Palermo, Newroz il 20 Marzo
Palermo Solidale con il Popolo Curdo invita a festeggiare il capodanno curdo – Newroz – a piazza mediterraneo nel cuore del quartiere popolare e multietnico di Ballarò. Sarà una festa, nell’ambito di Anima Ballarò (https://www.facebook.com/events/1060968037260022/), per celebrare l’inizio della primavera che per i popoli della mesopotamia assume un significato di riscatto, autodeterminazione, diginità e liberazione.
PERCHE’ NEWROZ ?
Molte culture antiche, seguendo il calendario solare, fanno coincidere il capodanno con l’equinozio di primavera, il 21 marzo. Nella Persia pre-islamica tale ricorrenza prende il nome di Newroz (dal persiano: Nuovo giorno) ed è riconducibile alle feste zoroastriane in onore del sole e del fuoco. Questa festa popolare viene celebrata da 3000 anni da tutti i popoli discendenti dall’impero persiano: Afghani, Georgiani, Tagiki, Uzbeki, Curdi, ecc. Per questi ultimi, il Newroz assume significati molto particolari.
In Turchia il Newroz è stato per anni vietato, semplicemente in quanto espressione della cultura curda, la cui stessa esistenza non è tutt’oggi tollerata o addirittura concepita dal governo e dal pensiero comune turco. Così come il Newroz, ogni manifestazione dell’identità curda è stata sistematicamente repressa, colpita, condannata e zittita, sino a vietare l’uso stesso della lingua curda in tutti i luoghi pubblici.
Per i curdi, il Newroz non è solo un’antica festa tradizionale, ma la celebrazione di un’identità popolare che esiste, resiste e si esprime ancora nonostante la censura, la repressione e la feroce violenza che da più di 70 anni il governo turco infligge alla popolazione curda.
Oggi il Kurdistan Turco vive una situazione drammatica: da mesi diverse città subiscono un pesante coprifuoco militare, l’esercito massacra la popolazione civile, distrugge le abitazioni e costringe centinaia di migliaia di persone a scappare verso un futuro incerto e pericoloso. Tutto ciò avviene nel silenzio agghiacciante dei media e con la complicità dell’Unione Europea, che ha di recente pagato un vero e proprio pizzo di 3 miliardi di euro alla Turchia, per la creazione dei nuovi Hot Spot, lager dei giorni nostri in cui bloccare centinaia di migliaia di profughi alle porte delle “Fortezza Europa”.
Festeggiare il Newroz vuol dire stare a fianco di chi resiste e lotta non solo per la propria libertà, ma per quella di tutti i popoli oppressi. La lotta del popolo curdo è anche la nostra, sostenerla è necessario affinché possa essere davvero un “nuovo giorno” per i popoli del medioriente e per tutte le donne e gli uomini liberi del Mondo.
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Newroz
Il Newroz è il capodanno nella tradizione del popolo curdo. Letteralmente significa nuovo giorno, e viene festeggiato a ridosso dell’equinozio di primavera, secondo una tradizione che ha le sue radici nella religione precrisitana lo zoroastrismo.
Oggi il valore religioso è accantonato, in quanto la popolazione curda pratica principalmente il musulmanesimo, e condivide una cultura laica. Il festeggiamento del Newroz nel corso degli ultimi decenni ha assunto un ruolo culturale e identitario: è diventato la festa della “curdità”, di un popolo che si riappropria della propria cultura, negata e repressa dai diversi governi che si sono succeduti negli anni, che hanno provato a negare l’origine della festa, o in molti casi a reprimerla militarmente.
Ancora oggi in Turchia le celebrazioni sono circondate dalla polizia, e spesso caricate, mentre in Siria sono state colpite da attacchi kamikaze.
Kurdistan
Il territorio in cui vive il popolo curdo si estende a cavallo dei confini di quattro stati, la Turchia la Siria l’Iran e l’Iraq. Si stima che i curdi siano almeno 30 milioni, e risultano la popolazione priva di un proprio stato più numerosa al mondo.
Trovandosi a vivere in stati in aperto conflitto tra loro, la popolazione soffre da decenni per la frammentazione, e le difficoltà di transito nel proprio luogo d’origine in base alle scelte dei rispettivi governi, e al contesto bellico in evoluzione.
Ogni territorio insediato dal popolo curdo ha un diverso rapporto con il rispettivo governo centrale, ma dal momento che per ognuno dei governi, i curdi rappresentano una minoranza, hanno subìto e subiscono diverse forme di persecuzione. Le esecuzioni sommarie e le fosse comuni sono state una dura realtà per il Kurdistan iracheno sotto Hussein, i bombardamenti e gli omicidi di attivisti sono tutt’ora in corso in Turchia, mentre in Siria e in Iraq le milizie curde affrontano l’Isis.
Scontro Isis
Gran parte delle forze di terra dell’Isis (Daesh) sono concentrate nelle zone limitrofe a quelle controllate dai curdi in Siria e in Iraq. Il Rojava, ossia la regione controllata dalle milizie curde in Siria ha subìto diversi tentativi di invasione dalle forze Isis, culminate nel 2014 con l’occupazione di Kobane, poi riconquistata dalle divisioni YPG e YPJ.
Le milizie curde sono diventate simbolo dell’autodeterminazione delle donne grazie alla loro divisione femminile, lo YPJ che ha giocato un ruolo fondamentale nelle battaglie contro gli invasori dello stato islamico. Dopo la liberazione di Kobane, le forze del Rojava hanno proseguito la loro avanzata, riuscendo a liberare gran parte del suolo siriano occupato, in un’impresa culminata con la liberazione della città usata come mercato degli schiavi dall’IS a febbraio di quest’anno.
Sul versante iracheno del conflitto le truppe curde dei Peshmerga affrontano le forze dello stato islamico, arginandone l’avanzata, e accogliendo sin dall’inizio del conflitto gli sfollati in fuga dalle persecuzioni etniche e religiose dell’Isis. Nel 2014 la fuga di centinaia di migliaia di profughi dalle città occupate è stata difesa e coperta dalle truppe dei Peshmerga, impedendo ulteriori stragi e persecuzioni dalle forze dello stato islamico.
Persecuzioni di Erdogan
Per tutto il ventesimo secolo il popolo curdo ha subito diverse persecuzioni e la sistematica cancellazione della propria memoria storica, all’interno di uno stato turco che imponeva a tutte le minoranze presenti un’idea di Turchia che negava l’esistenza di qualunque etnia.
A partire dal suo primo mandato nel 2002, l’attuale presidente turco Recep Tajyp Erdogan ha continuato l’opera repressiva e perpetrato innumerevoli crimini contro il popolo curdo, che continuano ancora oggi.
Sono migliaia gli attivisti attualmente in carcere in Turchia, e si contano centinaia di omicidi politici di giornalisti, deputati e personaggi di primo piano che vengono tutt’ora perpetrati in Turchia. Negli ultimi mesi si è assistito ad un’escalation dello sforzo militare da parte del governo Erdogan contro le milizie del partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e contro semplici cittadini, con bombardamenti sulle città a maggioranza curda, e diversi coprifuoco militari, durante i quali sono state segnalate centinaia di esecuzioni sommarie, il più recente a Cizre, nella provincia di Sirnak.