Secondo giorno della Conferenza Alevita
La seconda giornata della Prima Conferenza Alevita del Kurdistan è in corso a Diyarbakir. Ieri Aysel Tuğluk, co-presidente del DTK (Congresso della Società Democratica), ha affermato che “la libertà degli aleviti è la libertà dei kurdi e viceversa. La lotta per la libertà dei kurdi e degli aleviti è la stessa lotta. Essi sono una cosa sola”.
La conferenza arriva subito dopo la pubblicazione, da parte dell’ Associazione Culturale Alevita Hubyar Sultan, della relazione annuale sulle discriminazioni nei confronti degli Aleviti in Turchia nel 2012.
Il rapporto elenca 60 diverse violazioni nel 2012, dalla marcatura di appartamenti con abitanti aleviti, alle pratiche discriminatorie dello Stato turco verso i funerali, agli incendi dolosi di luoghi sacri. Ali Kenanoğlu, presidente dell’Associazione, ha affermato che le discriminazioni nei confronti degli aleviti da parte delle autorità governative sono aumentate vertiginosamente nel 2012 e gli attacchi fisici a persone di confessione alevita sono diventati una “routine” delle notizie del telegiornale della sera. Ha aggiunto: “Questo problema può essere risolto con una nuova costituzione, in cui lo Stato turco si rivolga a tutte le religioni in maniera equidistante senza favorire una religione di Stato semi-ufficiale”.
Tra le discriminzazioni citate nel rapporto annuale ci sono:
Discriminazione della professione di fede: la richiesta di un detenuto di incontrare un Dede (figura spirituale al centro della comunità alevita) è stata respinta dall’amministrazione del carcere in provincia di Kocaeli. L’amministrazione ha invece mandato un Imam.
Ostracismo: decine di appartamenti abitati da persone di confessione alevita sono stati marcati ad Adıyaman, Antep, Erzincan, Balıkesir, Istanbul e nella provincia di Mersin. In provincia di Izmir, nel distretto di Çiğili i residenti aleviti hanno riferito di aver ricevuto inviti a convertirsi alla fede Islamica.
Attacchi: Durante il mese sacro del Ramadan, l’ appartamento di un Alevita è stato attaccato perchè questi si era lamentato del rumore del tamburo pubblico utilizzato per svegliare la gente per il digiuno.
Azioni contro i luoghi sacri Aleviti: due municipalità in provincia di Istanbul e di Mugla hanno ordinato la demolizione di due cemevi (luogo di preghiera Alevita) a causa della loro “non idoneità per la costruzione”. Mentre è stato riferito di un incendio doloso in una cemevi nel quartiere Kartal di Istanbul, le pareti di un’ altra cemevi nel quartire di Yesilkent sono state distrutte dai bulldozer. Una cemevi del quartiere di Kadikoy ha denunciato che l’ elettricità è stata tagliata dal comune. Un tentativo di incendio doloso è stato segnalato in una tenda da cerimonia eretta nella provincia di Erzincan durante il mese sacro Alevi di Moharram.
Ingiustizia: Diverse sentenze del tribunale turco hanno rafforzato l’approccio del governo, negando le cemevi come luogo di pratica religiosa.
Minacce: Centinaia di studenti di origine Alevita hanno denunciato di aver ricevuto minacce dall’amministrazione scolastica affinchè si iscrivessero alle lezioni di religione Islamica.
Formazione: Il Ministero dell’Istruzione ha incluso due capitoli sulla fede Alevita nei libri di testo scolastici. La maggior parte dei genitori aleviti ha interpretato questo provvedimento come un modo per costringerli a iscrivere i propri figli alle lezioni di religione Islamica. Le richieste dei genitori aleviti di esentare i propri figli dalle lezioni di religione obbligatorie sono state respinte.
Funerali: Nessun ufficiale dell’esercito o del governo ha partecipato ai funerali di 2 soldati dell’esercito uccisi, perché questi si sono svolti in una cemevi.
Ai funerali degli altri soldati uccisi che si sono tenuti nelle moschee hanno partecipato decine di funzionari del governo e dell’esercito.
ONG: La polizia ha fatto irruzione in una associazione Alevita in provincia di Dersim, arrestando i suoi amministratori.
Processo per il massacro di Sivas del 1993: Si è stabilita nella società la sensazione generale che i pochi indagati rimasti, coinvolti nel Massacro di Sivas del 1993, possano beneficiare della prescrizione.
ANF, Diyarbakır/Amed