Intervista con Xale Nemir, l’immortale
Lo chiamano Nemir, l’immortale, Xalil Heme, 69 anni, due figli che combattono ora a Kobane e lui appena portato via per farsi curare dopo che i cecchini di Daesh hanno provato a ucciderlo per la quarta volta nella sua vita.
Due proiettili nel braccio sinistro ed altre cicatrici su tutto il corpo sono il ricordo dei precedenti tentativi di stenderlo. Appena guarirà, ci dice, tornerà tra le macerie di Kobane a combattere. Perchè Xalil è una vita che difende la sua terra, il Kurdistan, perchè il Kurdistan, da sempre è attaccato: dalle potenze europee che lo hanno smembrato in quattro parti all’inizio del secolo scorso, dagli Stati che lo hanno annesso e provato ad annullarne lingua e cultura.
E i curdi si difendono da sempre.
Xalil ha combattuto in Siria prima contro Al Nusra, ora contro l’ Isis.
Lo fa per i curdi, ma parla immediatamente a chiunque combatte il fascismo.
Perchè quando Xalil indica la natura di Daesh, mercenari di un esercito predone che distrugge tutto ciò che non gli è uguale e che non può dominare, noi riconosciamo un tratto fondamentale del fascismo: dividere il mondo in amici e nemici ed attaccare i secondi.
Anche per questo la resistenza di Kobane ed il progetto politico della Rojava sono immediatamente antifascisti.