L’Iran Detiene il Record delle Esecuzioni sui Minori: Rapporto delle Nazioni Unite

I membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite si sono riuniti per discutere la relazione annuale sulle violazioni dei diritti umani nel corso delle 34° sessioni per i diritti umani tenutesi a Ginevra, Svizzera.

Secondo il rapporto, in Iran le esecuzioni vengono effettuate generalmente per crimini ‘minori’ come l’utilizzo di sostanze stupefacenti. “Torture diffuse, prigionia politica, mancanza di garanzie per un giusto processo, persecuzione delle minoranze etniche e religiose, e severe restrizioni alle libertà di espressione, riunione e associazione pacifica continuano ad essere documentate quotidianamente,” viene evidenziato nella relazione.

Nel 2016 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto all’Iran di fermare l’esecuzione di minorenni autori di reati documentando cinque casi. La relazione ha inoltre sottolineato che altri due imputati minorenni sono stati giustiziati nel 2017 assicurando all’Iran il ‘record’ delle esecuzioni di minori. Decine di giovani che sono stati arrestati in Iran per reati commessi prima di aver compiuto i 18 anni sono nel braccio della morte nonostante le recenti riforme, ha dichiarato Amnesty International in un rapporto recente.

Si prevede che nei prossimi mesi l’Iran giustizierà altri 78 minorenni autori di reati, che sono stati accusati l’anno scorso. Il rapporto ha anche sollevato preoccupazioni circa l’attuazione della pena di morte negli spazi pubblici, anche di fronte ai bambini.

Sulla base delle osservazioni di Asma Jahangir, relatore speciale sui diritti umani in Iran, nel rapporto si afferma inoltre che le autorità iraniane hanno ordinato amputazioni oppure di accecare detenuti condannati così come frustarli.

Nella relazione viene specificata anche la mancanza di accesso ai servizi legali.

“Giornalisti, artisti, avvocati appartenenti a minoranze etniche, studenti attivisti, difensori dei diritti umani, e difensori delle donne e dei bambini sono tra i soggetti detenuti arbitrariamente, in condizioni miserabili, e spesso senza accesso a un avvocato, ad un adeguato trattamento medico, o alle visite delle famiglie – contrariamente alle stesse leggi iraniane,” si legge nel rapporto.

Un’altra questione all’ordine del giorno è data dalle misure “ingiuste” contro la popolazione non-sciita dell’Iran.

“I cittadini sunniti e musulmani sufi, cristiani, ebrei, baha’i, yarsan, e le comunità religiose di minoranza zoroastriane, subiscono vessazioni da parte dei funzionari governativi e sono condannati in maniera sproporzionata a pene più severe da parte dei giudici rispetto ai membri della maggioranza. I membri della comunità baha’i emergono per il trattamento particolarmente duro.”