Silvana Cugudda, da Tortolì al Kurdistan in solidarietà al popolo curdo

Fra i componenti della Delegazione Sarda che si è recata dal 13 al 23 marzo scorso in Kurdistan, c’era anche una giovane ragazza di Tortolì, Silvana Cugudda. L’obiettivo della missione, come osservatori internazionali, era quello di portare solidarietà e ovviamente aiuti umanitari a una popolazione martoriata da una guerra devastante.

Silvana, unica donna del gruppo guidato dal Presidente dell’Asce Antonello Pabis, racconta del viaggio: dalla visita ai tanti campi profughi presenti nella regione, alle celebrazioni del Newroz (la festa nazionale curda) e della situazione della città di Kobane, liberata lo scorso gennaio dall’Isis grazie alla lotta di resistenza di uomini e donne.

“L’obiettivo della delegazione era sicuramente quello di puntare i riflettori su questo popolo, in questi mesi protagonista della resistenza contro l’Isis – spiega Silvana – oltre naturalmente quello di portare aiuti umanitari ai profughi: venti kg di medicinali, ma anche pastelli e quaderni provenienti dalla raccolta coloriamo il Kurdistan che si è effettuata in tutta la Sardegna”.

“Aiuti che purtroppo non sono arrivati” come racconta la giovane ” perchè alla dogana di Istanbul hanno bloccato le nostre valigie. Abbiamo comunque proseguito il nostro viaggio e infine siamo riusciti a portare qualcosa. Il resto degli aiuti verrà recapitato presto con l’associazione onlus Mezza Luna Rossa. Durante i 10 giorni di viaggio, abbiamo visitato alcuni campi profughi. Non siamo però riusciti ad entrare nella città di Kobane, non ce l’hanno permesso. Siamo arrivati a pochi metri dal confine e abbiamo visto una città distrutta. Kobane era un paese moderno, è stato raso al suolo. Aveva diverse università che ora invece usano come ospedali.”

“Soprattutto, – continua – abbiamo conosciuto i guerriglieri della resistenza curda, uomini e donne, che combattono con dignità per difendere il loro popolo. Abbiamo conosciuto donne, mogli, madri, studentesse, che hanno abbandonato tutto per la resistenza. Nonostante questa difficile situazione le persone sono state molto ospitali e accoglienti. Gli occhi dei bambini incontrati nei campi profughi sono difficili da dimenticare, – conclude Silvana – per me questa è stata una grande lezione di vita e spero di tornare appena possibile da questo popolo che resiste e lotta con dignità e del quale, purtroppo, della sua condizione, si parla troppo poco”.

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