Report della delegazione di Nusaybin e Lice

Siamo a Nusaybin, al confine con la Siria o meglio il Rojava; fino a poco tempo fa, prima della guerra, si poteva attraversare senza grossi problemi,  bisognava fare attenzione alle mine antipersona, ma gli abitanti avevano trovato sentieri e luoghi sicuri. Ora tutto è cambiato, una recinzione di filo spinato alto 2 metri marca  il confine e le autoblindo continuano a pattugliare, per dividere  e separare,  però,  questo muro della vergogna ha invece  ulteriormente rinsaldato i legami tra le persone delle due parti.  E’stato costruito dal governo centrale
in un mese, senza chiedere il permesso né alla sindaca né alla popolazione locale. Doveva essere lungo 7km, ma, per le proteste della popolazione ne è stato  costruito solo una parte, 1,5 km.

Per questo Ayse Gokkan, la coraggiosa sindaca di Nusaybin per 10 giorni ha fatto lo sciopero della fame  Prima di iniziare la sua protesta si era rivolta ai militari, al governo centrale, a Erdogan , senza  nessuna risposta, così si è seduta sul prato vicino al muro e ha iniziato lo sciopero della fame, i militari che pattugliavano la zona la schernivano, la impaurivano, soprattutto di notte, ma la sua determinazione ha vinto la paura. Ayse denuncia anche le pessime condizioni  in Rojava, la violenza che le donne subiscono, gli attacchi suicidi di Al Nusra , la chiusura dei confini da parte turca, anche per i convogli che portano aiuti umanitari, mentre i così detti ribelli passano tranquillamente con carichi di armi.In Rojava mancano cibo e farmaci, sottolinea la sindaca, per la mancanza di vaccini  è tornata la poliomielite. Senza gli scambi con la Siria  anche l’economia di Nusaybin è in crisi e tante piccole attività sono state costrette a chiudere.

Ayse Gokkan, durante il suo mandato, ha cercato di battersi per migliorare le condizioni dei suoi concittadini , non si ricandiderà per le immineti elezioni, ma la sua lotta  continuerà , nonostante i 150 procedimenti penali a suo carico.

23 marzo
Di buon mattino partiamo per Lice, cuore  della lotta  partigiana, infatti  in un villaggio di questa municipalità c’è Fis, dove si è costituito il PKK. Incontriamo la giovanissima candidata sindaco Rezan Zuguli, ha 25 anni, bellissima e combattiva” Il cuore del Kurdistan è Amed, il cuore di Amed  è Lice” così ci dice accogliendoci. Il governo centrale non fa nulla per migliorare le condizioni della municipalità, per cui sono stati fatti piccoli progetti, portati avanti dalla popolazione. Molti villaggi non hanno ancora acqua potabile e luce . Prima, negli anni ’80 c’erano 56 villaggi,  i militari, in quel periodo, ne hanno distrutto 49 , ma dal 2007 diverse famiglie tornano alle loro case distrutte e le ricostruiscono , ma i problemi ci sono e sono molto pesanti se si pensa che oggi ci sono a Lice 16000 abitanti e 10000 militari. Qui la filosofia di Apo è viva più che mai ,soprattutto per quanto riguarda le donne e l’ambiente.

Ci spostiamo di pochi chilometri per andare a visitare il Cimitero dei Martiri, costruito  nel 2013 dalla municipalità con l’aiuto di privati. Una spianata con 200 tombe, bianche, piene di fiori e rosmarino, su ogni lapide è scritto il nome  e la data di morte, un memoriale raccoglie le foto dei martiri, vicino sorgerà una moschea. All’entrata  sventolano le bandiere di Ocalan, e del  Kurdistan, con orgoglio  ci dicono che è bello vedere la bandiera di Apo sventolare in terra turca.

Infine andiamo in alcuni villaggi distrutti, Sisè, dove c’erano 250 case, ora ne rimagono 3.

Ci fermiamo in un altro villaggio, ricostruito dagli abitanti, non c’è acqua potabile e la luce è garantita per qualche ora.

Delegazione di Amed