UIKI: Non una di meno

Viviamo in un tempo in cui il sistema capitalistico patriarcale sta conducendo una guerra con attacchi intensivi contro le donne a livello planetario. Questa guerra ha ormai raggiunto il livello di femminicidio generalizzato.

Il sistema patriarcale sta conducendo una guerra contro le donne a livello globale, anche se questa guerra ha aspetti diversi a seconda della regione del mondo in cui si svolge. La versione più barbara e violenta di questa guerra è condotta da Daesh in Medio Oriente e Boko Haram in Nigeria.

In questa guerra barbarica migliaia di donne vengono prese come bottino di guerra, vendute nei mercati di schiavi, sistematicamente stuprate e massacrate. In parallelo a questa guerra contro le donne, un popolo, con livelli mai raggiunti nella storia dell’umanità fino ad ora, è costretto all’esilio, a diventare rifugiato sulla propria terra e a subire violenza in molte forme.

In Europa i diritti che le donne hanno conquistato con le lotte si stanno a poco a poco perdendo, e sono costrette a lavorare in condizioni di precarietà e senza sicurezza sociale. Le donne sono oppresse fisicamente e mentalmente e subiscono anche la violenza istituzionale.

In Asia, soprattutto in India, la violenza sessuale sta aumentando con stupri collettivi di donne e bambine, crescendo come un’epidemia. Anche in America Latina il massacro delle donne ha raggiunto un livello di femminicidio generalizzato.

Il Movimento di liberazione delle donne curde ha un importante esperienza di lotta in questo settore e la vuole condividere con tutte le donne del mondo.

Come donne curde abbiamo sofferto e continuiamo ad essere sottoposte a ogni tipo di violenza – dalla violenza di stato alla violenza all’interno della famiglia, a quella nazionalista e razzista. Abbiamo inoltre sperimentiamo la violenza economica, la distruzione del nostro ambiente naturale, stupri e massacri di donne, violenza psicologica e violenza strutturale. Siamo esposte a questa violenza come genere, come popolo e come classe.

Tuttavia definiamo la nostra lotta analizzandola nel suo complesso come lotta alla violenza che vuole distruggerci a livello ideologico, sapendo che se vogliamo vincere nella lotta contro il sistema dobbiamo creare il nostro sistema.

L’eroica resistenza delle unità di autodifesa delle donne curde contro Daesh, in particolare a Kobanê e Shengal, a Mimbic e ora a Raqqa, è stata accolta con ammirazione in tutto il mondo. Il mondo ha visto che la nostra resistenza non si è limitata solo alla difesa del Kurdistan, ma anche e soprattutto è difesa dei valori universali, compreso quello della libertà delle donne. Per noi l’ auto-difesa è la creazione – al posto del sistema capitalistico pro-stato patriarcale – del nostro sistema alternativo in cui i nostri sogni, speranze e utopie prendono forma.

A questo proposito, il paradigma democratico, ecologico e femminista sviluppato nella grande compagna del movimento delle donne curde, ispirata dal leader Abdullah Ocalan tenuto in totale isolamento dalla Turchia per quasi 18 anni dopo la sua cattura in un’operazione della NATO, costituisce uno strumento utile per tutte le donne in tutto il mondo e non solo per le donne curde. Da questo paradigma i movimenti di liberazione delle donne possono trarre un’ importante prospettiva di vittoria attraverso l’auto-difesa, la forza dell’organizzazione e l’approfondimento ideologico. Come donne curde denunciamo ancora una volta la prigionia illegale di Ocalan fomentata dalla NATO e chiediamo la sua liberazione.

Con altrettanta forza chiediamo verità e giustizia per Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Layla Saylmez, le tre attiviste curde assassinate a Parigi nel gennaio 2013 e rilanciamo anche da qui un appello per una presenza di osservatrici a Parigi in occasione dell’apertura del processo contro l’autore materiale della strage.

La guerra e il genocidio sono le più gravi forme di violenza contro le donne. Oggi nelle tre parti del Kurdistan – Turchia, Siria e Kurdistan iracheno – siamo di fronte alla guerra genocida del regime fascista turco guidato da Erdogan e l’Akp. Il regime fascista e dittatoriale di Erdogan non si limita solo a fare la guerra contro i curdi, attaccando le donne curde. Attacca in prima linea le donne, arresta i rappresentanti attacca sistema di co-presidenza, attacca tutti valori che le donne in questa lotta hanno raggiunto a livello di rappresentanza politica, sociale, capacità di autodifesa. Inoltre proprio in questi giorni il regime fascista turco sta varando una legge che assolve gli stupratori di bambine in caso di “matrimonio riparatore”.

Come donne curde il 25 novembre 2016 chiediamo a tutte le donne del mondo di ribellarsi ed esprimere una forte solidarietà per fermare il fascismo turco, che vuole stabilire un regime come nella Germania di Hitler del 1933.

Invitiamo tutte le donne e tutti gli oppressi a partecipare alla lotta contro il sistema patriarcale dominante. Se organizzeremo una forte resistenza globale dalle nostre realtà locali, saremo in grado di combattere il sistema capitalistico patriarcale globale e costruire il nostro sistema democratico, ecologico e femminista. Possiamo farlo.

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia