Votazioni in tempo di guerra

Nella zona di autogoverno nel nord della Siria si eleggono i consigli cantonali. Intanto la Turchia prepara l’ingresso ad Afrin. Venerdì nelle tre regioni autogovernate della Federazione Democratica Sira del Nord, non riconosciuta a livello internazionale, si sono svolte le elezioni per i consigli cittadini, cantonali e regionali. Il 60 percento dei componenti dei consigli dei tre cantoni del Rojava, Cizîr, Eufrate e Afrin, vengono eletti in modo diretto. Il restante 40 percento dei seggi sono riservati a rappresentanti dei movimenti sociali, alle minoranze etniche e religiose, agli ordini professionali e altre associazioni del genere, per garantire a tutti i gruppi di popolazione un’adeguata rappresentanza. Circa 800.000 elettori si sono registrati per la seconda tornata delle tre fasi elettorali complessive. Il 22 settembre erano già state elette le presidenze delle comuni, quindi dei consigli di strada, di villaggio e degli insediamenti abitati.

Alle elezioni si sono presentati complessivamente 5.600 candidati. Viene considerata favorita l’alleanza elettorale formata da organizzazioni curde, arabe e assire, tra cui l’influente e socialista Partito dell’Unione Democratica (PYD), Solidarietà della Nazione Democratica. Della lista concorrente della Coalizione Nazionale Curda per la Siria fanno parte cinque partiti. Oltre alle due coalizioni si sono presentati anche candidati indipendenti. I seguaci del clan Barzani, organizzati nel Congresso Nazionale Curdo per la Siria (KNKS) boicottano le votazioni. I nazionalisti conservatori che hanno molta influenza nella Regione Autonoma del Kurdistan (Iraq), rifiutano la Federazione della Siria del Nord perché non è un progetto separatista curdo, ma punta alla parità di diritti per tutti i gruppi di popolazione in una Siria federale. Da parte del governo siriano le elezioni nel territorio controllato dalle Forze Democratiche Siriane (FSD) e dalle Unità di Difesa del Popolo (YPG) curde non vengono riconosciute. Temono una scissione territoriale.

La Turchia intanto prepara l’ingresso nel cantone di Afrin situato a nord di Aleppo. Il Consiglio Nazionale di Sicurezza della Turchia martedì ha sostenuto che »l’organizzazione terroristica PKK-PYD-YPG modifica la struttura demografica della Siria tramite pulizie etniche«. Questa accusa sollevata da Ankara con frequenza regolare, è stata respinta in modo esplicito in un rapporto del Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani del marzo 2017. Ciononostante il Consiglio Nazionale di Sicurezza ha annunciato un allargamento della missione a Idlib verso Afrin. La provincia siriana di Idlib nell’accordo di Astana tra Russia, Iran e Turchia, era stata dichiarata zona di de-escalation. Truppe turche sono entrate in quel territorio, ufficialmente con compiti di osservazione di una tregua e ora controllano la provincia insieme a Haia Tahrir Al-Sham, alla cui guida si trova la propaggine di Al-Qaeda, il Fronte Fatah Al-Sham. Afrin, che si trova al confine con la Turchia, quindi è circondata da truppe turche e dai loro mercenari jihadisti. Solo le vie di collegamento in direzione di Aleppo si trovano sotto il controllo delle forze governative.

Giovedì il Ministro degli Esteri turco, Mevlüt Cavusoglu, ha annunciato che nel caso di una minaccia da parte di Afrin nei confronti della Turchia, quest’ultima sarebbe »entrata senza esitare« e che avrebbe »ripulito dai terroristi« la regione. Negli ultimi giorni villaggi ad Afrin sono stati più volte presi di mira dal fuoco dell’esercito turco, le YPG hanno risposto al fuoco. Media turchi vicini al governo hanno quindi riferito che le YPG avrebbero attaccato postazioni di confine turche. »Con queste affermazioni puntano a legittimare i loro attacchi contro Afrin e la Siria del nord«, ha ammonito giovedì il comando supremo delle YPG. »La Turchia non vuole che la guerra in Siria venga conclusa. Si impegna con tutto il suo potere per una prosecuzione della crisi«, ha dichiarato la co-Presidente del Consiglio Esecutivo della Federazione Siria del Nord, Foza Yusif. »La guerra contro Afrin è una guerra contro tutta la Siria, così come è stato sbaragliato ›Stato Islamico‹, così sarà anche per la Turchia«, ha detto la politica. Se effettivamente si arriverà a un ingresso turco ad Afrin dipende anche dall’atteggiamento della Russia che mantiene postazioni di osservazione all’interno del cantone.

di Nick Brauns,Junge Welt