Lotta contro gli invasori
La Turchia vuole incorporare le zone occupate in Siria del nord nella sua sfera di potere. Milizie locali indeboliscono Ankara attraverso la strategia delle punture d’ago- Da metà marzo il cantone di Afrin nel nordovest della Siria, abitato in prevalenza da curdi, è sotto occupazione turca. Insieme a gruppi terroristici islamisti le forze arme di Ankara controllano il territorio, violazioni dei diritti umani e crimini di guerra sono all’ordine del giorno. La Turchia non sembra intenzionata a ritirarsi da Afrin: piazze vengono intitolate all’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan, la locale amministrazione autonoma sostituita da un governo nelle grazie di Ankara.
La guerra che milizie curde e arabe hanno condotto contro l’attacco della Turchia, dopo il caso della capitale cantonale di Afrin, è in larga misura sparito dalle cronache mediatiche – eppure continua in forma modificata. Diversi gruppi compiono attentati contro comandanti di milizie jihadiste e attacchi contro presidi dell’esercito turco e dei suoi alleati. »La strategia delle punture d’ago che le nostre forze di YPG e YPJ seguono non solo a Afrin ma anche in altre zone occupate dalla Turchia come Idlib, Jarabulus e Al-Bab, è estremamente efficace«, dichiara Rustem Serwan della Comune Internazionalista del Rojava venerdì a junge Welt. »Attraverso la stampa si capisce al massimo una piccola parte di quello che sta succedendo davvero«, così l’ex combattente delle YPG.
Solo nella prima settimana di agosto secondo il bilancio di venerdì della stampa militare delle Unità di Difesa del Popolo curde, un miliziano del gruppo islamista Failak Al-Sham, due soldati turchi e altri tre mercenari sono rimasti uccisi in un’esplosione. Complessivamente da marzo il numero delle forze di occupazione uccise è di diverse centinaia. Oltre a YPG e YPJ a Afrin contro l’occupazione evidentemente operano anche gruppi indipendenti.
L’attuale conduzione della guerriglia sarebbe solamente »il warm-up« per la liberazione della Siria del nord dall’occupazione turca, così Serwan. La situazione strategica attualmente si starebbe evolvendo a sfavore di Ankara. »Il regime siriano procede in modo molto efficace contro le milizie islamiste alleate della Turchia nel sud della Siria. Questo a breve dovrebbe concludersi«, ritiene Rustem Serwan. Dopodiché su suolo siriano resterebbero tre forze rilevanti: Damasco, le »Forze Democratiche della Siria del Nord« che riuniscono forze curde, arabe e altre, nonché l’esercito turco e i suoi alleati islamisti. Serwan parte dall’idea che l’esercito siriano dopo la fine dell’offensiva a sud avanzerà verso Idlib. »Non ai massimi livelli, ma ci sono già state comunicazioni dal regime siriano di lavorare insieme a noi in questa operazione. Noi abbiamo anche già detto: ovunque ci siano terroristi, siamo pronti a combattere.« Tuttavia non andrebbero »sopravvalutati gli attuali negoziati con il regime. Damasco al momento non è pronta a fare vere concessioni politiche.« Questo tuttavia potrebbe cambiare nel corso dei prossimi scontri, perché almeno contro la Turchia sussisterebbe un interesse comune. »Nessuno in Siria ha dimenticato che Erdogan per sette anni ha fatto tutto il possibile per distruggere questo Paese.«