Verso le Elezioni Comunali in Turchia

Nonostante affermazioni contrarie da parte del governo dell’AKP, il “processo di pace” dall’estate si trova in una fase di stallo. Stanno comunque tutt’ora continuando i colloqui tra la delegazione dello stato turco ed il rappresentante del popolo curdo Abdullah Öcalan sull’isola-carcere di Imrali e dall’inizio di gennaio 2013 anche la delegazione del BDP a distanza di determinati periodi di tempo può visitare sia Öcalan che la leadership del movimento di liberazione curdo a Qandil. La tregua di fatto sta continuando da entrambe le parti.

Dopo che due mesi fa da parte del governo è stato annunciato il ‘pacchetto democratizzazione’ e si è manifestata la delusione per la mancanza di contenuti, è tornato il disincanto. Il governo dell‘AKP non è disposto a portare avanti processo di pace come concordato, anche se consulenti governativi e persone specificamente incaricate di questo tramite la stampa stanno tentando di mantenere ottimismo e aspettative nella società. Rispetto al processo di Oslo, i colloqui ripresi alla fine del 2012 non sono stati celati all’opinione pubblica. Anche se Erdogan in persona in occasione di un’apparizione televisiva ha reso noto che una delegazione sta di nuovo conducendo colloqui con Abdullah Öcalan, fino ad ora questi colloqui non sono stati legalizzati attraverso regolamentazioni giuridiche. Nel contesto dell’attuale quadro legislativo in Turchia tutti coloro che prendono parte a questo processo si rendono colpevoli. La richiesta della parte curda, secondo informazioni dell’ANF, sono state nuovamente formulate da parte di Abdullah Öcalan in occasione di un incontro con la delegazione del BDP svoltasi il 7 dicembre scorso con le seguenti parole: ‘In primo luogo è necessario creare una formula giuridica o una base giuridica. L’incontro che stiamo qui ora tenendo è un atto di pirateria, perché non ha né appositi quadri né un corrispondente documento. Nella situazione attuale, noi, voi e la delegazione stiamo commettendo un reato. Per questo va creata una base che abbia validità giuridica.’

L’accordo tra la delegazione e Öcalan consisteva nel fatto di portare a termine la seconda fase entro la fine del 2013, ovvero prima dell’avvio del periodo per le elezioni comunali nel marzo 2014. La seconda fase comprende riforme legislative, abrogazione di leggi e regolamenti antidemocratici, elaborazione di una nuova Costituzione democratica. Il pericolo che le elezioni possano avere ripercussioni negative sul processo di pace è noto. Il fatto che l’AKP dopo la prima fase sta bloccando il processo di pace non intraprendendo i passi concordati ed attesi, ha come conseguenza un’immensa perdita di tempo. Il paese ora si trova nel bel mezzo di una campagna elettorale, il che significa che fino al 30 marzo 2014 in questo ‘processo di pace’ non può succedere alcunché o solo poco.

Il governo dell’AKP ha iniziato la sua campagna elettorale in Kurdistan con la sua ‘storica’ apparizione con Mesut Barsani a metà novembre ad Amed (Diyarbakir). Questa visita doveva ancora una volta essere utilizzata per ingannare la popolazione e creare aspettative. Secondo le dichiarazioni ufficiali, Erdogan con questo viaggio avrebbe inteso dare un nuovo impulso al processo di pace giunto in una fase di stallo. Come sempre sono state pronunciate frasi, che se non si conoscesse Erdogan, potrebbero essere interpretata come professioni di volontà. Così ha detto ‘Costruiamo una nuova Turchia’, ‘La regione sta vivendo una nuova epoca, un nuovo clima, una nuova atmosfera primaverile’, ‘Vedremo di far tornare quelli che sono in montagna e di svuotare le prigioni’. (Alcuni giorni dopo ha risposto alla domanda di una giornalista che chiedeva se con questo alludeva ad un’amnistia generale ‘Ho solo parlato dei miei sogni’). I discorsi a Diyarbakir sono stati tenuti sia in turco che in curdo. Per la prima volta Erdogan ha usato la parola ‘Kurdistan’. Sivan Perwer, che per via delle sue canzoni vive in esilio dal 1976, si è esibito insieme ad Ibrahim Tatlises in un matrimonio collettivo di 300 coppie. È stato un vero e proprio show o meglio un circo.

Come già detto, l‘AKP ha dovuto incassare pesanti critiche a causa del suo ‘pacchetto democratizzazione’ privo di contenuti. Continua a perdere credibilità. Con questo show voleva di nuovo far germogliare speranze vane e anestetizzare e ingannare la gente almeno fino alle elezioni comunali. Ma le persone sono molto politicizzate e conoscono fin troppo bene il governo dell’AKP e così non è stato possibile nascondere le vere intenzioni che stavano dietro a questo viaggio.

Ma questo viaggio contiene anche altri messaggi simbolici. Mentre l’AKP non è ancora capace di accettare i rappresentanti politici del popolo curdo nel Kurdistan settentrionale (parte turca del Kurdistan), che si tratti del BDP o della KCK o di Öcalan, fa la corte a Mesut Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan, come partner ‘alla pari’ a Diyarbakir e mostra a tutto il mondo quali curdi è pronto ad ‘accettare’. Il matrimonio collettivo è simbolico per il matrimonio politico tra KDP e AKP. Barzani fa pubblicità per l‘AKP, l‘AKP corteggia Barzani come il leader curdo. Alcuni anni fa era Kemal Burkay, oggi è Sivan Perwer, domani un altro. Tutte queste cose dovrebbero dare ad Erdogan una nuova vita, aiutarlo a rimanere al potere. Abbiamo già visto questo film perché conosciamo la mentalità che c’è dietro. Non è solo un matrimonio riferito alla Turchia, ma soprattutto al Rojava. Le politiche di AKP e KDP vanno mano nella mano, sono fatti l’uno per l’altro come ciambelle di salvataggio. Immediatamente dopo lo show a Diyarbakir, Necirwan Barzani è venuto ad Ankara per stipulare un accordo sul commercio di petrolio e di gas – nonostante la grande resistenza del governo centrale in Iraq e la disapprovazione degli USA. Il KDP non appoggia l‘AKP solo politicamente e dal punto di vista diplomatico, ma anche economicamente. Barzani deve sapere che grandi amicizie con Erdogan finiscono male, a questo proposito si pensi Basar Esad. A spese degli altri non si possono ottenere né amicizia, né pace, né stabilità.

Dato che il processo di pace Turchia/Kurdistan non è ancora arrivato ad un punto in cui ritornare indietro per le parti sarebbe un danno maggiore dell’andare avanti, i prossimi mesi comprendono ancora un grosso potenziale di rischio.

Tra le altre cose, saranno le prossime elezioni comunali a determinare lo svolgimento di questa fase. Il governo dell’AKP deciderà la sua strada in base all’esito elettorale. Non va dimenticato che anche il 2015 è un anno elettorale e in particolare per le elezioni del parlamento e del Presidente della Repubblica in Turchia. Le elezioni comunali del 2009 e quelle del parlamento del 2011 forniscono ampi indizi su come le elezioni possono ripercuotersi sul processo. È noto che la fase precedente di colloqui, nota anche come colloqui di Oslo, dopo le elezioni comunali del 29 marzo 2009 ha assunto un andamento negativo ed alla fine è fallita nel luglio 2011. Dopo che il governo dell’AKP si è sentito confermato dalle elezioni comunali, nel periodo immediatamente successivo alle elezioni sono iniziate operazioni di genocidio politico, note come operazioni KCK, a seguito delle quali oltre 10.000 curde e curdi sono stati arrestati. Un mese dopo l’elezione del parlamento il 12 giugno 2011, alle fine il 27 luglio 2011 è fallito il processo di pace noto anche come processo di Oslo ed è iniziata una fase di operazioni militari.

Più a lungo dura un „processo di pace“ senza essere collocato in una cornice precisa, più è grande il pericolo di provocazioni. L’inizio del nuovo processo di pace è stato accompagnato da una grande provocazione. L’assassinio delle tre rivoluzionarie curde il 9 gennaio 2013 ha mostrato quando sia grande il pericolo di provocazioni. Due giorni prima della redazione di questo articolo, ad Hakkari due manifestanti curdi che protestavano contro il deliberato danneggiamento del cimitero di guerriglieri da parte di polizia e militari, sono stati uccisi da colpi sparati dalla polizia. Nelle manifestazioni di massa in diverse città curde contro l’assassinio, la polizia ha di nuovo usato violenza nei confronti delle persone.

Il perdurare dell’incertezza rispetto al processo di pace, con provocazioni come quella di Hakkari può rapidamente trasformarsi in una polveriera. Anche Öcalan nel sopraccitato colloquio con il BDP rispetto agli avvenimenti di Hakkari ha fatto la seguente dichiarazione: ‘Questo massacro sa di una provocazione, c’è lo zampino dello stato parallelo. In simili fasi possono verificarsi avvenimenti del genere, massacri. In tutti i processi di pace si vivono eventi simili, è necessario stare all’erta e in guardia a questo proposito. Nel processo di pace è necessario un cambio di mentalità per tutti i partecipanti. Nelle zone rurali i solidati e la guerriglia hanno deposto le armi, ma nelle città i poliziotti usano armi contro la popolazione, questo non deve succedere. Lo stato parallelo è in scena, prova a sabotare questa fase.“

La risposta alla domanda su cosa sia lo stato parallelo, è anch’essa deducibile dai recenti sviluppi politici. In questo contesto va fatto riferimento allo scontro di potere che è riesploso tra Erdogan e il movimento Gülen. Non è un segreto che da quando ha preso il potere, l’AKP ha fatto un patto con il movimento Gülen. Il movimento Gülen in questi 11 anni di governo dell‘AKP ha quasi partecipato al potere. In questo periodo si è infiltrato in determinati apparati dello stato, come quello della sicurezza e quello della giustizia, con deputati, ministri, burocrati e potere economico e di fatto si è sviluppato in uno stato parallelo. Il movimento Gülen ha suoi uomini in molti apparati di potere e segue la linea di infiltrarsi per guidare il potere in direzione del proprio vantaggio e della propria linea. Dopo che l’AKP insieme al movimento Gülen hanno neutralizzato i loro oppositori „laici“ kemalisti con l’arresto di importanti generali, burocrati di stato e giornalisti nel cosiddetto procedimento Ergenekon, Balyoz e Oda e dopo aver intrapreso mosse comuni di annientamento anche contro i curdi (si ricordino le operazioni KCK), ora cresce sempre di più anche lo scontro di potere tra di loro. La discussione attuale sulla chiusura, ovvero la privatizzazione delle Dershanes (scuole preparatorie e di sostegno) da parte del governo dell’AKP, ha riattivato la lotta che sottotraccia dura da tempo. L’intenzione del Primo Ministro Erdogan di abolire le Dershanes è un attacco diretto al movimento Gülen, che non solo in Turchia, ma in tutto il mondo si sostiene con la formazione e alle scuole.

A tutti è chiaro che l’offensiva contro le Deshanes non è motivata dal fatto che andrebbero solo a favore dei ricchi come afferma Erdogan. In realtà si tratta di ricacciare indietro l’influenza del movimento Gülen nello stato e sul potere. Il movimento Gülen, che ha personale anche nel servizio segreto MIT, nel febbraio 2012 ha tentato di attaccare giuridicamente il capo die servizi segreti di Erdogan, Hakan Fidan, che aveva agito come incaricato di Erdogan nei colloqui di Oslo. Già allora questo attacco di Gülen è stato valutato come un attacco contro Erdogan. A questo attacco, Erdogan ha risposto una legge varata frettolosamente che protegge i servizi segreti. In seguito, importanti quadri di Gülen hanno perso posto in diverse posizioni dell’apparato dello stato. Non può più essere nascosto che Fethullah Gülen ha dichiarato non l’AKP, ma il Primo Ministro Erdogan persona non grata. Anche Erdogan sembra non voler più condividere il suo potere e fare concessioni. Erdogan vuole decidere in suo favore e senza concorrenza le elezioni presidenziali del 2015, per questo– nonostante il rischio – non vuole fare concessioni a Gülen poco prima delle elezioni comunali del 2014. Che questa lotta di potere avrà ripercussioni negative per Erdogan nella campagna elettorale per le elezioni comunali è evidente. Per ora il ricatto avviene ancora a livello verbale con documenti segreti e „foto sessuali“, bisognerà aspettare per capire chi ha il coltello dalla parte del manico. (4) Il movimento Gülen che da molti anni ha esperienza in diversi centri di potere e governi, è in grado di mettere il governo sotto pressione. Anche l’AKP, come governo diventato stato, avrà un sufficiente numero di carte vincenti contro il movimento Gülen. La questione è fino a che punto queste carte vengono messe sul tavolo o se continueranno ad agire con trappole e complotti come avvenuto sino ad ora. In Turchia non c’è solo uno stato parallelo, ma diversi centri di potere, che agiscono insieme, uno a fianco dell’altro e anche uno contro l‘altro.

Per poter togliere terreno sotto i piedi dello stato parallelo è importante svelare le sue macchinazioni. Così, per lo svolgimento del processo di pace è importante spiegare i due seguenti eventi: il 28 dicembre 2011, quindi due anni fa, aerei da combattimento turchi hanno assassinato 34 civili nella regione di confine di Sirnak/Uludere (Roboski). Fino ad oggi non è stata fatta chiarezza su questo terribile evento. I parenti e il popolo curdo aspettano ancora che si chieda conto ai colpevoli. Ma intanto la Corte Europea nel novembre 2013 ha condannato la Turchia per il bombardamento di due villaggi curdi avvenuti il 26 marzo 1994 causando 38 vittime. (5) Questa condanna – seppure dopo 20 anni – è un fatto positivo. Speriamo che il massacro di Roboski non debba aspettare 20 anni perché la Corte Europea affronti la pratica. Anche il triplice omicidio a Parigi all’inizio dello scorso anno contro Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Saylemez aspetta ancora di essere risolto.

Il 4 e 5 dicembre 2013 si è svolta presso il Parlamento Europeo la decima conferenza ‘Turchia, Curdi e il Processo di Imrali – un’occasione storica’. Per due giorni, con importanti e competenti relatori appartenenti ad ambiti politici, scientifici e giornalistici è stata data visibilità al processo di pace ed agli sviluppi in Turchia. C’è stato consenso da parte di tutti partecipanti sul fatto che i colloqui con il rappresentante del popolo curdo Abdullah Öcalan sono iniziati nuovamente e che in questo modo è stata risolta la questione sull’interlocutore giusto. Inoltre la dichiarazione del Newroz è stata valutata come un’importante opportunità, che però fino ad ora purtroppo non è stata colta nel modo giusto da parte di Erdogan. Con rammarico si è fatto notare che il governo dell’AKP sta tentando di utilizzare questa fase per scopi di tattica elettorale. È stata sottolineata la necessità di coinvolgere una parte terza nel processo. A questo proposito sono state formulate aspettative nei confronti dell’UE e dei paesi europei, affinché si impegnino di più ed in modo più attivo nel processo di pace. Anche la richiesta di de-listing del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche è stata unanime. Nel processo di pace turco-curdo nel frattempo ci sono esperienze a sufficienza e anche le condizioni sono più che mature. La parte curda ha inequivocabilmente dato prova della sua volontà per una soluzione. E non manca nemmeno una tabella di marcia, ma solo la volontà politica del governo dell’AKP.

Songul Karabulut