Mettiamo che conquisti il Rojava, e poi che fai?

In Oriente, il conquistatore non guarda molto lontano. Valore e bottino gli bastano; non vede oltre la sua euforia per la vittoria. I social media turchi sono stati esuberanti nelle loro grida di guerra, da quando il Presidente USA Donald Trump la scorsa settimana ha annunciato l’imminente ritiro delle forze statunitensi dalla Siria. Sostenitori e oppositori del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si sono coalizzati, diventando un unico pugno. Hanno iniziato a maledire i curdi, i pagani. Sapete, le bocche vengono nutrite in questo modo in Oriente.

Coloro che dicono che non si risolve niente con guerre, invasioni, violenza e sangue sono una minoranza. Nel momento in cui aprono la bocca per dire qualcosa, partono le operazioni per reprimerli – basta guardare all’indagine contro 170 intellettuali e attivisti che hanno scritto una lettera la Parlamento turco all’inizio di quest’anno opponendosi all’incursione militare ad Afrin.

Il territorio immaginato da coloro che chiedono un’invasione turca è profondo 40 chilometri e lungo 911 chilometri. Fanno 32,880 chilometri quadrati! È più grande del Belgio!

Immaginiamo che la Turchia riesca a sequestrare quel territorio con il sostegno di jet e carri armati, come farebbe Ankara a tenerlo? Immaginiamo che voi, la Turchia, apriate sedi del servizio postale turco e di banche statali. Immaginiamo che distribuiate cibo e denaro. Cosa fareste con quella gente che, diversamente dai turchi ciprioti, vi considererà sempre un invasore?

Immaginiamo che in modo analogo a quanto ha fatto Stato ebraico con i palestinesi ai suoi inizi, cacciate i curdi e altri gruppi locali che non vi piacciono usando bande armate indisciplinate ai vostri ordini, e che mettiate al loro posto le famiglie di queste bande.

Come gestirete una situazione che Israele è incapace di gestire da 70 anni nonostante il suo esercito più forte? Tenete presente il vostro status di invasore, il vostro isolamento internazionale, il vostro esercito che è legato all’occidente e la vostra economia instabile.

A medio termine come può Ankara tenersi i territori siriani che ha sequestrato? Come potrà la Turchia tenere terre invase nonostante il rischio di isolamento totale, nonostante l’opposizione di Damasco, Teheran, Mosca e dell’occidente?

Non dimentichiamo, la Turchia è l’unico Paese che ufficialmente ha invaso territori siriani e che ha proclamato a gran voce i suoi piani di invaderne altri. Damasco ha richiesto la presenza di Iran e Russia, in effetti non hanno ancora consolidato alcun territorio, nonostante siano stati invitati a unirsi alla mischia.

Altre potenze, come USA e Francia, che di recente ha annunciato che sarebbe rimasta, hanno agito insieme ai curdi locali e dispiegato in Siria un numero ridotto di truppe.

Vediamo come il regime di Ankara, che ha un’economia collassata e continua la sua retorica di guerra contro Siria, Iraq, Cipro e Grecia, riuscirà a tenere insieme le cose quando inizieranno dispute aggiuntive con il Regno Unito, la Francia e la Siria.

Mettiamo da parte queste supposizioni e le tecnicità della questione. Cosa vogliono ottenere con questa invasione Ankara e le masse che la sostengono sia da destra sia da sinistra? Cosa c’è dietro queste parole sulla “sicurezza della Turchia”? Solo una profonda e vecchia fobia nei confronti dei curdi e una mancanza di visione e stupidità che ne risultano.

I curdi in Siria e in Turchia sono parenti che sono stati divisi gli uni dagli altri da un confine artificiale segnato da una linea ferroviaria. Nei giorni antichi, il confine, che era chiuso, veniva temporaneamente aperto durante le festività religiose.

Ankara si è trovata in stato di shock totale quando l’ufficiale fobia nei confronti dei curdi della Turchia, alla fine è tornata nel suo status-quo vecchio di 150 anni, mentre i curdi in Siria hanno magistralmente riempito un vuoto di potere e creato un governo locale de facto in Siria del nord. La colossale repressione di Ankara nei confronti dei curdi della Turchia si è trasformata in una fonte di prestigio a livello mondiale dopo il successo dei combattenti curdi a Kobane e contro Stato Islamico (ISIS).

Il governo di Erdoğan ha rifiutato di stringere la mano curda tesa dal Rojava nonostante gli attacchi contro Kobane e tutti gli insulti di Ankara. In aggiunta alla fobia per i curdi, che è il fattore reale dietro questo atteggiamento, il salafismo radicale ha aggiunto un’altra dimensione alla situazione. Ankara, che si è posizionata nella regione come uno sponsor di qualsiasi gruppo che si opponeva ad Assad, oggi non ha altra possibilità che quella di essere nemica del Rojava.

Nessuno ad Ankara ha pensato a guardare da una prospettiva diversa, a guardare al Rojava con occhi alla ricerca della pace, che nonostante le sue difficoltà ha creato un progetto pilota per un governo decentralizzato della regione. Nonostante la natura del regime renda impossibile una visione del genere, la mentalità dello Stato turco che si basa sulla sopravvivenza, ha mancato nel cogliere questa opportunità storica. Quello che resta sono animosità, guerra, brutalità, repressione, e distruzione – il consueto destino della regione e della sua popolazione!

A breve termine dopo la decisione di Trump di ritirare le forze statunitensi, il lavoro non è né iniziato né finito. Il fatto che la Francia e il Regno Unito continueranno a sostenere le operazioni della coalizione contro ISIS mostra che c’è stato un accordo implicito con le forze USA nel territorio.

Inoltre, quei due Paesi che hanno governato un tempo la regione, sono lì per conto di tutta l’Europa che ha sofferto molto degli attacchi ISIS. Questi due Paesi sanno bene che ISIS può essere eliminato solo con il sostegno delle forze curde sul terreno e che, contrariamente alle parole senza senso di Trump, Ankara, il cui sostegno a ISIS è evidente a tutto il mondo, certamente troverà un modo per proteggere il gruppo terrorista.

Questo è il motivo per cui la missione della Turchia di liquidare ISIS, decisa durante una telefonata tra Trump e Erdoğan la settimana scorsa, non può essere presa sul serio. Trump è sufficientemente illetterato per non riuscire a trovare la Siria su una carta geografica a caratteri grandi. In effetti la risposta razionale è che Erdoğan progetta di attaccare il Rojava usando la lotta contro ISIS come copertura.

Il nord della Siria, in particolare la provincia di Idlib, è diventata un campo di concentramento per combattenti jihadisti. Quell’area resta una bomba ad orologeria che nessuno – in particolare la Cina e la Russia – vuole veder esplodere. Quando arriverà il tempo cadrà nelle mani di Damasco, nonostante il coinvolgimento del protettore degli jihadisti, Ankara. Alla fine o troveranno rifugio sotto le ali del governo di Erdoğan o saranno distrutti.

Solo il tempo dirà se la mentalità orientale scaltra e da commerciante di Ankara sarà sufficiente per risolvere questa equazione a variabili multiple.

di Cengiz Aktar