Rapporto Giuristi Democratici sulla Turchia
Una delegazione di 9 avvocate ed avvocati italiani si è unita al gruppo di osservatori internazionali che monitora in Turchia il processo nei confronti degli avvocati di Ocalan, detto “KCK lawyers trial”.
Un rappresentante delle Commissioni diritti umani e relazioni internazionali del CNR, un rappresentante delle Camere Penali, rappresentanti degli Ordini di Bologna, Messina, Padova, Palermo e delle associazioni Giuristi Democratici e Legal Team hanno partecipato all’udienza che si è tenuta a Istanbul davanti alla 19ma sezione del Tribunale penale di Çaglayan, il più grande d’Europa.
Al processo presenti anche osservatori francesi, inglesi, tedeschi, svizzeri, olandesi.
Le delegazioni italiane e francesi hanno avuto un incontro riservato con le consoli italiana e francese. Anche l’ambasciatore tedesco è stato interessato del procedimento.
Il processo KCK è iniziato nel novembre 2011, facendo seguito a maxi operazioni di polizia che hanno portato in tutta la Turchia all’arresto nel 2009 di oltre 8mila giornalisti, sindacalisti, politici, deputati, sindaci e consiglieri comunali, accusati di fare parte dell’organismo politico di unione dei soggetti politici curdi (KCK), qualificato come soggetto terroristico affiliato al PKK.
Gli imputati di questo processo sono o sono stati tutti avvocati difensori di Ocalan: tutti coloro che erano stati avvocati di Ocalan, o che all’epoca erano i suoi correnti legali, sono stati arrestati, con l’accusa di avere agito da “mediatori” tra il leader curdo, detenuto in isolamento nel carcere sull’isola di Imrali, alle associazioni parte del KCK (questo durante i colloqui difensivi in carcere, che erano videoregistrati e avvenivano sempre in presenza di personale di polizia penitenziaria e dei servizi!), e dunque accusati di essere membri di una organizzazione terroristica. Molti dei colleghi imputati hanno subito un lungo periodo di custodia cautelare (fino a 2 anni).
Nell’udienza del 28 giugno 2016 gli avvocati avevanochiesto l’acquisizione degli atti relativi ai procedimenti che vedono imputati i pubblici ministeri e il giudice che ha deciso sull’ammissione delle prove, per avere costruito e ammesso prove false in oltre 240 altri procedimenti, e di attendere la pronuncia della Corte Costituzionale circa la (il)legittimità della prosecuzione del processo davanti a una Corte differente. La Corte rinviava l’udienza al 14 novembre 2016 invitando le parti a concludere.
In conseguenza delle rimozioni di magistrati successive al colpo di stato, l’udienza si è celebrata davanti ad un nuovo collegio e con un nuovo pubblico ministero.
Uno degli avvocati imputati, Erol Özgür ha dichiarato nella sua difesa che ora è sotto gli occhi di tutti come questo sia un processo politico, essendo stati condannati sia il pubblico ministero inquirente, sia ufficiali della polizia giudiziaria per confezionato prove false in altri procedimenti, nell’ambito di operazioni maturate nell’ambiente Gulenista al fine di far cessare il processo di pace.
L’avvocato imputato ha spiegato in dettaglio le severe procedure imposye agli avvocati per accedere all’Isola di Imrali e visitare il proprio assistito Ocalan, che, per la stretta supervisione prevista anche in sede di colloquio, rendevano impossibile il verificarsi di qualsiasi comunicazione non osservata in via diretta dalle autorità. Di qui la natura politica delle accuse.
L’avvocato imputato ha concluso le proprie dichiarazioni chiedendo l’acquisizione degli atti relativi ai procedimenti nei confronti della p.g., del p.m. e del magistrato, ed il rinvio dell’udienza per poter preparare la difesa sulla base di questi nuovi elementi.
Gli avvocati difensori Rezan Sarica e Severay Ballikaya hanno chiesto il rinvio dell’udienza al fine di acquisire gli atti relativi ai procedimenti che vedono imputati la polizia giudiziaria, il pubblico ministero titolare delle indagini ed il Giudice che decise sulla ammissione delle prove.
Il nuovo Pubblico Ministero ha prestato il consenso alle richieste degli avvocati e la Corte ha rinviato all’udienza del 9 marzo 2017, alle 10.00, in attesa che dagli organi competenti vengano depositati gli atti relativi si procedimenti che vedono imputate la polizia giudiziaria, il PM titolare delle indagini e il Giudice che decise sulla ammissione delle prove, nonché al fine di concedere all’impatto tempo per la preparazione della sua difesa.
La presenza degli osservatori internazionali ha assicurato un serio esame del caso da parte della nuova Corte, in un contesto dove ogni giorno nuovi avvocati vengono detenuti e nuove restrizioni al diritto della difesa vengono imposte mediante decreti governativi.
Gli avvocati erano particolarmente provati perché poche ore prima, alle 5 di mattina, è stato arrestato nella sua abitazione l’avvocato
Levent Pişkin, membro dell’esecutivo della associazione Öhd ed attivista LGBTQIA.
Dalla stampa progovermativa emerge che lo stesso è stato arrestato perché, dopo aver visitato in carcere in qualità di avvocato il leader del partito di opposizione HDP Demirtas, in carcere da una settimana, avrebbe ricevuto un suo scritto destinato a un giornale tedesco, aiutandolo così nella propaganda antigovernativa ( e quindi terroristica secondo l’accusa) internazionale.
Dopo l’udienza la delegazione ha preso parte ad un Sit in di protesta per l’arresto dei giornalisti e dei loro difensori del giornale Cumurriyet, al fine di chiederne l’immediata liberazione.