Turchia, retata di accademici che chiedevano pace con curdi

Una ventina di docenti e intellettuali fermati dopo aver firmato un appello internazionale per la fine delle violenze nel Kurdistan turco. Appello a Renzi del direttore di Cumhuriyet, incarcerato

Colpevoli di aver chiesto la pace nel Kurdistan turco – dove si intensificano gli atti di guerriglia dopo l’interruzione, sei mesi fa, del cessate il fuoco durato due anni tra i ribelli del Pkk e il governo di Ankara. Per questo diciannove accademici dell’università di Kocaeli sono stati fermati stamattina e portati al commissariato locale per essere interrogati. Gli intellettuali avevano firmato una petizione per la pace, in cui assieme a centinaia e centinaia di colleghi turchi e stranieri chiedono la fine delle operazioni militari nel sud-est turco a maggioranza curda. Lo riferisce il sito del quotidiano Birgun, di posizioni vicine alla sinistra, ma la notizia dei fermi è riportata anche da altri media turchi. Altri tre accademici dell’università Abant Izzet Baysal (nord-ovest dell’Anatolia) sono finiti in commissariato stamattina presto e le loro abitazioni sono state perquisite.

Nel mirino delle operazioni di polizia in almeno tre città sono finiti, per ora, oltre venti accademici. Sono tutti indagati dalla magistratura per incitamento all’odio e terrorismo e sono anche oggetto di indagini interne degli atenei, i cui vertici sono invitati dal consiglio generale per l’educazione a varare misure disciplinari. L’appello “per la pace” è stato sottoscritto anche da moltissimi intellettuali internazionali, come Noam Chomsky e il politologo David Harvey.

Ma per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si tratta di un atto di tradimento. Ieri il capo dello Stato ha indicato i firmatari come “principali nemici” assieme ai militanti del partito dei lavoratori del Kurdistan, il Pkk, “e chi li sostiene”.

Appello a Renzi del direttore incarcerato. “Lettera aperta da un giornalista turco in galera al primo ministro dell’Italia”. Si intitola così l’appello al premier Matteo Renzi lanciato dalle colonne del quotidiano turco di opposizione laica Cumhuriyet da parte del suo direttore,

Can Dundar, arrestato a fine novembre con il caporedattore Erdem Gul per un’inchiesta su un presunto passaggio di camion di armi dalla Turchia alla Siria. Dundar chiede a Renzi di non ignorare le “violazioni dei diritti umani” in Turchia in cambio di un accordo sui migranti.

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