REPORT DEL TEAM ITALIANO DI SOLIDARIETA’ ALLA DELEGAZIONE DI PACE DI IMRALI

A Strasburgo dal 18 al 22 aprile si sono riuniti numerosi attivisti da tutti i Paesi europei per portare la propria solidarietà alla veglia permanente per la liberazione di Ocalan ed alla Delegazione di Pace di Imrali.

Dall’Italia si sono unite al gruppo di solidarietà 8 persone, giuriste, avvocate e giornalisti.

Portavoce della Delegazione è il giudice sudafricano Essa Moosa, già avvocato difensore di Nelson Mandela, e ne fanno parte insigni studiosi come Federico Venturini, dell’Istituto di studi di Ecologia Sociale in Inghilterra; Thomas Jeffrey Miley docente di sociologia politica alla Cambridge University e Janet Biehl del Trasnational Institute per l’ecologia Sociale in America ed altri.

La delegazione di pace è stata impegnata, insieme agli avvocati di Ocalan, in colloqui con il Comitato per la Prevenzione della Tortura presso il Consiglio d’Europa al fine di chiedere una visita urgente del Comitato presso la prigione di Imrali, per verificare le condizioni di salute del leader curdo, detenuto in regime di isolamento.

La delegazione di pace si era già recata nel mese di febbraio ad Istanbul, sia per chiedere di incontrare il Presidente Ocalan, sia per conferire con il Ministro della Giustizia, per sollecitare il riavvio di un tavolo di negoziazione di Pace, interrotto dal governo turco il 15 aprile del 2015 .

Entrambi gli scopi della delegazione in febbraio non avevano avuto esito favorevole a causa del divieto posto dalle Autorità turche alla visita al Presidente Ocalan, e del mancato riscontro da parte del Ministro della Giustizia alla richiesta di incontro inoltrata personalmente dal Presidente della Delegazione, avv. Essa Moosa. Di qui l’Appello Internazionale e la costruzione delle giornate a Strasburgo.

Il nostro gruppo di solidarietà, insieme alla Delegazione, ha partecipato quotidianamente alla veglia permanente davanti al Consiglio di Europa per la liberazione del presidente Ocalan.

Il gruppo di solidarietà ha altresì partecipato alle conferenze stampa tenute all’interno del Consiglio d’Europa dalla Delegazione di pace (c.d. Delegazione di Imrali).

Il 19 aprile il Primo Ministro turco Davatoglu ha tenuto un intervento davanti all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Parte della nostra delegazione ha seguito l’intervento in aula, ed un’altra parte si è unita alla grande manifestazione di protesta davanti al Consiglio d’Europa.

Il Consiglio d’Europa era blindato per via della presenza del Primo Ministro turco, seguito da una folta delegazione di guardie del corpo e di “supporters”, che non hanno mancato di applaudire dal pubblico ad ogni sua affermazione, per quanto ciò sia vietato dal Regolamento, come, in maniera alquanto imbarazzata, il Presidente ha dovuto ricordare.

L’intervento del Primo Ministro, poco applaudito dai Parlamentari presenti in aula, è stato denso di retorica, ha sottolineato l’accoglienza e l’ospitalità dei turchi verso “i fratelli e le sorelle” siriani, rispondendo tuttavia con astio ed arroganza alle domande relative alla condizione delle donne nel Paese, ed ai civili vittime del coprifuoco nelle città curde. L’invito ai parlamentari intervenuti per sollevare questioni critiche relative al rispetto dei diritti umani nel Paese è stato quello di recarsi in Turchia per verificare la vera “democrazia”.

Il Primo Ministro nella sua retorica, contornata dagli applausi dei seguaci, ha molto criticato l’Europa nel trattare diversamente i vari terrorismi, definendo “terroristi” al pari dell’Isis coloro che la combattono (naturalmente i curdi) ed ha sottolineato più volte che l’Europa non deve farsi ingannare da falsità come quelle che attengono a sofferenze di popoli negati e altro.

Infine ha ribadito che per la Turchia il problema principale è la Sicurezza dei propri cittadini e che continuerà l’opera di difesa abbattendo tutti gli ostacoli che si frappongono a questa volontà.

Ciò significherà ancora sofferenze per la popolazione curda, che subisce da mesi attacchi nelle città sotto coprifuoco, come Silopi, Silvan, Cizre, Nusaybin ed altre, dove numerosi sono stati tra i civili i morti e gli sfollati dalle proprie case, e coloro che, in aperta violazione del diritto internazionale, hanno subito settimane di coprifuoco, privati di forniture elettriche e idriche. C’è anche il sospetto dell’utilizzo di gas chimici, attualmente alla prova delle analisi scientifiche.

Queste gravi violazioni dei diritti umani da parte della Turchia sono state denunciate dalla Delegazione anche nell’incontro con il Presidente del Consiglio d’Europa, per insistere per la riapertura di un tavolo di discussione per la Pace.

La Delegazione ha altresì fatto richiesta alla Commissione per la Prevenzione della Tortura di non attendere oltre per l’apertura di una procedura di “infrazione” nei confronti della Turchia, per non aver ottemperato alle raccomandazioni già espresse dalla Commissione riguardo alle condizioni di detenzione di Ocalan: la Commissione aveva già chiesto alla Turchia, in ottemperanza ai propri obblighi internazionali, di mitigare le condizioni di isolamento e di agevolare gli incontri del presidente Ocalan con i propri avvocati, essendo una violazione dei diritti umani l’impossibilità di incontrarli. Ed infatti da oltre 4 anni, nonostante le reiterate richieste da parte dei legali del Presidente di incontrare il proprio assistito, mai è stata loro concessa l’autorizzazione, sempre adducendo scuse improponibili come la rottura della nave o le cattive condizioni metereologiche.

Nell’ambito di questo clima di solidarietà e di lotta è nata la proposta di iniziare a preparare un ricorso, in tempi ragionevolmente rapidi, da sottoporre al Tribunale permanente dei popoli, sulla scorta di altre esperienze già in atto,per denunciare le violazioni dei diritti umani da parte della Turchia in atto dalle elezioni del 2015 ad oggi. Le delegazioni hanno approvato l’idea all’unanimità e si sono impegnate, ciascuna nel proprio Paese , a collaborare per la riuscita di tale intento.

A margine delle attività di solidarietà, il gruppo e la Delegazioni hanno avuto modo di visitare il centro culturale curdo di Strasburgo, e di partecipare a due seminari di approfondimento sulla Gineologia e sul Confederalismo Democratico.

Le donne del gruppo, alla fine di tutte le attività, a seguito di un incontro separato, hanno rilasciato una propria dichiarazione di solidarietà.