Strage ad Amed (Diyarbakir): 4 morti e oltre 400 feriti al comizio HDP

Oggi era il giorno del grande comizio dell’HDP nella città castello dei Curdi.

Amed (Diyarakir) dalle prime ore del mattino si è svegliata con le strade invase da caroselli festanti e le attese non sono state tradite con centinaia di migliaia di persone che hanno raggiunto da diverse parti della città la Piazza della stazione che si è andata riempiendo in un clima di festa. Una piazza bella, allegra e colorata, con tantissimi bambini e persone di ogni età, di quelle che difficilmente abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi e che ci ha ricordato da vicino il clima che abbiamo respirato poco più di due mesi fa durante i festeggiamenti per il Newroz. Balli e danze tipiche, canti e cori si sono susseguiti per tutto il pomeriggio in attesa degli interventi dei parlamentari e dei candidati HDP.

Durante uno degli ultimi interventi, quello di Idriss Baluken, poco prima del comizio finale di Selahttin Demirtas (co-presidente HDP) è avvenuta una prima esplosione, simile a quella di una bomba carta, in un cestino per l’immondizia. A pochissimi minuti di distanza una seconda, e ben più potente esplosione, è avvenuta nei locali di una cabina elettrica proprio di fronte al palco dove erano ammassate migliaia di persone. Scriviamo questo report con ancora nelle orecchie l’enorme boato che ci ha investito e con negli occhi le terribile scene di devastazione e morte; i feriti trasportati a braccia, il suono delle ambulanze ed il pianto terrorizzato dei tanti bimbi con fiumi di sangue e brandelli di carne, mani, braccia e gambe ovunque. A solo pochi minuti di distanza dalle esplosioni la piazza è stata rapidamente raggiunta dall’ odore acre e soffocante dei gas lacrimogeni sparati dalla polizia Turca che ha ben pensato di “liberare” così una piazza dove era appena avvenuto un attentato, con ancora i feriti a terra e le ambulanze che a stento riuscivano a farsi largo tra la folla.

Da subito sono iniziati i primi scontri; in ogni via ed in ogni quartiere della città la gente si è riversata in massa per strada subendo gli attacchi della polizia con uso copioso di lacrimogeni, blindati ed idranti. Abbiamo visto questa gente, i nostri fratelli e le nostre sorelle, reagire ad un atto di terrore vero e proprio rimanendo in piazza, a testa alta e senza paura, intonare cori di lotta ed urlare a osquarciagola “Erdogan Assassino!”. Si, proprio lui. Perché i mandanti politici, così come gli esecutori materiale di questa strage sono chiari e sono da ricercare nell’AKP, in Erdogan e nel suo primo ministro. Quello di oggi è solo l’ultimo episodio di una serie di attacchi, intimidazioni e pestaggi che a centinaia si sono contati in questi ultimi mesi di campagna elettorale. Una escalation di violenza iniziata due giorni fa con l’omicidio di Hamdullah Oge, militante freddato con un colpo di pistola alla testa mentre era alla guida del furgone elettorale HDP, continuata ieri ad Erzurum con l’attacco di gruppi fascisti che hanno incendiato un altro furgone provocando 18 feriti di cui uno con ustioni gravi e che oggi ad Amed ha raggiunto il suo livello più alto. Proprio in questi minuti si rincorrano le dichiarazioni degli esponenti politici AKP che dapprima hanno imputato l’esplosione ad “un cortocircuito delle cabina elettrica”, per poi passare alla versione secondo cui sarebbe stato lo stesso HDP a mettere le bombe, e con Erdogan che ha infine imputato l’accaduto ai suoi amici dell’ISIS.

Dalle ultime notizie che riceviamo dagli stessi compagni, le esplosioni (una bomba tra le altre cose era imbottita di biglie di ferro) hanno provocato 4 morti (di cui due di 16 e 17 anni) ed oltre 400 feriti otra cui tantissimi bambini, ragazzi e donne. La città ribolle di rabbia ed orgoglio con i clacson delle macchine che continuano a riempire le strade insieme a cortei spontanei, alle battiture ed alle migliaia di persone fuori dagli ospedali che donano sangue per i feriti. Le colombe bianche, simbolo di pace e fratellanza, lanciate oggi dal palco di Amed poco prima delle esplosioni, si sono macchiate di sangue. Quanti morti ancora, e sangue, lacrime e dolore? Prendiamo esempio dalla dignità e dalla forza di chi alle stragi e al terrore risponde intensificando la lotta, non mostrando paura e prendendosi le strade. Prendiamo esempio dall’uomo che con le gambe maciullate dall’esplosione (per la cronaca gli sono state amputate entrambe) alza la mano in segno di vittoria. Vorremo concludere questo report con le parole di Selahttin Demirtas e che sono le stesse che abbiamo sentito ripeterci dalla gente di Amed : “ Le elezioni si terranno comunque qualsiasi cosa accada. Non ci faremo spaventare. Avremo la meglio. Vinceremo. La pace vincerà”

BIJI HDP! BIKI KURDISTAN! ERDOGAN KATIL!

Carovana per il Rojava – Amed (5 Giugno 2015)