RSF: la libertà d’informazione fa parte del processo di pace

I rappresentanti di Reporter Senza Frontiere hanno assistito ieri alle udienze di due processi a Silivri, 60 km a nord-ovest di Istanbul, che hanno importanti implicazioni per la libertà d’informazione in Turchia.

Uno è il processo contro i giornalisti kurdi, accusati di essere membri di un presunto “comitato di media” creato dall’Unione fuorilegge delle Comunità  Kurde (KCK). L’altro è un processo contro i presunti membri della cospirazione ultranazionalista Ergenekon.

“Siamo qui per dimostrare ancora una volta il nostro sostegno a coloro che sono stati incarcerati a causa del loro lavoro come giornalisti e per sottolineare che la Turchia detiene attualmente il record mondiale in questa categoria. I giornalisti kurdi sotto processo sono in detenzione preventiva da più di quindici mesi. Nel processo Ergenekon, i giornalisti Mustafa Balbay e Tuncay Özkan sono in detenzione preventiva da cinque anni. E’ inaccettabile che le autorità continuino a prolungare la loro detenzione. In un momento di storici colloqui di pace tra il Governo ed il PKK, la libertà d’informazione fa parte della soluzione. Le riforme iniziate devono essere condotte fino alla fine, finchè tutte le disposizioni repressive non siano state eliminate dalla legislazione turca e finchè i giornalisti non abbiano più timore di essere incarcerati a causa del loro lavoro”, ha affermato Reporter Senza Frontiere.

 Johann Bihr, Direttore della Sezione Europa ed Asia Centrale di RSF, ed Erol Onderoglu, rappresentante di RSF in Turchia, hanno tenuto ieri una conferenza stampa congiunta all’esterno del tribunale di Silivri, insieme a rappresentanti della Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti (GÖP), al Presidente del Sindacato dei Giornalisti (TGS) Recep Yasar, ad un membro del Consiglio dell’Associazione dei Giornalisti Turchi (TGC) ed a Kaan Karlioglu, Segretario Generale del Consiglio della Stampa.

Una delegazione di parlamentari belgi, composta da Jean-Claude Defossé (ECOLO), André du Bus de Warnaffe (CDH) e Fatoumata Sibidé (FDF), ed il sindacalista tedesco Joachim Legatis (DJU) hanno condannato il proseguimento della detenzione degli imputati ed hanno invitato la comunità internazionale a fare pressione sulle autorità turche.

Anche la deputata del BDP Sebahat Tuncel, il pittore Bedri Baykam ed il noto avvocato Turgut Kazan hanno assistito alle udienze.

All’udienza del processo sul “comitato di media del KCK”, la dodicesima, è stato letto il sommario di un nuovo capo d’accusa, riguardante i collaboratori di stampa Ismet Kayhan e Mikail Barutçu, accusati di essere dirigenti del KCK. Il numero di imputati ammonta così a 46, 26 dei quali sono attualmente in detenzione preventiva.

Per la prima volta è stato concesso agli imputati di parlare kurdo in tribunale e di confermare la loro identità ed effettuare la loro difesa in questa lingua. “Non ci consideriamo sotto processo. Questo caso è stato architettato dal Governo, dai suoi media e dai procuratori”, ha detto Ertus Bozkurt per conto di tutti gli imputati.

Il Ministro della Giustizia ha respinto la richiesta, effettuata dall’avvocato Sinan Zincir, di trasferire i giornalisti rinchiusi nel carcere di Kandira ad Izmit (100 km a sud-est di Istanbul) a quello di Silivri, dove si sta tenendo il processo.

Un rappresentante universitario ha detto alla corte che l’imputato Ismail Yildiz stava sostenendo un esame a Malatya nel 2001, nel momento in cui secondo l’accusa avrebbe dovuto visitare un campo del PKK a Kandil (Iraq Settentrionale). L’udienza continuerà fino al 26 Aprile, giorno in cui la corte deciderà sulle richieste di rilascio.

Gli osservatori sperano che i giornalisti incarcerati vengano rimessi in libertà, poichè tale gesto sarebbe coerente con i negoziati attualmente in corso tra il governo ed il PKK.

ANF Parigi