Hozat: Lo stato deve iniziare ad affrontare il negoziato in modo strategico

Lo scorso finesettimana il giornale Özgür Gündem ha intervistato Besê Hozat, la co-presidente della KCK. Hozat, che è appena stata all’11° congresso del  PKK che si è svolto questo mese, ha parlato con il giornale dei negoziati di pace in corso e dell’effetto sui suoi progressi determinato dal fatto che Öcalan continua ad essere in carcere. Hozat ha definito Öcalan un “attore strategico” ed ha enfatizzato il fatto che lo stato deve avere un “approccio strategico” rispetto al negoziato con Öcalan, che riconosca l’importanza della sua posizione nel movimento curdo. Hozat ha anche evidenziato i recenti sviluppi in Turchia, in particolare le proteste di Gezi e affermato che la lotta continuerà nel modo più deciso all’interno di un’unione con le forze democratiche. Ha esordito sottolineando l’importanza di una lotta democratica comune dei popoli della regione. Di seguito alcuni estratti dell’intervista:

Che valutazione da l’11° Congresso del PKK sugli attuali sviluppi nel Medio Oriente e in Turchia, della richiesta di democrazia dei popoli della regione e sulle attuali condizioni sociali?

L’11° congresso del PKK ha discusso approfonditamente la situazione politica della regione ed ne sono risultate importanti elaborazioni. La regione sta attraversando un periodo di grande cambiamento. Tutte le dinamiche sociali interne della regione sono in movimento. D’altronde tutte le comunità etniche, culturali e religiose della regione sono in piazza con le stesse richieste. Il Medio Oriente non è più il vecchio Medio Oriente, vuole democrazia e libertà; non si arrende agli oppressori e sta resistendo. Tutte le dinamiche interne della regione sono davvero attive, in uno stato di resistenza e attive nella lotta.

Il problema sociale costitutivo della regione è che una nuova struttura politica – che risponderebbe alle domande sociali e popolari di un progetto alternativo e che sarebbe la fondazione di un sistema nuovo, innovativo e democratico – deve ancora emergere. Nella regione e in particolare nel mondo arabo, è questo l’elemento costitutivo mancante. Questo è diventato un importante punto di discussione nella conferenza. Da questo punto di vista il progetto di nazione democratica del movimento di liberazione curdo viene considerato un progetto che potrebbe offrire una soluzione per tutta la regione a livello complessivo.

L’altra dimensione nella regione tuttavia è la realtà dello stato nazione. Questo sistema è radicato nella regione e i regimi non affrontano questo argomento; il cambiamento si riflette di più nell’amministrazione dello stato. Invece di dittatori nazionalisti abbiamo dittatori nazionalisti e religiosi.

Le guerre sono un riflesso dei grandi interessi che i poteri egemonici hanno nella regione. Quello che sta succedendo in Siria in realtà è un vero conflitto mondiale.

Tuttavia da un punto di vista che considera  l’organizzazione delle forze democratiche nella regione – se questa può essere raggiunta e se queste forze possono essere unite e iniziare a dirigere una lotta comune – un sistema democratico potrebbe emergere come l’opzione più forte e si potrebbe sviluppare. Il congresso ha notato in particolare questi punti e fatto una serie di importanti elaborazioni.

La Turchia non è staccata dagli sviluppi regionali in cui essa stessa è coinvolta. Se lo stato turco dovesse insistere con politiche antidemocratiche, negazioniste ed estremiste, sarà costretto a sperimentare quello che si è sperimentato in Siria. Lo stato turco ha oppresso per un secolo  popoli come i curdi, i lazi, i circassi, i cristiani e gli alauiti. Li hanno assassinati e avviato un genocidio culturale, economico e politico nei loro confronti. La lotta quarantennale dei curdi contro il negazionismo ha aperto la strada per un risveglio tra i popoli dell’Anatolia. Anche le dinamiche interne nella Turchia sono in movimento spinte dal desiderio di democrazia e libertà. Si sta sviluppando la democrazia dal basso, e i vecchi poteri dello stato e del governo stanno perdendo.

Nel 10° congresso del PKK il processo di lotta era indirizzato a livello costitutivo verso la libertà  del presidente della KCK, Abdullah Öcalan. Che valutazione ha dato l’11° Congresso dei cinque anni trascorsi da allora?

Il processo di lotta avviato con il 10° congresso del PKK negli ultimi 5 anni è stato di natura complessiva. Siamo in una situazione in cui la lotta per conquistare la libertà [di Öcalan] è legata alla soluzione di questo problema. È direttamente collegata alla soluzione democratica della questione curda. Questo significa che la libertà [di Öcalan] significa soluzione democratica della questione curda e la libertà dei curdi.

Quali decisioni ha assunto il congresso e quale strategia ha fornito per portare avanti il processo di soluzione democratica?

Il congresso prima di tutto ha deciso di continuare ed intensificare la lotta per portare avanti il processo di soluzione democratica. Abbiamo raggiunto la decisione di mettere in primo piano il nostro desiderio di una soluzione politica democratica e di continuare la lotta ovunque con tutta la nostra forza. Su questa base la lotta verrà diffusa all’intera società – la sua forma più forte parte dalla ricerca di unità delle forze democratiche sulla base della quale organizzare la resistenza. Tutte le dinamiche sociali verranno messe insieme in un importante sforzo di organizzazione e di lotta. Il progetto Turchia Democratica, Kurdistan Libero svilupperà un volano importante e durevole per lottare  in modo creativo.

In Turchia è in corso un dibattito sulla nuova Costituzione, cosa va fatto per una soluzione democratica costituzionale della questione curda?

In primo luogo la Costituzione del 12 settembre che è stata costruita secondo una mentalità genocida, negazionista e distruttiva deve essere completamente abbandonata. Questa non è una Costituzione che può essere corretta con miglioramenti. La Turchia ha bisogno di una Costituzione completamente nuova che si basi su una mentalità di democrazia e di libertà. Come il nostro Leader ha detto molte volte, questa potrebbe avere la forma di uno schema di accordo temporaneo. Poi nel tempo, potrebbe essere sviluppata una Costituzione di emancipazione, basata sulla democrazia partecipata come risultato di profondi sforzi in cui aree differenti della società siano incluse nel processo decisionale. La visione dello stato turco – determinata dalla visione di una parte del governo dell’AKP rispetto alla realizzazione di una Costituzione democratica – sfortunatamente non ha fatto avanzamenti nel corso dell’ultimo anno. Certamente la soluzione della questione curda è una soluzione costituzionale. L’identità curda dovrebbe essere riconosciuta a livello costituzionale. In Turchia, oltre ai curdi, ci sono settori e comunità con differenti etnicità, culture e fedi. In questo senso andrebbe introdotta una Costituzione democratica, pluralista e improntata all’emancipazione che riconosca tutte queste diverse identità – inclusi i curdi – e che sia costruita sulla creazione di una formulazione dell’identità che vede tutte queste differenze come parte della ricchezza della Turchia e le ricomprenda tutte. La prospettiva di nazione democratica fornisce le basi per una nuova Costituzione e se la nuova Costituzione viene preparata avendo in mente questa idea, verrà risolta la dimensione costituzionale della questione curda.

Insieme al lavoro del congresso nazionale, si sta sviluppando un livello di unità nazionale curda. Che valutazione da il congresso di questa prossima fase rispetto all’unità nazionale del popolo curdo?

Sul tema dell’unità nazionale è stata condotta una lotta difficile e sono stati compiuti sforzi immensi. Questi sforzi hanno prodotto risultati e sono giunti ad una fase molto importante. Dal punto di vista dei curdi, si può dire che questo è un processo storico e che la decisione di formare un Congresso Nazionale Curdo e di portare i necessari preparativi è stato un enorme successo. Gli sforzi verso l’unità nazionale nelle quattro parti del Kurdistan e tra i curdi che vivono all’estero ha creato molta speranza e fermento. I confini mentali, spirituali e fisici tra i curdi sono stati abbattuti e si è aperta la strada per l’amalgamazione, l’unità e la solidarietà. Ora nessun potere o partito può impedire che questi sforzi vadano avanti. È in quest’ottica che va valutato il congresso.
ANF