan/enks-adina-konusan-mit-elemanlari
11. http://tr.hawarnews.com/turk-devletinin-turk-kemeri-siyaseti-suruyor/

di Michael Knapp, Storico, per Kurdistan Report n. 189 | gennaio/febbraio 2017