Perché la Francia rimane in silenzio?

Intervista con Duran Kalkan, componente del Consiglio Executivo del KCK

Il massacro del 9 gennaio non è stato un evento ordinario avvenuto per caso; piuttosto è stato un omicidio altamente politico commesso in modo pianificato.

Nel cuore di Parigi e in un’area dove il controllo della polizia è elevato, com’è possibile che l’identità del colpevole che ha commesso la brutale esecuzione delle tre attiviste kurde rimanga sconosciuta?

Come ha (hanno) potuto l’assassino (gli assassini) commettere questo omicidio a sangue freddo in pieno giorno e in un’area così popolata, quando gli attivisti kurdi, incluse le vittime dell’omicidio, erano sotto la costante osservazione dalle forze di sicurezza e di polizia in Francia? Non esiste nessuna registrazione video dell’assassino? Se sì, perchè è stata nascosta al pubblico? I servizi segreti francesi avevano una qualche informazione  di un possibile omicidio prima che questo si verificasse? Se sì, perché non è stato reso pubblico e/o le vittime non ne sono state informate?

A questo riguardo, noi crediamo che la polizia e le autorità francesi abbiano già risolto questo caso molto tempo fa. Di conseguenza la polizia e le autorità francesi devono rivelare chi sono  gli esecutori, come è stato commesso l’omicidio e i poteri che si celano dietro di esso. Gli individui e le parti responsabili devono essere trovate e consegnate alla giustizia.

Tuttavia, sebbene sia trascorso quasi un anno, nessuna spiegazione seria, affidabile, illuminante o davvero convincente, è stata data alle famiglie e al pubblico kurdo dalle autorità e dalla polizia francese.

Pertanto, è forse più importante valutare e mettere in discussione le ragioni per cui le informazioni siano state  celate al pubblico che il chiarimento del massacro stesso.

il fatto che il pubblico kurdo e democratico non abbia ricevuto nessuna comunicazione persuasiva, seria e convincente è significativo ed è una questione su cui dobbiamo riflettere. Perché la Francia sta agendo in questo modo? Inoltre, nessuna informazione concreta in merito al caso in tribunale e su come questo sarà visto, è stata ancora rivelata. Nonostante tutte le richieste e gli auspici delle famiglie dei martiri, perché il governo francese rimane in silenzio?

Questa situazione suscita il sospetto che le autorità francesi possano aver avuto un ruolo negli eventi. Il fatto che nessun serio procedimento si sia sviluppato, rafforza ulteriormente questo sospetto. In questo senso, il possibile coinvolgimento della Francia è più forte che mai.

Si può sostenere che la Francia, per guadagnare potere contrattuale politico, e attraverso interessi economici e politici, potrebbe aver assunto un ingenuo approccio calcolatore. Questa è un’altra possibilità. Sappiamo che dopo l’incidente, alcuni accordi e trattative hanno avuto luogo tra Francia e Turchia.

Che tipo di accordi economici e politici sono stati conclusi tra lo Stato francese e turco, che tipo di interessi reciproci sono stati scambiati?

O siamo di fronte a un massacro che comprende il coinvolgimento di forze internazionali?

Il problema curdo non è solo in Turchia, ma coinvolge molti stati del Medio Oriente, dell’’Europa e degli Stati Uniti. Molti ambienti sono a disagio con la prospettiva di pace, e molti traggono profitto dall’assenza di pace.

Infatti, nella sua valutazione degli eventi, il leader del PKK Abdullah Öcalan ha affermato che a perpetrare il massacro di Parigi sono le stesse forze profonde che hanno architettato il complotto internazionale contro di lui. Ocalan ha pure affermato che la tempistica dell’attacco implica una connessione con i più recenti negoziati del processo di pace, e ha anche lasciato intendere che la delegazione turca ha usato questo (il massacro) come un elemento di minaccia contro di lui.

L’attacco può quindi essere considerato come una provocazione e un atto di sabotaggio contro un nuovo eventuale processo di pace. Si può sostenere che coloro che hanno orchestrato il massacro di Parigi siano gli stessi poteri che hanno fatto in modo che venisse ad esistenza una questione curda e che hanno interesse affinché il problema continui. Coloro che non vogliono una soluzione politica democratica del problema curdo, i poteri che si oppongono a una soluzione democratica e che vogliono sabotare il processo, sembrano essere proprio quelli che hanno commesso questo atto brutale.

Conosciamo molto bene quali poteri hanno creato la questione curda. Dove e quando il Kurdistan fu diviso e disintegrato? Come venne creato il sistema globale che prevedeva la negazione e la distruzione del Kurdistan? Chi ha attuato, sostenuto e portato avanti il regime di genocidio culturale sulla comunità curda per 100 anni?

A questo proposito, il ruolo degli stati europei viene senza dubbio in mente. In particolare, il ruolo della Gran Bretagna e della Francia, viene in mente per primo. Questo perché il Kurdistan è stato portato alla sua situazione attuale con il Trattato di Losanna, sotto il quale le firme più importanti appartengono a Gran Bretagna e Francia. Il regime di genocidio culturale creato sul Kurdistan è stato sostenuto dagli Stati europei per oltre 90 anni.

D’altra parte, è un fatto noto che il regime di genocidio culturale creato sul Kurdistan dopo la seconda guerra mondiale è stato creato dal potere allora dominante, gli Stati Uniti d’America.

Naturalmente, insieme a loro vi erano i poteri regionali, primi fra tutti la Turchia e l’Iran. In passato, anche il governo iracheno ha svolto un ruolo importante in questo senso.

Infatti, come alcuni omicidi commessi in precedenza in Europa, il ruolo del governo AKP e dello Stato nel massacro è evidente con l’arresto di Ömer Güney, il suo stile di vita e le relazioni. Le esecuzioni extragiudiziali contro intellettuali curdi sono state perpetrate dalla “Gladio” turca per decenni.

Sappiamo che l’AKP e lo stato turco sono coloro che hanno orchestrato l’evento stesso. Per molto tempo, gli agenti della polizia turca hanno scritto che i leader del Pkk dovrebbero essere uccisi in tali omicidi e, assieme a loro, i giornali che li pubblicano. Non deve sorprendere che il massacro sia  avvenuto sulla scia di tali affermazioni.

A seguito degli eventi, la reazione della leadership dell’AKP è stata quella di assoluto panico. Il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, i suoi deputati Mehmet Ali Şahin e Hüseyin Celik hanno fatto dichiarazioni che gridavano colpevolezza. Questa reazione, evidentemente, ha mostrato che erano coloro che hanno pianificato ed eseguito il massacro. Infatti, Mehmet Ali Şahin ha dichiarato che tali atti possano accadere in Germania, indicando così tale piano era in atto.

Cosa significa questo? Significa che dentro l’AKP e la Turchia sono presenti alcuni circoli che non vogliono che la questione curda sia risolta, che vedono la propria esistenza e sovranità politica in funzione della questione curda e che continuano a condurre un regime di genocidio culturale sul Kurdistan.

Dal punto di vista dei kurdi, la posizione e le dichiarazioni fatte da Erdogan sono, in sostanza, non dissimili da quelle del CHP e MHP. Mentre CHP e MHP esprimono più apertamente le loro opinioni, le osservazioni di Tayip Erdoğan sono spesso più demagogiche, più insidiose, più subdole e ingannevoli. Si può sostenere che col massacro di Parigi il processo di pace sia stato sabotato, provocato e sprecato, prima ancora che potesse iniziare.