L’infermiera tedesca e il PKK

DW ha viaggiato verso la montagna di Qandil nel nord dell’Iraq per incontrare Media, l’infermiera tedesca che ha trascorso gli ultimi 20 anni ad aiutare e curare i combattenti e i civili nella roccaforte del PKK.

DW: Media è un nome comune curdo ma non per qualcuno di Amburgo. Puoi rivelare il tuo vero nome ?
Media: Non c’è bisogno di farlo. Quel capitolo della mia vita è finito.

Come e quando hai deciso di lasciare la tua nativa Amburgo e venire in questa travagliata parte del mondo?
Avevo già incontrato delle persone curde in Germania nel centro culturale che hanno ad Amburgo ma ho voluto saperne di più su di loro e verificare le cose personalmente. Nel 1990 ho visitato il Kurdistan (sotto il controllo turco) per la prima volta. Vi ho trascorso sei settimane e ho visto un sacco di cose che mi hanno fortemente impressionata. Il mio secondo viaggio nella zona è stato nel 1992. Ricordo un carro armato di fattura tedesca bombardare un villaggio curdo nella zona di Midyat, circa 800 chilometri a sud est di Ankara. Non c’erano combattenti lì, soltanto civili impauriti, bambini feriti, donne… Molti di loro si nascondevano all’interno di una chiesa fino a quando i soldati turchi la assediarono. Dopo aver assistito a tutto questo e a diversi altri episodi di violenza indiscriminata ho deciso che, come essere umano, non potevo solo incrociare le braccia e guardare. Avevo incontrato persone che erano state brutalmente torturate in prigione, abitanti sfollati, ecc. ma tutti loro mantenevano la speranza in mezzo a un tale caos.

Quindi hai deciso di restare?
Si ma prima sono tornata in Germania per conoscere meglio il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Ho scoperto che le persone legate al PKK avevano un discorso politico molto solido. Erano forti e pronti a fare enormi sacrifici per raggiungere i loro obiettivi.

Eri già politicamente attiva in Germania?
Non fino a quando ho incontrato i curdi. Ci sono molti cosiddetti partiti rivoluzionari in Germania, ma tutto quello che fanno è parlare. Ero alla ricerca di qualcosa che poteva davvero portare un cambiamento e non riuscivo a trovarlo tra di loro.

Dici che non sei tornata in Germania da quando sei arrivata sulle montagne di Qandil nel 1993. Come ricordi quel momento ?
Il 1993 è l’anno del primo cessate il fuoco tra Ankara e il PKK ma non c’erano segni di tutto questo qui tra le montagne di Qandil. I bombardamenti erano pesanti quanto prima e così ho dovuto lottare per far fronte all’enorme quantità di combattenti feriti nel piccolo ospedale che avevamo allora.

Hai ricevuto un addestramento al combattimento ad un certo punto ?
No, lavoravo già come infermiera ad Amburgo ed è quello che ho fatto qui per gli ultimi due decenni. Oltre a questo, provvedo a formare il personale paramedico come i tre curdi che lavorano con me qui oggi e inoltre mi reco anche al campo di Mahmur – un campo profughi per i curdi turchi nella regione autonoma curda dell’Iraq – per offrire aiuto quando hanno bisogno di me, sia attraverso l’assistenza medica sia attraverso la formazione .

Come siete riusciti a realizzare quest’ospedale? Dove avete preso i fondi ?
Quello precedente che avevamo nel villaggio di Lewce era stato bombardato dagli aerei turchi quattro anni fa. Ho avuto la fortuna di essere addetta alla formazione in un altro villaggio quel giorno. Dopo l’incidente, ero in viaggio da un villaggio all’altro a seconda delle esigenze della popolazione locale fino a quando siamo riusciti a costruire questo edificio nel 2012. I fondi provengono da fonti private, sia dal Kurdistan sia dalla diaspora curda ma non abbiamo nessun tipo di aiuto istituzionale. Ciò nonostante, il governo regionale curdo ha contribuito recentemente con dei farmaci. In un giorno normale otteniamo una media di 30 consultazioni mediche.

Sia da combattenti sia da civili ?
Viene anche gente lontana ad esempio da Suleymania, circa 260 chilometri a nordest di Baghdad. La maggior parte di loro si lamenta di un sistema sanitario corrotto che non possono permettersi. Qualche giorno fa ho curato una donna che aveva avuto 12 radiografie della stessa spalla e posso dirvi di molti altri casi simili, come quello di un uomo che aveva perso un rene a causa di un intervento chirurgico non necessario, una ragazza che aveva trascorso mesi con un’infezione perché su di lei era stata usata una siringa non sterilizzata… La corruzione è diffusa nella regione del Kurdistan iracheno, e molti nel personale sanitario cercano solo di arricchirsi a spese dei malati. C’è un altro ospedale a Lewzha oggi gestito dal governo regionale curdo, ma è scarsamente equipaggiato e non funziona come dovrebbe.

Tornando alla politica , sei fiduciosa circa il processo di pace in corso tra Ankara e il PKK ?
I combattenti curdi stanno lasciando il suolo turco e stanno venendo qui come concordato lo scorso marzo ma non c’è ancora alcuna mossa da parte turca. Vorrei anche dire che le persone nel Medio Oriente hanno vissuto insieme e in armonia per migliaia di anni, ma le cose vanno male quando le posizioni religiose o etniche sono portate in mezzo a loro. Oggi i curdi si battono per i loro diritti più elementari ma hanno sempre sottolineato il fatto che essi sono disposti a vivere in pace con turchi, arabi, persiani e tutto il resto delle persone che vivono nella regione.

Sei stata testimone per 20 anni di una guerra che va avanti da oltre 30. Molti indicano un conflitto “congelato” senza cambiamenti visibili. Sei d’accordo ?
In realtà c’è stato un grande cambiamento tra i curdi. Oggi non solo non hanno paura di dire che sono curdi, ne sono anche fieri. E’ un cambiamento fondamentale che li ha indotti a lottare per ottenere l’istruzione nella loro lingua e i mezzi per sostenere la loro cultura. Alcuni anni fa la maggior parte di loro si sarebbe tenuta fuori dai fatti ma oggi tutti sanno che devono lottare per la propria libertà.

Fino a quando ti fermerai qui?
Resterò finché hanno bisogno di me. La gente in Europa gira le spalle ai curdi e alla gente in Medio Oriente nel suo complesso. Tuttavia, il numero di individui europei che si uniscono ai curdi sta crescendo di giorno in giorno. Solo il mese scorso tre nuovi volontari sono arrivati dalla Germania.

DW