Norman Paece: Delegazione nel Rojava, Siria settentrionale

Dal 14 al 24 settembre, insieme a una piccola delegazione composta dalla dottoressa Gisela Penteker (medica, IPPNW), dall‘avvocata Britta Eder, dal sociologo Martin Dolzer e dall’interprete Yilmaz Kaba, sono stato in Iraq nella provincia autonoma del Rojava nella Siria settentrionale. Obietto del nostro viaggio era di conoscere gli sviluppi della costruzione di una società basata sulla democrazia di base e sul sistema dei consigli nel territorio di insediamento curdo Rojava (Kurdistan occidentale) e di apprendere il suo significato per la regione, punto di incontro tra tre paesi (Siria, Iraq e Turchia), sempre più sommersa dalla guerra.

Il punto di partenza era Erbil in Iraq, dove la co-presidente del Congresso Nazionale Curdo Nilüfer Koc ci ha fornito un’analisi della situazione attuale, sulla quale incide soprattutto la guerra sempre più acuta della milizia terroristica di “Stato Islamico” (IS). Già il giorno successivo, attraversando il confine tra Iraq e Siria, ci siamo recati a Qamishli, la capitale del cantone Cizire. Dato che l’Iraq ha chiuso il confine verso il Rojava al traffico normale, siamo riusciti ad attraversare il confine con un ritardo notevole solo dopo un intervento da Berlino.

Il Rojava consiste in tre cantoni tra loro divisi territorialmente: Afrin presso Aleppo a ovest, Kobane al centro e Cizire, il cantone più grande, a est. Dato che anche il confine nord verso la Turchia è chiuso – il Rojava è oggetto di un embargo generalizzato – e che a sud il territorio siriano è controllato da IS, un viaggio tra i tre cantoni non è possibile.

A Cizire abbiamo avuto diversi incontri e visitato istituzioni. Così abbiamo avuto colloqui con il presidente, il presidente del consiglio e diversi ministri del governo di transizione. Questo governo gestisce gli affari correnti fino alle elezioni che sono previste tra due mesi, ma che dipendono dalla situazione militare complessiva – anche Cizire viene continuamente attaccato da IS. Il nodo centrale dei compiti del governo consiste nella trasformazione della società in un sistema di democrazia di base nel quale le diverse etnie e religioni hanno una codeterminazione e influenza basata sulla parità di diritti in tutti gli ambiti della vita. Così viene costruito in modo nuovo il sistema formativo – abbiamo visitato l’università che ha solo 20 giorni – il sistema giudiziario viene completamente ristrutturato e organizzato in modo nuovo, munendolo di un dipartimento di giudici popolari e di commissioni di arbitrato extragiudiziarie (*), e ovunque viene dato spazio e un peso visibile all’emancipazione e alla parità dei diritti delle donne. Abbiamo visitato l’Accademia Centrale delle Donne per la formazione delle donne in posizioni di direzione nei consigli delle donne e parlato con numerose organizzazioni delle donne dei loro progetti, per la realizzazione dei quali sperano di ottenere sostegno e aiuti anche dalla Germania. Manderanno alla delegazione le bozze dei loro progetti e noi abbiamo promesso di cercare possibili organizzazioni sponsor e di fare da intermediari.

Il Rojava dispone di ampi spazi di coltivazione di cereali e del 60% del petrolio siriano. A causa degli embarghi tuttavia al momento questa ricchezza della società non è disponibile a causa dell’impossibilità di esportare. Molti pozzi di petrolio sono chiusi, poiché IS trivella gli oleodotti per approvvigionarvisi per i suoi equipaggiamenti di guerra e le sue entrate finanziarie. Al momento il governo di transizione è impegnato nella diversificazione dell‘agricoltura. Molte merci raggiungono il cantone solo attraverso il contrabbando.

In queste condizioni un problema serio è costituito dall’approvvigionamento degli oltre 5000 profughi provenienti dalle montagne di Sengal (Sinjar) (Iraq). Sono stati salvati dagli attacchi di IS grazie ai combattenti delle Unità di Difesa del Popolo siriane e del PKK e ora vivono nel campo „Newroz“, che è stato in effetti costruito dall’UNHCR, ma non ne riceve più i rifornimenti. Motivo: il governo siriano non concede più i permessi per il lavoro dell‘UNHCR.

Il nostro soggiorno della durata di sei giorni a Cizire è stato funestato dalle notizie quotidiane dal fronte a Kobane. Abbiamo avuto un incontro prolungato con il portavoce delle Unità di Difesa del Popolo (**) che ci ha dato spiegazioni molto chiare e convincenti sui retroscena dei combattimenti, che ora a mano a mano vengono percepite anche dalla nostra stampa. In particolare su obiettivi e attività della Turchia e degli USA, non si fanno illusioni.

Dopo il nostro viaggio ci siamo recati sulle montagne di Kandil (Iraq), dove si sono ritirati i combattenti del PKK. Abbiamo potuto parlare della situazione con Cemil Bayik, il co-presidente dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK). Anche lui ci ha fornito un’analisi schietta dell’attuale situazione politica e militare. In seguito abbiamo incontrato una dottoressa tedesca che lavora da 20 anni sulle montagne di Kandil.

In conclusione abbiamo visitato il campo di Mahmour, 60 km a sud di Erbil, nel quale da 20 anni vivono 15 000 profughi curdi della Turchia. Anche questo campo è stato attaccato da IS, ma è stato difeso in modo efficace dai combattenti del PKK. Attualmente sono in corso difficili trattative con il governo autonomo di Erbil su uno spostamento del campo fuori dalla zona pericolosa poiché è continuamente minacciato da IS che si è posizionato a pochi chilometri di distanza.

In Germania i componenti della delegazione hanno già realizzato diverse iniziative e pubblicazioni e tenuto una conferenza stampa. Informazioni più dettagliate sul viaggio sono scaricabili da www.rojavadelegation.blogspot.de.

Amburgo, 11 ottobre 2014

Norman Paech

(*)(N.d.T.: nel testo originale tedesco “Konfliktkommissionen”, traduzione letterale “commissioni di conflitto”)

(**)(N.d.T.: nel testo originale tedesco “Volksbefreiungseinheiten”, traduzione letterale “Unità di Liberazione del Popolo”, ma probabilmente l’autore si riferisce alle YPG, sigla che sta per Unità di Difesa del Popolo)