Rapporto della Delegazione Italiana in Kurdistan (Iraq)
Siamo appena arrivati ad Erbil (Hewler, in kurdo), la capitale del Kurdistan iracheno, una città di quasi mezzo milione di abitanti, in pieno sviluppo economico, meta di investitori di ogni Paese del mondo.
E’ sera. Davanti all’albergo, passa un lungo corteo di auto strombazzante, con le bandiere gialle del Pdk e del Kurdistan, immagini di Mustafà Barzani: festeggiano la vittoria del loro partito, così come avviene in altre città del Kurdistan.
Non bene è andata, invece, per il Puk, che, fino a ieri, era il secondo partito del Kurdistan, ma, con queste elezioni, è diventato il terzo, pagando la spaccatura con la fuoriuscita della nuova formazione, Gorran.
Elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno.
5 milioni di abitanti
2.8 milioni aventi diritto al voto
111 seggi in parlamento
79% votanti
Risultati (quasi definitivi);
Pdk 39%
Gorran (“Cambiamento”) 28%
Puk 17%
Yekgrtu (islamista) 10%
28/9/2013 – Visita al Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan
In sala riunioni, incontriamo Omar Hawrami, parlamentare del Pdk nella passata legislatura, che ha ricevuto l’incarico d’incontrarci.
Parliamo di elezioni.
Ci dice che la differenza con la precedente tornata elettorale sta nel fatto che il partito di Talabani si è spaccato in due: da una parte il vecchio Puk e, dall’altra, la nuova formazione fuoriuscita, Gorran.
In precedenza, Barzani e Talabani avevano costituito una coalizione presentandosi insieme, in queste elezioni ognuno è andato per conto proprio. La lista Gorran ha preso parecchi voti ed è diventata la seconda formazione in Parlamento.
Il popolo ha premiato, ancora una volta, il partito di Barzani perché ha visto quello che ha fatto in questi anni per la Regione.
Dei 111 seggi in Parlamento, 100 andranno ai tre maggiori partiti, il resto andrà ai partiti minoritari; il Pdk dovrebbe avere 39 seggi. Ogni partito ha presentato 100 candidati: verranno eletti i candidati con maggiori preferenze.
Lo scorso anno, il governo regionale del Kurdistan aveva un contenzioso con il governo centrale per la spartizione della rendita petrolifera: il governo di Bagdad avrebbe dovuto corrispondere al governo regionale il 17% dei proventi della vendita del petrolio, in realtà pagava solamente l’11%; oggi, invece, i kurdi ricevono il 13% dei proventi.
Il governo centrale di Al Maliki giustifica il tutto con le ingenti spese che deve sostenere per armarsi e garantire la sicurezza interna!
Ci dice che in Siria è in atto una vera e propria catastrofe umanitaria.
Si aggirano ormai intorno ai 200 mila i profughi che affluiscono in Iraq, in fuga dalla guerra civile.
Viveri, medicine, sicurezza dei campi profughi, costa molto al governo regionale kurdo.
Si cerca di aprire una scuola in ogni campo per insegnare la lingua kurda.
Inoltre, c’è una campagna per mandare aiuti direttamente in Siria.
Ad oggi (29.09.2013), sono attivi tre canali per gli aiuti: uno è quello del governo, un altro è quello diretto della popolazione e poi c’è l’Onu con la sua agenzia per i rifugiati.
La riunione si conclude con la notizia dell’attentato avvenuto alla periferia di Erbil, davanti ad un commissariato per la sicurezza interna, il primo attentato di questa portata da otto anni a questa parte.
Un vero e proprio attacco fatto con armi e bombe a mano da 6 kamikaze che poi hanno fatto esplodere anche un’ambulanza arrivata sul posto: risultato 12 morti, di cui 6 sono i terroristi, altri 6 sono i civili e ci sono ben 60 feriti, alcuni in gravi condizioni.
Si pensa che l’attacco sia opera di gruppi legati ad Al Qaeda.
Delegazione Italiana in Kurdistan Irachena