Una prospettiva

In un momento in cui il sistema mondiale sta tentando di trovare una soluzione che potrebbe delineare i parametri  del nuovo sistema mondiale, la preoccupazione interna al popolo curdo è inaccettabile.

Il conflitto in Siria sta proteggendo il suo status come fosse il più importante problema globale. Mentre in gran parte della Siria sono in corso scontri sempre più violenti, le potenze regionali e globali stanno attuando dei negoziati sulla divisione dei poteri e degli interessi quando ci sarà il cambio di regime. Mentre nessuno sforzo di democratizzazione notevole può essere percepito da parte del governo attuale, l’opposizione sembra insistere sul mantenimento delle divergenze. Il tentativo degli USA di intervenire nell’attuale situazione ha portato all’approvazione di una legge che promette maggiore sostegno agli oppositori. Accanto a questo una serie di incontri e conferenze vengono organizzate a Istanbul, Ginevra e in Giordania con il nome ironico di “Amici della Siria”, che fungono da piattaforme diplomatiche d’interferenza.

Il popolo curdo del Kurdistan occidentale sta incrementando gli sforzi nella creazione di una propria alternativa democratica agli sviluppi in Siria. Tuttavia, durante questa particolare situazione, la decisione del Partito Democratico del Kurdistan (PDK- Barzani)  di chiudere i confini tra il Governo regionale del Kurdistan e il Kurdistan occidentale rischia di demolire quell’atmosfera positiva che si era creata tra i popoli curdi. Il PDK e il suo braccio rappresentato nel Kurdistan occidentale, il PAK, piuttosto che sostenere gli sforzi in corso verso la democratizzazione, ostacolano il tasso di sviluppo scegliendo di schierarsi al fianco delle potenze mondiali interferenti. Ciò che attualmente si gioca è il conflitto tra il progetto di una soluzione democratica elaborata dal popolo e una soluzione statalista elitaria del PDK. Chiunque senta una certa responsabilità verso lo sviluppo della regione deve prendere posizione contro la strategia del PDK e criticare le misure dispiegate in campo. In un momento in cui il sistema mondiale sta cercando di trovare una soluzione, a un qualcosa che è chiaramente una crisi sistemica espressa bene nelle località del Kurdistan occidentale, che può ben delineare i parametri del nuovo sistema mondiale, la preoccupazione interna al popolo curdo è inaccettabile. I circoli che stanno ostacolando lo sviluppo dell’istituzionalizzazione democratica del popolo curdo, attraverso l’applicazione di politiche di divisione, devono abbandonare immediatamente questo atteggiamento di tradimento.

Il nuovo processo avviato dal nostro leader Abdullah Öcalan continua a dominare l’agenda in Turchia. Questo processo è stato avviato più di due mesi fa. Mentre il ritiro delle forze della guerriglia è in corso, le esigenze democratiche del processo sono difficilmente inserite nell’ordine del giorno. I punti espressi e attesi di discussione che sono stati ideati come parte del processo vengono male interpretati. Per esempio, la serie di conferenze proposte dal nostro leader Öcalan per considerare il processo in maniera corretta non sono state sufficientemente discusse e attuate. Queste conferenze* dovrebbero essere viste come una mossa da parte delle forze della modernità democratica contro i piani e i progetti della modernità capitalista; questo è il motivo per cui è essenziale che tutte le volontà e i pensieri delle varie fazioni democratiche si riflettano in queste conferenze attraverso la democrazia diretta. Le conferenze preparatorie devono essere svolte nei villaggi, città e quartieri di tutto il paese, i cui risultati devono formare l’ordine del giorno della conferenza generale.

Durante il ritiro delle forze della guerriglia, la vera agenda dovrebbe essere la costruzione della democrazia e il ritorno degli abitanti dei villaggi che in precedenza sono stati costretti ad abbandonarli. Gli ostacoli a coloro che vogliono tornare nei loro villaggi devono essere rimossi. Lo scioglimento delle guardie di villaggio e la preparazione delle aree militarizzate precedentemente abitabili sono ancora un ostacolo importante del ritorno dei curdi nelle proprie terre.  Tuttavia un contrastante aumento evidente della costruzione delle basi militari e delle dighe è promuovere l’abitabilità della regione.

Notizie dalle carceri turche per quanto riguarda il maltrattamento dei prigionieri politici è sicuramente un attacco contro il processo in corso. Si tratta di eventi indesiderati durante il ritiro delle forze della guerriglia e possono essere analizzati solo come il tentativo di sabotare il processo. Questo non fa che confermare il fatto che la caratteristica principale del processo non è il ritiro dei guerriglieri, anzi esso si basa su una fondamentale ricostruzione democratica della Turchia.

* I Conferenza ad Ankara il 25-26 Maggio 2013 , II Conferenza a Amed  il 15-16 Giugno 2013, III Conferenza a Brussel il 29-30 Giugno 2013, IV Conferenza a Hewler (Erbil) a Luglio 2013

Accademia delle Scienze Sociali di Abdullah Ocalan