Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Turchia

Il Parlamento europeo,
–   viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 18 aprile 2013 sulla relazione 2012 sui progressi compiuti dalla Turchia(1),
–   visto il quadro negoziale per la Turchia del 3 ottobre 2005,
–   viste la decisione 2008/157/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l’adesione con la Repubblica di Turchia(2) (“partenariato per l’adesione”), nonché le precedenti decisioni del Consiglio, del 2001, 2003 e 2006, sul partenariato per l’adesione,
–   visto l’articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che a lunedì 3 giugno 2013, le province della Turchia in cui si stavano svolgendo forme di protesta erano oltre 60 su 81;

B.  considerando che la Turchia è un paese candidato all’adesione all’UE, nonché un importante alleato e un membro della NATO;

C. considerando che i criteri di Copenaghen per l’adesione all’UE richiedono che i paesi candidati si attengano ai principi e ai fondamenti della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto;

D. considerando che la libertà di riunione, di espressione (anche per mezzo dei media sociali sia on-line che off-line) e di stampa sono principi fondamentali dell’Unione europea;

E.  considerando che il progetto urbanistico riguardante Gezi Park sembra essere stato un catalizzatore anziché una causa delle proteste;

F.  considerando che, secondo quanto riportato, in tutto il paese sono stati arrestati oltre 3 000 manifestanti, di cui almeno 1 500 risultano essere giovani;

G. considerando che sarebbero quattro i morti;

H. considerando che la maggior parte dei manifestanti è rappresentata da cittadini comuni, spesso incitati ad agire dalle reti di media sociali; considerando che molti di loro svolgono un lavoro regolare e sono ad esempio banchieri, avvocati, professori universitari o altri dipendenti del settore privato; considerando che il numero delle donne presenti alle manifestazioni è considerevolmente elevato;
1.  esprime grande preoccupazione per l’evidente brutalità della polizia turca e condanna l’uso eccessivo della forza da parte della stessa contro i manifestanti;
2.  invita le autorità turche ad assicurare alla giustizia i responsabili dell’uso eccessivo e sproporzionato della forza e a offrire un risarcimento alle vittime;
3.  chiede l’avvio di un’indagine approfondita sugli incidenti avvenuti e la totale moderazione delle forze di polizia;

4.  esorta le autorità turche a ritirare le forze dell’ordine dalle manifestazioni e dai raduni pacifici e a impiegarle esclusivamente per proteggere gli immobili in caso di atti vandalici o saccheggi;

5.  esprime profondo rammarico per il fatto che, durante lo svolgersi degli eventi in Turchia, i mezzi di comunicazione turchi non hanno fornito un’adeguata copertura mediatica; incoraggia una copertura quanto più completa possibile degli avvenimenti sulle reti televisive convenzionali turche;

6.  sottolinea che il presidente della Repubblica di Turchia ha osservato che per democrazia non si intende semplicemente vincere le elezioni, ma garantire al popolo la libertà di espressione; invita il presidente a continuare a rivestire il ruolo di mediatore tra i cittadini e il governo turco;

7.  chiede al governo turco di avviare il dialogo con la maggioranza dei manifestanti e consentire loro di esprimere le proprie preoccupazioni; sottolinea l’opportunità che il primo ministro turco annunci un processo più inclusivo per decidere sul futuro di aree quali Gezi Park e di altre aree di interesse nazionale;

8.  invita le autorità turche ad annunciare che sarà possibile tenere manifestazioni pacifiche in piazza Taksim;

9.  esprime profonda preoccupazione riguardo alle ricadute negative prodotte dalla crisi siriana sulla situazione interna della Turchia; rileva con preoccupazione il costante passaggio degli estremisti sunniti attraverso il confine fra Turchia e Siria e l’aumento allarmante della discriminazione nei confronti delle comunità di Aleviti in Turchia;

10. rileva che sarebbe opportuno utilizzare la crisi quale trampolino di lancio per riprendere il processo di riforma, in fase di stallo, della Turchia;

11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al segretario generale del Consiglio d’Europa, al presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica di Turchia.

(1)    Testi approvati, P7_TA(2013)0184.
(2)    GU L 51 del 26.2.2008, pag. 4.

(2013/2664(RSP))          
B7‑0305/2013