‘E’ il momento di sviluppare la solidarietà internazionale delle donne per la libertà di stampa!’

Pubblichiamo la lettera di ‘Ekmek ve Gül’:

Care sorelle, come sapete, lo scorso 15 luglio 2016 c’è stato un colpo di stato fallito in Turchia. Subito dopo il tentativo di golpe, il presidente Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi.

Lo stato di emergenza dà al governo il potere di emanare decreti con forza di legge. Il Primo Ministro, Binali Yldirim ha affermato che questi decreti emergenziali avrebbero avuto come obiettivo solamente i cospiratori e che nessuna altra realtà sarebbe stata colpita in modo anti-democratico.

Invece, negli ultimi due mesi decine di migliaia di lavoratori pubblici sono stati licenziati dal loro lavoro, compresi professori universitari che avevano firmato una dichiarazione per la pace. Personalità che sostengono la pace e la democrazia sono state arrestate e detenute. Nei municipi sono stati nominati dei commissari, specialmente nella regione curda, dove centinaia di donne e bambini sono stati bruciati nelle cantine delle loro case dalle forze di sicurezza statali negli ultimi mesi. Inoltre, abusando il potere dei decreti emergenziali, il governo ha emanato regolamenti che minano il sistema di sicurezza di sicurezza sociale, prendendo a bersagli il diritto dei lavoratori alla pensione e alla retribuzione.

Merita una particolare attenzione la repressione della stampa e dei media. Sono stati chiusi decine di canali TV, giornali, radio, agenzie di stampa e case editrici. Quasi 200 giornalisti sono minacciati di detenzione, mentre 107 sono stati già arrestati. 2.308 giornalisti sono ora senza lavoro a causa della chiusura dei media in cui operavano. 660 “schede gialle” sono state obliterate dal 15 luglio. I giornalisti devono avere il permesso del Consiglio d’amministrazione generale della Stampa e delle Informazioni se vogliono recarsi all’estero. Nei locali dei media pro-curdi sono state compiute irruzioni da parte delle forze di polizia e gli impiegati sono stati brutalmente detenuti. Le sorelle reporter del giornale Evrensel sono state fermate, è stato loro negato di incontrare gli avvocati e sono state torturate durante la detenzione.
Tutto ciò è accaduto senza processi legali e trasparenti, senza mostrare alcuna prova, ma solamente tramite pretestuose accuse di “avere relazioni con i cospiratori e con organizzazioni terroriste.”

Anche il nostro canale TV Hayatin Sesi TV è stato soggetto a tale repressione. Abbiamo già reso noto che il governo stava mettendo sotto pressione il nostro canale attraverso multe e avvertimenti inferti dal Consiglio Supremo della Radio e Televisione (RTUK).

Le quattro multe e i quattro avvertimenti che abbiamo ricevuto negli ultimi tre mesi prefiguravano il blackout totale. Il 28 settembre il nostro canale è stato infatti oscurato, senza alcun avviso, senza alcun informazione scritta o verbale, assieme ad altri undici canali TV e radio. Siamo stati informati soltanto dopo, verbalmente e ufficiosamente, dalla società che gestisce il satellite, la quale ha detto che hanno bloccato le nostre trasmissioni in linea con le istruzioni fornite da una delibera emergenziale governativa.

Senza esitazioni, abbiamo continuato la nostra radiodiffusione on-line, dicendo “Noi non obbediremo a una sola voce!” Il 30 luglio 2016, l’Autorità delle Informazioni e della Tecnologie della Comunicazione ha bloccato il nostro accesso on-line, di nuovo senza alcun preavviso. Semplicemente hanno bloccato e basta! Anche questo dimostra l’arbitrarietà degli atti statali.

Hayatin Sesi TV (La Voce della Vita) è stata fondata 10 anni fa per alzare la voce degli operai e degli oppressi, con piccoli contributi finanziari di centinaio di migliaia di lavoratori. Il suo motto era, ed ancora è, “Un Canale per milioni, non per milionari!” Il nostro programma delle donne, Ekmek Gül (Pane e Rose) è la voce delle donne dal 2008. Lo abbiamo chiamato come lo slogan principale della lotta delle donne del febbraio 1908 a New York per il suffragio, assieme alla lotta per i diritti politici ed economici.

Non ci siamo limitate alle rivendicazioni e abbiamo lottato come donne contro lo sfruttamento e oppressione in Turchia, facendo del nostro meglio per costruire la solidarietà internazionale delle donne. A tale riguardo, Ekmek Gül è stata anche la voce delle contadine messicane, così come della rete di solidarietà sotterranea delle donne afgane sotto la dittatura dei Taliban.

È attraverso le nostre trasmissioni che donne di Turchia hanno appreso durante il 2011 dalle esperienze delle sollevazioni in Tunisia e dalle donne egiziane. Nessuno altre canale ha dato il microfono alle donne colombiane in lotta per la pace dopo un mezzo secolo guerra civile. Con Ekmek Gül, le lavoratrici tessili dell’India hanno condiviso le loro esperienze di organizzazione con le loro sorelle di Turchia, mentre le lavoratrici di Germania hanno raccontato gli effetti della recente espansione del lavoro flessibile, del part time e dei mini-jobs. Il modo in cui il movimento delle donne in Francia ha risposto all’emendamento nella legge sulla violenza contro le donne è stato visibile e udibile in Turchia solo attraverso il nostro programma.

Noi non abbiamo mai avuto grandi conti in banca o mega tecnologie. Non abbiamo mai ottenuto un centesimo dai “leader globali”. Non abbiamo “persone influenti” nelle lobby al potere. Tutti quello che avevamo, ed abbiamo, è la solidarietà delle donne, è la forza che traiamo dalla storia della lotta delle donne per l’uguaglianza e l’emancipazione. Questo è tutto quello che noi avevamo, ed è sempre stato sufficiente!
Ora l’oscurità incombe su noi. Il governo sta tentando di far tacere per sempre “La Voce della Vita.” È anche la voce delle donne quella che vogliono far tacere. Chiamiamo le nostre sorelle in tutto il mondo a solidarizzare con Ekmek Gül. È ora di dimostrare la forza della solidarietà delle donne!

La voce della vita non può essere fatta tacere!
La voce delle donne non può essere fatta tacere!
Viva la solidarietà internazionale delle donne!

Ekmek & GUl