Il comune di Roma vuole chudere il centro ARARAT – Conferenza Stampa MARTEDI’ 21 Febbraio ore 12.00 Piazza del Campidoglio

Continua senza sosta l’attività di desertificazione sociale e culturale intrapresa dal Comune di Roma. Il 16 febbraio scorso è stata inviata un’intimazione a liberare gli spazi del Centro di cultura curda Ararat entro 30 giorni. L’ingiunzione di sgombero è corredata dalla richiesta di cifre esorbitanti per gli anni passati da parte dell’Amministrazione, mentre è ancora in attesa di definizione il provvedimento del TAR, per il quale l’udienza di merito è stata fissata per il 22 marzo 2017.

Il centro Ararat ha sempre pagato le quote concordate con il Comune di Roma. Si tratta quindi di una decisione unilaterale che avviene a fronte di reiterate richieste di incontri per l’individuazione di una soluzione condivisa.

Riteniamo sia particolarmente grave imporre la chiusura a un centro culturale attivo nella diffusione della cultura del popolo curdo, della sua lotta per la libertà con importanti importanti progetti di solidarietà itinere e mentre il tribunale competente non ha ancora preso una decisione
Il centro culturale Ararat ha rappresentato negli ultimi diciotto anni uno spazio aperto, punto di riferimento per la comunità curda nella diaspora, un luogo di pace e convivenza tra diverse culture. In questi anni è stato attraversato da curdi provenienti da tutte le parti del Kurdistan: Ararat ha dato loro accoglienza, integrazione e cultura.

Mentre i curdi in Siria e in Turchia resistono e difendono la loro terra, combattendo per l’umanità contro gli attacchi di Daesh e dell’esercito turco, a Roma si tenta ancora una volta di cancellare un’esperienza fra le più vive e attive della città che vede protagonisti gli esuli curdi.

Daesh nel Rojava (Siria del nord) ha distrutto in maniera mirata le associazioni culturali. Il governo di Erdogan ha chiuso centinaia di organizzazioni della società civile curda. Oggi il Comune di Roma si rende complice di questo genocidio culturale portandolo nel cuore della capitale. E come se non bastasse, la scadenza dei 30 giorni coincide proprio con la settimana in cui cadono le celebrazioni del Newroz, il capodanno curdo.

Molte altre associazioni stanno subendo gli stessi ricatti, ma Ararat resisterà, così come resiste il popolo curdo in tutta la regione del l Kurdistan.

Per queste ragioni lanciamo un appuntamento pubblico, dando appuntamento per una conferenza stampa martedì 21 febbraio ore 12.00 Piazza del Campidoglio.

DALLE MONTAGNE DEL KURDISTAN AL CUORE DI ROMA, ARARAT NON SI SGOMBERA.

LE DATE

Lo stabile viene occupato nel 1999, poco dopo il sequestro del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan anche per dare una risposta di accoglienza ai numerosi profughi curdi accampati nei giardini del Colle Oppio. Negli anni seguenti, da risposta a un’emergenza alloggiativa si trasforma in centro culturale.
15 giugno 2007: Formalizzazione della consegna dello stabile all’associazione
12 novembre 2009: Atto di concessione dello stabile
4 novembre 2014: Richiesta rinnovo contratto di affitto
27 agosto 2015: Richiesta verifica eventuale situazione debitoria e stato di avanzamento del rinnovo del contratto
9 ottobre 2015 (notifica 19 ottobre 2015): Costituzione in mora da parte del Comune (importo sovrastimato)
4 novembre 2015: Richiesta di incontro al Comune per rateizzazione debiti e inizio pagamento volontario importo maggiorato
18 marzo 2016 (notifica 22 marzo 2016): Avvio procedimento amministrativo per riacquisizione dello stabile da parte del Comune
1 aprile 2016: Ricorso al TAR del Lazio
31 gennaio 2017 (notifica 16 febbraio 2017): Ingiunzione di sgombero entro 30 giorni con richiesta di pagamento di cifre esorbitanti, mai citate nelle precedenti comunicazioni da parte del Comune
21 marzo 2017: Newroz (capodanno curdo)
22 marzo 2017: Udienza presso il TAR del Lazio