Questa terra è la mia terra

Gli attivisti presenti al confine turco-siriano hanno incontrato Halil Demir membro del D.P.B. Partito Regionale Curdo, di seguito la trascrizione dell’intervista.

Perchè Kobane? Perchè l’Isis sta investendo soldi, risorse e perdendo un alto numero di uomini per conquistare Kobane?

Kobane è un simbolo, rovesciato anche per loro, una strategia di annientamento contro i curdi e il loro progetto. E’ una questione politica.

Vogliono strategicamente prendere Kobane per eliminare la realtà curda dentro la Siria. Vogliono eliminarla anche come canale di comunicazione. Se cade Kobane possono muoversi ed attaccare più facilmente anche i cantoni di Afrin e Chomislo.

Quindi gli aggiornamenti di ieri sugli spostamenti dell’ Isis verso Serekanye vanno letti in quest’ottica? La resistenza di Kobane ha determinato questo cambio di strategia?

Sì, loro adesso vogliono aprire un nuovo fronte visto che Kobane resiste e così le popolazioni curde delle zone del Kurdistan turco nelle vicinanze. Concentrandosi su Serekanye i curdi non potranno mandare aiuti.

Voi in questa sede vi occupate anche della gestione dei campi, quanti campi sono gestiti direttamente dai curdi?

Cinque.

Quante persone vivono nei campi?

Di preciso non lo sappiamo, circa dieci mila. Molti altri in fuga da Kobane sono andati in altre città.

I civili che ancora vivono a Kobane non sono riusciti a uscire o hanno scelto loro di rimanere dentro?

“Potevo andare via, ma questa terra è la mia terra”, mi ha detto un anziano che non se l’è sentita di partire.

Si riesce a fargli arrivare aiuti?

Riescono a mandare un camion al giorno. Un camion però è pochissimo. Tante persone, più o meno 7 mila vivono ancora li.

Ovviamente hanno dovuto cambiare il tipo di attività di sussistenza.

Non possono lavorare: se mandiamo aiuti sopravvivono, altrimenti no.

Il problema è che gli aiuti arrivano con grande difficoltà.

Esatto, il governo turco permette il passaggio di un solo camion e il sabato e la domenica non passano.

Come fanno invece ad uscire, per esempio i feriti?

E’ molto difficile, molti feriti curdi, arrivati al confine con la Turchia, vengono tenuti là per ore e così le loro condizioni peggiorano drammaticamente, inoltre spesso la polizia turca entra negli ospedali dove si trovano i feriti curdi e li arresta.

Per esempio dove?

Nell’ospedale di Urfa la polizia ha fatto irruzione, con la scusa di un’informativa su un pacco bomba e una pistola mai trovate e arrestato con l’accusa di terrorismo 7 feriti dell’YPG e due infermieri che lì facevano i volontari.

Invece alcune notizie affermano che feriti jihadisti sono stati curati negli ospedali turchi, è vero?

Si, possono venire negli ospedali e farsi curare liberamente, senza problemi. Questo succede a Gaziantep, Urfa. Io stesso ne sono stato testimone: due mesi fa mia moglie era malata e si trovava nell’ospedale di Gaziantep e con i miei occhi ho visto cinque membri dell’Isis venire in ospedale per farsi curare e poi uscire e spostarsi senza alcuna difficoltà.

Come li hai riconosciuti?

Dal modo di vestire, di parlare, dalla capigliatura e la barba. Si riconoscono anche dalle ferite che hanno, soprattutto ferite da proiettile.

Dovevano avere dei passaporti con se per essere registrati?

Si, avevano dei passaporti. Probabilmente è stata la stessa polizia turca a portarli in ospedale, ma di questo non abbiamo le prove. Mentre il governo di Erdogan non ha mai definito l’Isis come gruppo terrorista, criminalizza quotidianamente tanto il PKK quanto l’YPG.

Secondo te per quanto tempo andrà avanti questo conflitto?

Ancora per un altro anno, credo.

Cosa pensate dell’intervento della coalizione americana?

Quando la coalizione ha bombardato durante il regime di Saddam ci ha impiegato quattro giorni ponendo così fine a ciò che rappresentava. Nel nostro caso basterebbero un paio di giorni per porre fine al dominio dell’Isis

Perchè allora bombardano?

Vogliono crearsi l’immagine di difensori dei curdi e stanno giocando con le nostre vite. Vogliono portare entrambe le parti al logorio.

Gli Stati Uniti stanno trattando con la Turchia per ottenere una base aerea per poter bombardare l’Isis e in cambio Erdogan chiede di aiutare il suo governo a creare una zona cuscinetto che dovrebbe occupare una parte del territorio del Rojava, circa 20 km, e creare una no fly zone.

Si, già stanno pianificando ciò. Questo cuscinetto però servirà solamente a bloccare i curdi e gli aiuti a loro destinati, così come la relazione e connessione dei tre cantoni della Rojava.

 

Marco, Alessandro, Camilla, Filippo Centri Sociali del NordEst/Ya Basta! Bologna

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