Sopravvissuti al massacro di Kobane descrivono nei dettagli l’attacco

Nel corso dell’attacco avvenuto ieri a Kobane nel cantone del Rojava, un commando armato di Daesh(ISIS) ha ucciso almeno 42 civili. I sopravvisuti hanno descritto scene di terrore nella città e nei villaggi circostanti.

Ieri alcuni membri dei gruppi armati di ISIS hanno lanciato un attacco alla città di Kobane e alle campagne circostanti. Kobane è divenuta famosa in tutto il mondo nel corso dell’ultimo anno a causa degli eroici 5 mesi di resistenza, capeggiata dalle forze YPG/YPJ che hanno respinto l’assedio di ISIS. La popolazione civile ha iniziato ha ritornare nella città dopo la sua liberazione avvenuta alla fine di Gennaio 2015.

Ora ISIS ha preso nuovamente di mira la città in attacchi che hanno ucciso almeno 42 persone, per la maggior parte donne e bambini.

La città, che è stata rasa al suolo dagli attacchi di ISIS nei mesi passati, necessita di strutture ospedaliere. La maggior parte dei feriti è stata portata d’urgenza al di là del confine negli ospedali della provincia di Urfa in Turchia. I medici dicono che l’afflusso di pazienti ha compromesso le loro capacità e non possono ancora parlare di un numero certo di feriti. I corridoi dell’ospedale sono pieni di famiglie in pena per i propri cari. Una donna ha perso 7 membri della famiglia in un giorno solo.

La sedicenne Edlê Brahim guarda fuori dalla stanza nel giardino dell’ospedale. Il suono delle donne che piangono e gemono nel giardino riempie la sua stanza. Edlê e sua madre stavano andando a prendere dell’acqua dalla fontana comunale nel quartiere di Kaniya Kurda, quando un gruppo di persone appostate su un tetto lì vicino e vestite con uniformi delle YPG ha aperto il fuoco. All’inizio ha pensato si trattasse di un’esercitazione fino a che i feriti sono iniziati a cadere a terra.

“Mi sono gettata sopra mia madre per far sì che non le accadesse nulla ma lei è morta” racconta Edlê. La mamma di Edlê è stata colpita da un proiettile che le ha trapassato il cuore. “Non posso permdonarmi per non essere riuscita a proteggerla”. Il fratello di Edlê era morto di recente in difesa della città di Kobane.

Saliha Muhammed, una donna di 55 anni è venuta qui in vari ospedali dopo aver sentito che suo figlio aveva calpestato una mina mentre fuggiva dall’attacco. Le organizzazioni internazionali hanno avvertito da quando i militanti di ISIS hanno abbandonato la città a Gennaio che la mine e gli esplosivi disseminati da ISIS sono ancora attivi e la città resta un campo minato ad alto rischio. Saliha è stata in tutti gli ospedali dell’area ma non ha ancora ritrovato suo figlio.

Nesrin Muhammed, di 17 anni, viene dal villaggio di Berxbatan, uno dei tre villaggi attaccati da ISIS durante gli attacchi coordinati e simultanei avvenuti ieri intorno alle 5 di mattina. La maggior parte dei residenti erano svegli perchè si erano appena riuniti per mangiare il loro ultimo pasto di Ramadam prima del sorgere dell’alba. I miliziani si sono radunati in silenzio attorno alle case del villaggio e poi hanno fatto irruzione e iniziato ad attaccare.

“Non so cosa sia successo” ci dice Nesrin che è stata ricoverata con ferite sulle braccia e sulle gambe. “Hanno decapitato tutti gli abitanti. Tutto era coperto di sangue. Sono tutti morti; penso anche la mia famiglia ma nessuno me lo dice”.

Nell’ospedale i bambini sono dappertutto, forse sono più degli adulti. Cangin Hindawi di 13 anni, che è stato ferito ai piedi aspetta in silenzio accanto al letto di Aya, la sorellina di 8 anni, sperando che si risvegli. I dottori dicono che sia la madre che il padre di Cangin sono stati uccisi durante l’attacco.
“Dicono che la mia famiglia è morta; è vero?” chiede, prima di ritornare ad aspettare in silenzio che Aya si risvegli.