L’isolamento di Abdullah Öcalan deve finire-La via d’uscita è a Imrali

Le pesanti condizioni di isolamento e la pressione psicologica su Abdullah Öcalan continuano. Da un anno né i suoi parenti né una delegazione politica possono visitarlo. Con nesso dei prigionieri a Imralı ormai da un anno è possibile prendere contatto dall’esterno. L’ultima visita a Öcalan a Imralı ha avuto luogo il 5 aprile 2015, all’epoca da parte di una delegazione dell’HDP. Nonostante i gravi eventi politici e militari che si sono verificati nel frattempo, il governo del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) da allora non ha permesso alcuna visita [N.d.T. il 28 e 29 aprile una delegazione del Comitato per la Prevenzione della Tortura ha potuto visitare Imralı, senza poter riferire particolari all’opinione pubblica, si veda in proposito: http://www.retekurdistan.it/2016/05/il-cpt-ha-incontrato-abdullah-ocalan-sullisola-di-imrali/]. Così è stato impedito che le idee di Öcalan diventassero pubbliche. Con i suoi avvocati comunque ormai non ha più contatti da cinque anni.

Da un anno la situazione non è chiara. Non ci sono informazioni sul suo stato di salute o le condizioni di sicurezza dei prigionieri. Tre mesi fa nei media è apparsa la notizia che due prigionieri da Imralı erano stati trasferiti nel carcere di Silivri (Istanbul). Ma non gli è stato consentito di riferire della situazione a Imralı.

Questa situazione non è accettabile. Abdullah Öcalan, il rappresentante della popolazione curda non può essere considerato un prigioniero qualunque. Öcalan che ormai da diciassette anni viene trattenuto sull’isola carcere di Imralı è stato dichiarato loro rappresentante politico da oltre dieci milioni di persone sottoscrivendo una petizione. Ogni giorno in ogni luogo del mondo manifestano migliaia di persone chiedendo la sua libertà. Queste persone sono preoccupate dello stato di salute del loro rappresentante politico. Vogliono sentire la sua voce, le sue idee.

Abdullah Öcalan non è finito sull’isola carcere di Imralı per qualche reato che ha commesso. Ha il ruolo della personalità guida nella lotta per l’esistenza e la libertà di un popolo e per questo alla fine è stato sequestrato in Kenia e portato a Imralı. Quindi è una personalità politica ed è necessario che l’opinione pubblica possa conoscere le sue idee politiche. Per questa ragione l’isolamento che dura ormai da un anno viene praticato sia contro Öcalan che anche nei confronti dei milioni di persone che vogliono ascoltare le sue idee.
Questo isolamento è in qualche modo giustificabile dal punto di vista morale, giuridico o in base alla democrazia? Certamente no. Dal punto di vista giuridico il carcere di Imralı è un carcere di massima sicurezza di tipo F. Il diritto alla comunicazione con persone esterne per prigionieri in carceri di tipo F è stabilito dalla legislazione turca.

Oltre a Imralı non c’è un altro carcere di tipo F in Turchia, nel quale ai prigionieri vengono negate visite di familiari, avvocati e deputati. Questo significa che a Imralı la legislazione turca in vigore viene abrogata e che il governo dell’AKP agisce in modo arbitrario. Il sistema carcerario di Imralı non è soggetto solo alla Repubblica di Turchia. Anche USA e EU ne sono responsabili. E anche in base al diritto USA e a quello UE non c’è una base che possa giustificare queste condizioni di isolamento. (…).

Che dal punto di vista morale non ci sia giustificazione, non necessita di lunghe argomentazioni. Anche dal punto di vista degli standard democratici la vicenda è chiara. Nelle democrazie rappresentative europee il diritto alla libertà di opinione e l’accesso alle informazioni è un diritto umano fondamentale. Con le condizioni di isolamento di Öcalan da un lato viene violato il suo diritto alla libertà di opinione, dall’altro il diritto di milioni di persone all’accesso alle informazioni che vogliono sapere cosa ha da dire. Il carattere fascista dello Stato turco nel sistema di Imralı diventa del tutto palese. È allo stesso tempo un barometro per la democrazia in Turchia e in occidente.

Veniamo ora alle conseguenze politiche dell’isolamento totale di Öcalan. Effettivamente la politica turca dal 5 aprile 2015, data dell’ultima visita a Abdullah Öcalan non è in grado di funzionare. In questo periodo di tempo in Turchia ci sono state due elezioni parlamentari e anche le istituzioni politiche turche cercano di dare l’impressione di lavorare, in effetti non lo fanno. Perché nello scorso anno nessun problema del paese è stato risolto dalla politica turca. Le competenze delle istituzioni politiche nel paese sono state limitate, la politica nel suo complesso di fatto abrogata. Quello che resta è il comandante Tayyip Erdoğan e lo stato di guerra dal 24 luglio 2015.

Il risultato della dittatura di un uomo solo e della sua guerra contro la popolazione curda è evidente. Ogni giorno vengono pubblicati nuovi bilanci di questa guerra crudele. Forse la Turchia sta vivendo gli anni più bui della sua storia. Il numero di morti e di feriti è enorme. Intere città come Cizîr (Cizre) o quartieri come Amed-(Diyarbakır-)Sûr sono stati distrutti. Migliaia di persone sono state arrestate e incarcerate. Valori etici e morali in questa guerra hanno perso il loro significato. Feriti sono stati cosparsi di benzina e bruciati, cadaveri di vittime trascinati da veicoli blindati, cadaveri donne spogliati e messi in mostra e cimiteri bombardati dal cielo e distrutti.

Questa situazione è dinamite per il fondamento della vita comune di turchi e curdi. Sono le forze rivoluzionarie e democratiche in Turchia che mantengono in vita le prospettive di una vita comune tra i popoli, mentre il governo dell’AKP minaccia di distruggere proprio questa prospettiva.

L’ostilità dell’AKP nei confronti dei curdi ha assunto la misura di un genocidio e così rappresenta il più grande pericolo nella storia della Turchia. Per mantenere il proprio potere il governo di Tayyip Erdoğan non solo prosegue in questa politica genocida, cerca anche appoggi ovunque nel suo ambiente. Dagli USA alla Russia, dall’Europa fino all’Iran non c’è una porta alla quale questo governo non abbia bussato. Appoggio lo aspetta anche da forze come il Partito Democratico del Kurdistan (PDK), Al-Qaida e Stato Islamico (IS).
Il risultato porta il paese ogni giorno più vicino all’abisso. All’AKP comunque non importa della salvezza del Paese. Per loro la questione è il loro potere che con questo corso riusciranno a stento a mantenere. L’unica via d’uscita dalla situazione in cui si trova la Turchia attualmente si trova a Imralı. Oltre al rappresentante del popolo curdo Abdullah Öcalan nessuna forza è in grado di salvare la Turchia da questa situazione.

Ma è possibile che l’AKP per salvare il proprio potere prenda la via di Imralı? Penso che questa chance l’abbia sprecata. Nell’ambito del processo di soluzione gli sono state possibilità a sufficienza. Di ciascuna possibilità ha abusato per i suoi interessi e per il rafforzamento del proprio potere. Da ultimo il 5 aprile 2015 ha messo fine ai colloqui di Imralı e puntato sulla carta della guerra. Con questo si è giocato la sua ultima possibilità.

Le forze politiche in Turchia fuori dall’AKP e dal Partito del Movimento Nazionalista (MHP) devono riconoscere la realtà. Devono cercare singolarmente o insieme ad aprire il percorso verso Imralı. L’apertura di questa strada passa dalla fine delle condizioni di isolamento di Abdullah Öcalan. Di conseguenza queste forze politiche devono sostenere e rafforzare la campagna per la sua libertà. Perché isolamento a Imralı non significa solo isolamento della popolazione curda. È l’isolamento di tutti i popoli della Turchia.

di Selahattin Erdem, Kurdistan Report