Ora è il momento per creare una forte unità e solidarietà

Intervento di Hatip Dicle, ex deputato e membro della delegazione di pace di Imrali alla manifestaizone nazionale a Roma per la ‘Libertà per Ocalan e per tutte e tutti i prigionieri politici & Difendiamo il Rojava per la libertà e la pace in Medio Oriente’

Cari amici e compagni preziosi,

Siamo nel ventesimo anniversario della cospirazione internazionale, avvenuta il 15 febbraio 1999, contro il signor Ocalan. Mi congratulo e saluto tutti gli amici e i partecipanti che sono qui tra di noi e che hanno contribuito a questa resistenza.

Venti anni fa, il sistema capitalista della modernità catturò il leader Öcalan con una cospirazione internazionale. Questo arresto ha creato un sistema di isolamento e di tortura, Imrali. L’isolamento che, a poco a poco, è divenuto sistematico in tutta la società, in Turchia e in Kurdistan dimostrando di essere sotto una dittatura fascista. Questa dittatura ha spazzato via tutte le posizioni democratiche che il nostro popolo aveva conquistato con la lotta negli ultimi decenni. Se all’esterno appare come una lotta contro il popolo curdo, all’interno della Turchia fa massacri e semina terrorismo fascista.

Sappiamo che questo disegno ha origine dall’’ultima amministrazione dell’Impero Ottomano. Leader fascisti come Hitler, Mussolini e Franco si sono ispirati a loro, ed hanno attuato le medesime strategie fasciste, le quali hanno ormai raggiunto il livello più crudele nella dittatura fascista in Turchia guidata dall’AKP e del MHP.

Dovremmo tutti sapere che questa ondata fascista può essere superata solo da una forte alleanza e da una resistenza totale, composta da tutte le forze democratiche presenti nell’arena nazionale e internazionale. Leyla Güven, coopresidente di Hakkâri del DTK, deputato di Hakkâri dell’HDP nonché rappresentante principale della resistenza di oggi, ha capito che il primo passo della lotta contro il fascismo consiste nell’ opporre resistenza al completo isolamento di Ocalan. Questa è una decisione storica.

La compagna Leyla è un esempio concreto di come una donna kurda sia diventata simbolo di una coscienza e di una volontà. Perché sapeva benissimo che l’isolamento del leader di un popolo significa anche l’isolamento dell’intero popolo. Oggi, lei e altri 300 compagni, continuano in modo risoluto con lo sciopero della fame. Leyla orgogliosamente sventola la bandiera di 101 giorni di sciopero della fame. Li salutiamo tutti con rispetto. E inviamo migliaia di saluti al signor Öcalan che si trova in isolamento assoluto a İmralı.

È senza dubbio un diritto naturale per ogni popolo scegliere liberamente il proprio futuro e di vivere e praticare liberamente la propria cultura, le cui radici risalgono a centinaia di anni fa. Questo diritto è un diritto del popolo curdo, come di ogni popolo. Tuttavia, il popolo curdo ha perso i suoi diritti naturali oramai da quasi un secolo. Ad esempio, oggi in Turchia, la presenza di questi antichi popoli è ufficialmente negata. Si viene assimilati e turkizzati con metodi repressivi.

Le nostre persone non possono utilizzare liberamente la loro lingua, né istruire i loro figli in madre-lingua. Tutti i valori storici e culturali sono sotto la minaccia di distruzione da parte della Repubblica Turca. Tutto ciò, rientra nell’alveolo dei crimini contro l’umanità.

Il Kurdistan, il paese dei popoli oppressi, fu diviso in quattro parti dopo la prima guerra mondiale. Distrutto da Iran, Iraq, Siria e Turchia in quelli che sarebbero dovuti essere i suoi confini ufficiali, il Kurdistan ha dovuto affrontare la persecuzione illegale delle politiche dello stato coloniale nel corso di tutto il secolo. Tutte le nostre ricchezze naturali furono depredate. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise.

La nostra gente non ha mai accettato questo destino di persecuzione ed ha sempre resistito. Perché sapeva che questa è una lotta dell’umanità contro ogni tipo di genocidio. Questa è la fonte della sua invincibilità. Per noi la lotta epica portata avanti dai curdi e dai suoi popoli alleati contro DAESH in Siria, è una lotta sia per l’umanità che per la libertà.

Il Medio Oriente non dovrebbe essere più un territorio in cui centinaia di migliaia di persone vengono uccise dalle bombe. Ma dovrebbe essere una regione che non ha i confini rigidi propri di uno stato-nazione e nella quale viene praticato un sistema sociale, ecologico e democratico in cui la libertà e l’uguaglianza delle donne operano pienamente. Oggi, gli obiettivi di questa strategia sono stati seminati in Rojava.

Il PKK ed il suo leader Abdullah Öcalan sono le forze politiche-ideologiche di questa lotta. Ocalan è il Mandela dei curdi. Lui è l’architetto della pace in Kurdistan, in Turchia e in Medio Oriente.

Come sapete, il Medio Oriente è il luogo di nascita delle tre grandi religioni del mondo. Tutte e tre le religioni sono sociologicamente un movimento rivoluzionario del loro periodo. Nonostante siano state trasformate oggi negli strumenti degli stati e delle classi dominanti, queste tre principali religioni l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam inizialmente erano dei movimenti rivoluzionari.

Infine, vorrei sottolineare che dopo due grandi guerre mondiali, i popoli europei hanno costruito dei sistemi che si basano su valori democratici, costituzionalizzando principi quali la democrazia, il federalismo, lo stato di diritto e la libertà facendo un passo storico, utile a tutta l’umanità. Sfortunatamente, oggi la democrazia europea è minacciata a causa di germogli fascisti, razzisti e di tendenze autoritarie che stanno nascendo nei vari Paesi.

Ora è il momento per tutti i democratici europei e i socialisti di creare una forte unità e solidarietà tra le forze democratiche guidate dai curdi in Medio Oriente. Facciamo questo sincero invito a tutti gli amici europei. Senza dubbio Leyla Guven e i suoi amici riusciranno a rompere questo totale isolamento contro il leader Ocalan.
Vi saluto tutti ancora una volta con questi sentimenti e questi pensieri.