Scontri esercito Pkk in Turchia, Schulz: “Governo mostri moderazione”
Preoccupazione a Bruxelles per l’escalation di violenza nel Paese. Tusk chiede un nuovo cessate il fuoco. I Verdi: “L’Europa si impegni per evitare una guerra civile”, la Gue: “Basta con gli attacchi dell’esercito contro i civili curdi”
L’ultima cosa che l’Europa può permettersi, nel pieno di una crisi dei rifugiati di proporzioni mai viste, è guardare sprofondare nel caos uno dei pochi Paesi del Medio Oriente rimasto ancora stabile. Per questo cresce di giorno in giorno la preoccupazione per quello che sta accadendo in Turchia dove, le violenze tra l’esercito e i curdi del Pkk si fanno sempre più intense. “Sono molto preoccupato per la spirale di violenza che sta inghiottendo la Turchia”, ammette il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz secondo cui “questa situazione sta minando i risultati sociali e politici dell’ultimo decennio”.
Il presidente dell’Aula di Strasburgo condanna “tutti i tipi di attacchi e aggressione, contro le forze dell’ordine e contro i civili”, ma rivolge un appello soprattutto alle autorità turche: “Hanno la responsabilità di mostrare la massima moderazione, lavorare per la pace sociale, evitare ogni spirito di scontro”.
Esattamente l’opposto di quanto sta facendo Ankara che ormai dalla fine di luglio non smette di condurre raid aerei sulle postazioni nel nord dell’Iraq del Pkk che dal canto suo risponde piazzando bombe e conducendo attentati contro le forze dell’ordine turche. La rabbia anti-curda si è riversata anche contro il Partito democratico del popolo (Hdp), formazione curda che alle ultime elezioni è riuscito a superare l’elevata (10%) soglia di sbarramento e a portare i suoi rappresentanti in Parlamento, togliendo per la prima volta all’Akp di Recep Tayyp Erdogan la maggioranza assoluta. “È molto preoccupante vedere gli uffici di un partito democratico, legittimamente votato in Parlamento con 80 deputati, essere attaccato da una folla inferocita”, fa notare Schulz. La richiesta “alle autorità turche e ai leader curdi è di riprendere il processo di pace urgentemente e di ristabilire il cessate il fuoco”.
Stessa richiesta avanzata anche dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, in visita nel Paese. “Il cessate il fuoco del 2013 tra Turchia e Pkk è stato ricevuto con speranza e sollievo da tutti i Paesi Ue”, ricorda Tusk, sottolineando: “Continuiamo a credere che quella sia la scelta giusta: non c’è alcuna alternativa ragionevole”.
Tusk ha puntato il dito contro “i brutali attacchi terroristici” delle ultime settimane e ha affermato che l’Ue “è impegnata a combattere contro la presenza del Pkk in Europa”. Ma il presidente del Consiglio europeo si è anche detto preoccupato per gli attacchi contro il quartier generale dell’Hdp e contro il giornale Hurriyet ad Ankara. “Spero che la fiducia e lo Stato di diritto vengano ristabilite”, ha detto.
Il crescere delle violenze in Turchia è allarmante”, per la capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Rebecca Harms, che ha chiesto all’Europa di fare pressione per consentire la fine del conflitto e evitare “una guerra civile che è ormai una prospettiva reale”. Harms ha condannato sia “l’approccio provocatorio” del governo che la risposta del Pkk e ha applaudito alla richiesta dell’Hdp “di porre fine alle violenze e ridare vita al processo di pace”.
La Sinistra Unita Gue, con Marie-Christine Vergiat, ha puntato il dito contro il governo di Ankara affermando che l’esplosione delle violenze “è una diretta conseguenza del pericoloso gioco politico di strumentalizzare la questione curda per fini elettorali”. Vergiat ha ricordato che oltre ai miliziani del Pkk negli attacchi dell’esercito turco “sono stati uccisi almeno cento civili in un mese, alcuni dei quali ammazzati dai cecchini della polizia per aver violato il coprifuoco, tra cui donne e bambini”.
“Nella città a predominanza curda di Cizre – ha aggiunto – alle ambulanze viene impedito di circolare e le famiglie sono costrette a tenere i proprio morti in dei congelatori”. Anche la Sinistra Unita chiede a Bruxelles “di usare tutta la sua forza per evitare il ritorno di una guerra civile e per fermare questo orrore”, al governo di Ankara chiede invece di ritirare le sue truppe dalle città curde e di porre fine alle intimidazioni contro attivisti, giornalisti e deputati nonché di porre fine all’isolamento del leader del Pkk Abdullah Öcalan.
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