I politici curdi dichiarano per Öcalan uno sciopero della fame illimitato

Tutti gli esponenti della politica curda in Turchia si sono incontrati d Amed e hanno rilasciato una dichiarazione storica annunciando l’inizio di uno nuovo periodo con un illimitato e irreversibile sciopero della fame, che sarà lanciato da ben 50 politici il 5 Settembre.

Una dichiarazione storica di tutti gli esponenti della politica curda segna l’inizio di una nuova fase.

Questa dichiarazione storica è stata letta in una conferenza Stampa a cui hanno partecipato i co-sindaci e i co-portavoce del DTK (Democratic Society Congress), dell’ HDK (Peoples’ Democratic Congress), del KJA (Free Women’s Congress), del DBP (Democratic Regions’ Party) e dell’ HDP (Peoples’ Democratic Party) in presenza dei membri delle municipalità, dri rappresentanti delle ONG e di altri importanti esponenti politici.

La dichiarazione è è stata letta da Hatip Dicle del DTK e si è incentrata sull’isolamento nella prigione di Imrali del Leader Abdullah Ocalan , confinato nell’isola da 18 anni e di cui non si hanno notizie da 510 giorni. La dichiarazione ha annunciato uno sciopero della fame illimitato e irreversibile che sarà lanciato il 5 Settembre da 50 politici.

La dichiarazione ha sottolineato che nessuna risposta e informazione è stata ricevuta da ben 510 giorni rispetto alle condizioni di salute di Ocalan, specialmente dopo il tentato golpe del 15 Luglio, in cui i golpisti hanno confermato di essere intervenuti nell’Isola di Imrali.

La dichiarazione ha evidenziato che il più importante problema in Turchia è senza dubbio la questione curda, una delle questioni della regione causate dai “vincitori” della Prima Guerra Mondiale, che hanno diviso le terre del Medio Oriente, la Mesopotamia, l’Anatolia, il Kurdistan.

Continua la dichiarazione:
“Sciaguratamente le politiche dello Stato della Repubblica di Turchia sono state massacranti e sanguinose, piuttosto che portare ad una risoluzione hanno comportato la perdita di innumerevoli vite e hanno invaso con questo proposito e con questa violenza il XXI secolo. Nell’ultimo secolo il popolo curdo è stato lasciato senza alcuna scelta, se non quella della ribellione per ottenere i propri diritti, e lo stato ha optato per politiche genocide nel reprimere queste ribellioni. Non c’è niente che lasci questo processo, se non massacri e morti tra la popolazione curda e turca. E siccome stiamo duramente sopravvivendo e lottando in questo mare di sangue, quei poteri in cerca di interessi nazionali, regionali e globali hanno tratto vantaggio da questo conflitto guadagnando più potere per loro stessi”.

Per chiudere questo circolo vizioso e di sangue, per raggiungere una Pace digntiosa e cambiare il destino di conflitto di queste terre, il coraggioso politico e leader del popolo curdo Abdullah Ocalan ha realizzato un’iniziativa potente nel 2013 durante i festeggiamenti del Newroz. Ha chiamato al ‘cessate il fuoco’ e ha richiamato all’inizio di politiche che fermassero il corso degli eventi, pronunciandosi sull’emergenza con una grande speranza nel momento in cui il governo statale tendeva verso la direzione di un cambiamento in termini di pace. I massacri e le morti, allora, hanno avuto tregua e una gioia e felicità piena era emersa nell’intera società per la fine di una guerra lunga un secolo di morte. Ma purtroppo la speranza di pace è iniziata a scemare alla fine del 2014, e si è trasformata in una guerra distruttiva e spietata come quella dell’estate del 2015.

Ad ogni modo, da allora, da 510 giorni non abbiamo più notizie di Abdullah Ocalan, il leader che ha trasformato questa possibilità di pace in un potente processo di dialogo. La guerra e il conflitto senza dubbio non sono la scelta che noi preferiamo. E tuttavia ci devono essere leggi e morale anche in tempi di guerra e di conflitti.

Ma non c’è morale o parvenza di legalità in questo approccio verso il leader di un popolo che ha reso possibile tre anni di pace nella società turca, otto volte è stato dichiarato il cessate il fuoco nei tempi recenti, e questo ha segnato le politiche del Medio Oriente, e il popolo curdo e i loro sostenitori in tutto il mondo hanno dichiarato la loro volontà politica per questo passo con 10.382.632 firme. I diritti del presidente Ocalan sono stati palesemente ignorati nel momento in cui nessuna legge e nessun regola di giustizia legale sono riconosciute nell’Isola di Imrali. A Ocalan è stato negato l’incontro con i suoi avvocati, viene trattato come un recluso e sottoposto a multiple punizioni e all’isolamento.

È senza dubbio che la nostra società- composta da curdi, turchi e da tutte le identità e confessioni, merita una convivenza pacifica. E il maggior obbligo morale per i politici è che realizzino questa aspettativa. Noi senza sosta stiamo compiendo questo dovere con coscienza e responsabilità. Da un lato proviamo a rimanere in piedi resistendo alle pressioni e agli attacchi, dall’altro continuiamo alla ricerca di una risoluzione data dalla sola speranza della pace. Esperienze passate hanno dimostrato già la futilità degli sforzi, come nel caso dell’esclusione di Ocalan dalla trattative. Noi ora stiamo affrontando un problema più critico che sottosta nell’esclusione politica di Ocalan. Non ci si può aspettare che noi permettiamo questa pratica illegale e immorale nei confronti di Ocalan. Nessuno può aspettarsi che noi mostriamo acquiescenza per la proibizione di comunicare con un leader politico su cui affluisce la speranza di milioni di persone.

Tutti gli sforzi umani, politici, legali diplomatici, che sono stati compiuti nei passati 510 giorni sono stati vanificati dal governo. Per questa ragione, abbiamo deciso di iniziare un nuovo processo fino a che per Ocalan non sia possibile incontrare i suoi avvocati, i suoi famigliari o una nostra delegazione politica e sino a che da lui non ci arrivino notizie esaustive. All’interno di questa situazione, 50 persone volontarie tra noi inizieranno uno sciopero della fame senza fine e irreversibile dal 5 Settembre. Lo sciopero della fame ha una sola richiesta e un solo proposito: che sia possibile incontrare Ocalan, secondo il contesto giuridico delle leggi.

A tal riguardo, la nostra prima chiamata è rivolta ai governi, domandiamo e ci aspettiamo che questa richiesta sia presa immediatamente in considerazione nella sua legittimità politica, legale, morale e umana.

Ma lanciamo anche un appello al nostro popolo e alle forze democratiche perché realizzino una preparazione e i programmi necessari per abbracciare la resistenza accanto a coloro che inizieranno uno sciopero della fame illimitato e irreversibile. Questo è il momento di agire.

Durante questi giorni, laddove il sentire la voce del presidente Ocalan può creare nuove speranze e aprire nuove porte, vorremo sottolineare che chiunque creda nella pace e nelle risoluzioni civili secondo il diritto e le leggi, dovrebbe primariamente opporsi al suo isolamento.

Infine vorremo affermare che nessuno popolo che fallisce nel supportare il suo leader può essere capace di proteggere il suo onore e la sua libertà. Nessun popolo che non accompagni la lotta di libertà del popolo curdo può parlare della propria libertà. Questo è per noi prima di tutto, un punto d’onore e di dignità.

Richiamiamo tutto il nostro popolo a supportare la propria dignità e il proprio diritto alla libertà nella maniera più potente, per dichiarare al mondo intero che non accetteremo il disonore a noi imposto.