L’anatomia del processo di soluzione curdo-turco -I-

di Amed Dicle – Il titolo originale di questa serie in 4 parti che sarà pubblicata su KQ è “L’anatomia di un processo; chi ha rovesciato il tavolo di Imrali”. E’ stato inizialmente pubblicato in turco su ANF.

La visita dei parlamentari del Partito della Pace e della Democrazia (BDP), Ahmet Turk e Ayla Akat Ata, all’isola di Imrali il 3 gennaio nel 2013, ha portato le riunioni avviate precedentemente tra Abdullah Ocalan e i funzionari statali ad un nuovo livello.

Fin dal 27 luglio 2011, nessuno aveva sentito più niente da parte di Ocalan. Questo ha fatto da sfondo alla visita dei parlamentari del BDP. Ocalan era preparato alla visita e aveva già deciso come avrebbe avviato il nuovo processo.

Ecco come Ocalan ha introdotto:

“Questo processo è in corso fin dai tempi di Ozal, Erbakan e Ecevit. Ci abbiamo lavorato su per 20 anni. Esso ha cessato negli ultimi due anni e mezzo. Hanno cercato di invalidarmi negli ultimi 14 anni. Si avvicinano a me con l’intento di annientarmi; continueranno a farlo. Ci saranno alcuni che vorranno sabotare questo nuovo processo (esattamente una settimana dopo questa frase, Sakine Cansiz e le sue compagne sono state uccise a Parigi). Dopo ogni incontro tenuto qui sentiamo di guerriglieri che perdono la vita. Questo è il modo in cui inviano i loro messaggi. Gli incontri che stiamo avendo con i funzionari statali sono importanti. Scriverò una lettera sugli sviluppi dei nostri incontri. Vi proporrò un metodo mentre mi accingo a predisporre questa lettera. Una commissione legislativa dovrebbe essere formata in parlamento affinché sovrintenda al ritiro dei guerriglieri. Potrebbe definirsi Commissione per la Verità o Commissione per la Riconciliazione…

… Se i guerriglieri devono ritirarsi, allora deve essere formato un consiglio di pace al fine di evitare violenze e abusi contro il popolo.”
Ocalan ha detto queste cose il 3 gennaio 2013, alle 10:00 circa. Ahmet Turk e Ayla Akat Ata erano seduti attorno al tavolo insieme ai funzionari statali. Questa riunione, e tutte quelle precedenti e successive, sono state videoregistrate dallo Stato. Ciò significa che lo Stato è in possesso delle centinaia di incontri che si sono verificati sull’isola tra Ocalan, l’HDP e lo Stato.

In tutti questi incontri, Ocalan ha costantemente definito la sua missione, quello che entrambe le parti avrebbero dovuto fare al fine di perseguire una soluzione pacifica e quali passi legislativi avrebbero dovuto essere intrapresi. Ha superato molti ostacoli e ha fatto critiche significative sia verso il governo che verso il PKK. Durante questo periodo, Ocalan ha scritto 15 lettere al PKK spiegando il suo approccio al processo. In diverse occasioni ha fatto dichiarazioni aperte al fine di favorire il processo.

Nel corso di tale incontro Ocalan ha anche riassunto le sue aspettative sul processo:
“Vogliamo istituire i curdi come un’unità democratica. Finché ciò non sarà costituzionalmente e legislativamente riconosciuto, la pace non potrà essere stabilita. Come potremo vivere? Come possiamo vivere senza un riconoscimento legislativo e costituzionale di 20 milioni di persone? Questo è il motivo per cui sto ideando un piano d’azione”.

Così Ocalan ha delineato il suo piano per entrambe le delegazioni che stavano ascoltando e prendendo appunti:

1- La garanzia di un’atmosfera di inattività militare.
2- Un processo legale e costituzionale.
3- Un processo di normalizzazione.

Ocalan ha inviato una lettera all’amministrazione dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK) che elencava queste voci. Dopo aver ricevuto una risposta alla sua lettera da parte del KCK, Ocalan ha presentato il suo piano in tre parti alla delegazione dello Stato il 13 febbraio 2013. Questo piano d’azione doveva inoltre essere inviato al KCK.

La lettera di Ocalan, scritta a mano, consisteva di 22 pagine ed era intitolata “Piano di azione per una pace democratica”. La prima parte comprendeva 7 articoli, la seconda parte ne comprendeva 5 e la terza parte era formata da 7 articoli.

Nella prima parte, dopo aver messo in guardia entrambe le parti sull’importanza del linguaggio usato per il sano sviluppo del processo, Ocalan affermava questo:

“Una volta che entrambe le parti avranno raggiunto un accordo sui principi fondamentali, un significativo ritiro dalle aree di conflitto dovrebbe essere raggiunto entro il giugno 2013.”

Più in basso nel documento, Ocalan ha espresso un’aspettativa fondamentale che non è mai stato realizzata dal governo.

“Tutti gli ostacoli interposti al ritiro dovrebbero essere eliminati, e dovrebbero essere predisposte con urgenza delle vie d’uscita legali”.

Nel quarto articolo della prima parte del suo piano Ocalan aveva richiesto una commissione formata dal governo, che avrebbe dovuto monitorare la situazione nelle regioni da cui i guerriglieri si ritiravano; inoltre, Ocalan aveva proposto l’istituzione di un gruppo di saggi.

Ocalan aveva affermato che “una volta che l’atmosfera di inattività militare fosse stata raggiunta” si sarebbe manifestata la seconda fase. Questa parte del processo, compresi gli emendamenti giuridici e costituzionali, doveva essere completata entro l’autunno.

Così Ocalan aveva espresso le sue aspettative per la seconda fase:
“Passi costituzionali. In primo luogo, devono essere affrontati alcuni articoli problematici, in primo luogo la legge elettorale e la legge sui partiti politici, alcune leggi fondamentali devono essere democratizzate e deve essere sottoscritta la Carta Europea dell’Autonomia Locale”.

Ocalan chiede una modifica alla definizione di cittadinanza e chiede che sia liberata da ogni riferimento etnico e religioso, e sostiene che “a tutte le identità dovrebbe essere consentito di esprimersi liberamente”.

Ocalan ricorda che, per una rapida progressione del processo, dovrebbe esserci un contatto con il mondo accademico, i media e la società civile. Afferma altresì che le conferenze e i workshop sarebbero molto utili per le questioni normative e costituzionali.

Ocalan ha spiegato che senza il completamento del primo e secondo stadio la terza fase, la fase di normalizzazione, non era possibile.

Ocalan ha affermato che l’assistenza internazionale sul monitoraggio di queste fasi potrebbe essere una buona idea.

Nel documento Ocalan aveva delineato la terza tappa in 7 articoli. Ocalan scriveva “il fulcro di questa fase è normalizzare la vita mettendo fine all’atmosfera di guerra e costruire un clima di pace permanente. L’abbandono delle armi è subordinato alla soluzione ontologica della questione curda”.

Ocalan aveva detto che il piano che aveva elaborato era una bozza e che entrambe le parti avrebbero potuto trasformarlo in un documento congiunto.

La delegazione che rappresentava lo stato alle riunioni di Imrali aveva accettato la bozza di Ocalan e assicurato che sarebbero state prese le misure necessarie. In seguito, anche il KCK aveva risposto positivamente al piano, e Ocalan fece il suo appello storico per il ritiro nel giorno del Newroz del 2013.

In un incontro con la stampa il 25 Aprile 2013, Murat Karayilan dichiarò che le forze della guerriglia avrebbero cominciato il ritiro dalla Turchia l’8 maggio. Il processo sarebbe poi progredito di conseguenza. Solo pochi giorni dopo l’8 maggio, quando i primi gruppi della guerriglia avevano cominciato a ritirarsi, il portavoce del governo, al momento, Bulent Arinc, affermò che “potevano andare all’inferno”. Mentre ciò che ci si aspettava del governo era che prendesse iniziative legislative e si preparasse all’avvio della seconda fase, come indicato nella bozza di documento.

continua….