Roma – LIBERTÀ PER ABDULLAH ÖCALAN – UNO STATUS PER IL KURDISTAN – 2 luglio
Il ‘residio per la liberazione di ocalan e per denunciare i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani nel kurdistan-bakur
2 Luglio Sabato dalle ore 14 alle ore 19 in largo argentina, lato feltrinelli -ROMA
AGHET – La catastrofe. Così viene chiamato il genocidio degli armeni. Che la Turchia dopo 101 anni ancora non sia disposta ad affrontare questo oscuro capitolo è evidente dalle reazioni del governo turco al riconoscimento del genocidio armeno da parte del Parlamento tedesco e alle recenti dichiarazioni del Pontefice. Il motivo della reazione della Turchia è altrettanto evidente: dal genocidio degli armeni in poi, il nazionalismo sanguinario corre come un filo rosso nella storia della Repubblica di Turchia.
Violenza contro autodeterminazione
Gli attuali avvenimenti nelle zone di insediamento curde in Turchia ne sono una prova lampante. Lo Stato turco sotto il Presidente Erdoğan sta conducendo una guerra crudele contro la popolazione curda. Dalla fondazione della Repubblica di Turchia le curde e i curdi chiedono riconoscimento e autodeterminazione. Ma a queste richieste la Turchia risponde da sempre con la violenza, la repressione e la guerra. Erdoğan e il suo AKP proseguono su questa linea in modo sfrenato e portano la guerra contro la popolazione curda su un livello nuovo.
Perché da un anno a questa parte città e distretti curdi vengono messi sotto coprifuoco e poi sistematicamente attaccati e distrutti causando in questi attacchi la morte di centinaia di civili. Le immagini delle città distrutte ricordano quelle che ci arrivano dalla Siria. L’esercito turco usa armi pesanti nell’assedio delle città. In queste operazioni l’esercito commette regolarmente crimini di guerra. Centinaia di migliaia di persone attualmente sono in fuga, decine di migliaia senza tetto, si rischia una catastrofe umanitaria. E tutto questo sotto gli occhi del mondo.
Perché la stampa non ne parli, giornalisti vengono minacciati, arrestati e sono oggetto di pene severe. Per impedire ai politici dell’opposizione di denunciare i crimini dell’AKP all’opinione pubblica, è stata loro revocata l’immunità parlamentare per poterli poi incarcerare. Perché i soldati che commettono i crimini di guerra nei territori curdi non vengano chiamati a risponderne, vengono fatte nuove leggi che tutelano l’esercito da conseguenze penali. Questa è la situazione in Turchia, un Paese con il quale l’UE scende a patti per risolvere il suo „problema dei profughi“.
Erdoğan o il nulla?
Ma Erdoğan vuole spingersi ancora oltre. Vuole vedere realizzato in Turchia il suo „sistema presidenziale“ – la dittatura di un solo uomo. E a questo scopo procede con ogni mezzo contro l’unica vera opposizione nel Paese, il Partito Democratico dei Popoli (HDP), che lo scorso anno per ben due volte è riuscito a superare la soglia elettorale del 10% e ad entrare in Parlamento, Ora Erdoğan vuole rimuovere dal Parlamento l’HDP che si oppone al sistema presidenziale e chiede una Turchia democratica e pluralista. Per questo di recente è stata approva una modifica della legge sull’immunità parlamentare che vuole facilitare procedimenti legali contro i deputati dell’HDP. Circa 2000 iscritti dell‘HDP si trovano già in carcere.
Via d’uscita dalla spirale di violenza e guerra
Per il Presidente turco il progetto dell‘HDP costituisce una spina nel fianco proprio come la rivoluzione nel Rojava. Perché nel nord della Siria le curde e i curdi, insieme agli altri popoli della regione, sono riusciti a costruire un modello di autogoverno fondato sulla democrazia dal basso e la liberazione di genere e a difendersi dagli attacchi del barbarico „Stato Islamico“. Il modello „Rojava“ si basa su idee del Presidente del PKK Abdullah Öcalan che si trova in carcere in Turchia dal 1999 in condizioni di isolamento lesive dei diritti umani. Il pensiero di Öcalan offre una prospettiva di soluzione ai problemi sociali e politici fondamentali del Vicino e del Medio Oriente. Öcalan sostiene una democrazia nel Medio Oriente che vada oltre i confini etnici e religiosi e sfida le strutture patriarcali della regione. Öcalan allo stesso tempo è l’unico partner legittimo che possa rappresentare la parte curda in possibili negoziati di pace con la Turchia. Il suo destino e la via d’uscita dalla spirale di violenza e di guerra sono strettamente intrecciati.
Il genocidio degli armeni è ufficialmente riconosciuto in Italia da molti anni. Contro curde e curdi proprio ora viene condotta una guerra di annientamento e sterminio. Grazie all‘accordo sui profughi il governo italiano e l’UE di fatto sostengono la Turchia nella guerra contro la popolazione curda. Non possiamo tollerare che politici e storici possano porsi solo in un lontano futuro il problema dell’annientamento del popolo curdo.
Dobbiamo agire ora e fermare questa guerra!
E proprio per questa ragione chiediamo la liberazione di Öcalan e uno status per il Kurdistan!
Centro Socio-Culturale Curdo Ararat