Imola-Trama di Terre: Stop Yazidi Genocide!

Ci vediamo domani alle 17 al Centro Interculturale delle donne di Trama di Terre – via Aldrovandi, 31, Imola – per mandare il nostro messaggio di solidarietà e di lotta alle donne yazide. Vi aspettiamo! #StopYazidiGenocide
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UNITEVI ALLA CAMPAGNA: #StopYazidiGenocide

WE RISE WITH YAZIDI WOMEN! ONE BILLION RISING AND YAZDA CALL ON THE WORLD FOR GLOBAL SOLIDARITY WITH AND FOR YAZIDI WOMEN ON AUGUST 3


[traduzione a cura del Centro interculturale delle Donne di “Trama di Terre”]

IMMAGINI DI SOLIDARIETÀ DA TUTTO IL MONDO!
Stanno già arrivando immagini da tutto il mondo: Filippine, Swaziland, Taiwan, Regno Unito. Manifesta la tua solidarietà insieme a noi!
Domani, mercoledì 3 agosto 2016, in solidarietà con YAZDA, One Billion Rising chiama il mondo ad esprimere solidarietà a Nadia Murad e alle migliaia di donne e bambine yazide catturate e vendute per servire da schiave sessuali e ad esigere la liberazione delle 3.000 oggi prigioniere.
YAZDA è un’organizzazione yazida attiva in a livello internazionale, nata nel 2014 per rispondere alle diverse esigenze della comunità yazida in seguito al genocidio perpetrato nell’Iraq settentrionale dall’auto-proclamato Stato islamico. La missione di Yazda è offrire sostegno alle vittime del genocidio e lavorare per la sicurezza futura della minoranza etnico-religiosa yazida. Per altre informazioni e per esprimere solidarietà anche con gesti concreti: www.yazda.org (donazioni: www.yazda.org/donations/) [v. anche sotto].

ESORTIAMO IL MONDO A ONORARE LE VITTIME DELL’ATTACCO GENOCIDA SFERRATO NEL SINJAR DUE ANNI FA.
IN QUANTO COMUNITÀ MONDIALE, È NOSTRO DOVERE CONTINUARE A DAR VISIBILITÀ ALLE LORO STORIE INDIVIDUALI E ALLA LORO SITUAZIONE, CON LA FORZA DELLA NOSTRA SOLIDARIETÀ.
ORGANIZZATE EVENTI E AZIONI SOLIDALI NELLE VOSTRE COMUNITÀ.

Qualche suggerimento: cortei, veglie, camminate [o biciclettate]; video e fotografie di solidarietà; mobilitazioni: a scuola, in ufficio, con amiche/amici e familiari; espressioni di solidarietà on-line nelle reti dei social media: riempiamo il mondo di messaggi di sostegno alle nostre sorelle yazide e di richieste di giustizia per loro, MERCOLEDÌ 3 AGOSTO DATE VISIBILITÀ AL TEMA USANDO LO HASHTAG: #StopYazidiGenocide

MERCOLEDÌ 3 AGOSTO, FACCIAMO AZIONI DI SOLIDARIETÀ PER ONORARE LE VITTIME DELL’ATTACCO GENOCIDA ALLA COMUNITÀ YAZIDA – PER NON DIMENTICARE MAI!
ESIGIAMO LA LIBERAZIONE DELLE 3.000 DONNE YAZIDE PRIGIONIERE!

Mercoledì 3 agosto 2016 è il secondo anniversario della brutale aggressione sferrata alla popolazione yazida nella provincia del Sinjar (Iraq settentrionale): due anni da quando l’IS/ISIL/ISIS o Da’esh ha imperversato su città, villaggi e territori abitati da tempi ancestrali da questo gruppo etnico-religioso, uccidendo oltre 5.000 uomini e anziane/-i, riducendo in schiavitù oltre 7.000 donne e minori e costringendo alla fuga oltre 400.000 persone [http://time.com/4152127/isis-yezidi-woman-slavery-united-nations/]; due anni dalla crisi umanitaria che ha visto migliaia di profughe/-i interne/-i yazide/-i chiuse/-i in trappola sul massiccio del Sinjar, accerchiate/-i dai combattenti dell’Isis determinati a sterminare questo popolo originario, a morire di sete e per mancanza di riparo [http://time.com/3085270/iraq-yazidi-mount-sinjar-islamic-state-refugees/]; due anni dall’inizio del genocidio del popolo yazida, che continua ancor oggi, con la violazione delle case, dei luoghi sacri e del corpo delle donne.

Il rapporto Chilcot pubblicato di recente nel Regno Unito rivela le responsabilità dell’ex-primo ministro britannico Tony Blair e dei suoi principali alleati, a cominciare dall’ex-presidente americano George Bush, nella guerra illegalmente dichiarata all’Iraq a marzo 2003 e nell’occupazione militare illegale che ne è seguita; e ribadisce dunque il collegamento causale tra la guerra in Iraq e l’ascesa dell’IS/ISIL/ISIS nella regione.

Nadia Murad, 23 anni, è una vittima dei delitti dell’IS/ISIL/ISIS in Iraq: brutalmente stuprata da più di 12 miliziani per tre mesi, è una delle oltre 5.000 donne yazide sequestrate e ridotte in schiavitù dall’IS/ISIL/ISIS nelle sue scorrerie presso le comunità yazide dell’Iraq settentrionale. Riuscita a fuggire, Nadia ha in seguito narrato le cose terrificanti che ha vissuto nelle mani dei miliziani dell’IS/ISIL/ISIS, allo scopo di richiamare l’attenzione sul genocidio in atto: come lei e altre ragazze fossero costrette a pregare prima d’essere stuprate, il trattamento subito nella compravendita come sabia, schiave.

«Non valevamo neppure il prezzo del bestiame. Le ragazze le violentavano in gruppo, facevano cose che la mente non riesce a immaginare. Commettevano stupri e azioni genocide in nome dell’Islam. Quando m’hanno condotta a Mosul per stuprarmi, ho scordato mia madre e i miei fratelli. Perché quel che facevano alle donne era più duro della morte» (Nadia Murad).

La minoranza etnico-religiosa yazida è fra le più antiche della Mesopotamia e oggi in Iraq conta una popolazione di circa 600.000 persone, di cui 400.000 risiedevano nel distretto del Sinjar e 200.000 tra Ninive e la provincia di Dohuk. Questo, prima dei fatti del 3 agosto 2014: quel giorno, dopo l’improvviso ritiro delle forze curdo-irachene (i peshmerga), l’IS/ISIL/ISIS (Da’esh) ha attaccato con ferocia e occupato la zona del Sinjar. La caduta del Sinjar ha provocato l’esodo caotico dell’intera popolazione yazida della provincia del Sinjar: almeno 150.000 persone sono fuggite nella regione autonoma curda, a migliaia sono rimaste intrappolate sul massiccio del Sinjar e nei villaggi circostanti.

La parte della popolazione yazida stretta nell’accerchiamento ha sopportato condizioni di vita durissime, con penuria di cibo e d’acqua per molti giorni. Un numero assai maggiore di persone, perlopiù minori (soprattutto bambine/-i piccolissime/-i) e anziane/-i, sono morte di sete e per la mancanza di riparo durante la terribile prova vissuta sulla montagna e il processo d’evacuazione.
La catastrofe ha causato la fuga della stragrande maggioranza della popolazione del Sinjar verso il Kurdistan iracheno e siriano e la Turchia; quando la loro zona è rimasta indifesa, è stata costretta a fuggire anche la popolazione yazida delle cittadine di Bashiqa, Bahzani, Mahad, Shikhan e d’altri villaggi della piana di Ninive. La comunità delle/dei profughe/-i yazide/-i si trova tuttora nella morsa d’una crisi umanitaria: decine di migliaia di persone sono rimaste senza tetto e prive di mezzi e soffrono di malnutrizione e problemi sanitari, e le/i minori sono la fascia più vulnerabile. Dall’inizio della crisi, l’IS/ISIL/ISIS ha assassinato oltre 3.000 uomini yazidi e venduto migliaia di donne yazide come schiave sessuali, macchiandosi dei delitti di stupro e [altre forme di] violenza sessuale nei confronti di migliaia di donne e minori yazide/-i prigioniere/-i; durante l’attacco al Sinjar ha sequestrato almeno 5.000 yazide/-i, in maggioranza donne e minori, che ha dislocato in diverse regioni dove vengono messe in vendita come schiave sessuali; a tutt’oggi, decine di donne prigioniere sono state uccise e molte altre si sono suicidate.

«L’attacco dell’ISIS ha radici nella storia recente: è la diretta conseguenza di tutti i disegni politici introdotti in Iraq con l’occupazione. Gli Stati Uniti hanno contribuito alla presa di potere dei gruppi politici sciiti e ridotto all’emarginazione una gran parte del paese, identificata come sunnita. C’era solo da aspettarselo che la fase successiva vedesse emergere dinamiche religiose settarie, coi vari gruppi religiosi a combattersi l’un l’altro. I leader dell’ISIS subivano tortura nelle prigioni militari statunitensi o in quelle del governo sciita insediato dagli Americani. Quando per lungo tempo si sottopone una persona alla tortura, si può ottenere un ardente difensore dei diritti umani, ma è ben più probabile che ne venga fuori un animale che non pensa ad altro che al modo migliore di vendicarsi. È questo che è accaduto ad Abu Bakr al-Baghdadi, detenuto nel carcere di Bucca, torturato dagli Americani e preparato al ruolo che avrebbe poi ricoperto nella vita, quello di capo dell’ISIS. Prima del 2003, nessuno di noi avrebbe saputo dire quale parte del paese fosse sunnita e quale sciita: per l’Iraq era una cosa nuova, ed eccoci ora a coglierne i frutti – e il prezzo di tutto ciò l’ha pagato il benessere delle donne»

Yanar Mohammed, fondatore dell’OWFI Organisation of Women’s Freedom in Iraq (Organizzazione per la libertà delle donne irachene) e attivista del “V-Day” e di “One Billion Rising”

«L’ISIS s’è macchiato del crimine di genocidio oltreché di molteplici crimini contro l’umanità e crimini di guerra, nei confronti delle donne e degli uomini yazidi, migliaia delle/dei quali sono tenute/-i prigioniere/-i nella Repubblica araba di Siria, dove subiscono orrori pressoché inimmaginabili. L’ISIS intendeva distruggere il popolo yazida con l’assassinio, la riduzione in schiavitù, specie sessuale, la tortura e i trattamenti disumani e degradanti e la deportazione. Le dichiarazioni pubbliche e l’operato dell’ISIS e dei suoi combattenti sono chiara dimostrazione che l’ISIS mirava alla distruzione totale o parziale delle/degli yazide/-i del Sinjar, che costituiscono la maggioranza della popolazione yazida mondiale»
dal rapporto delle Nazioni Unite sul genocidio del popolo yazida

Dal 3 agosto 2014, l’IS/ISIL/ISIS tiene sotto attacco le comunità yazide della zona del massiccio del Sinjar.

Il più grande massacro di cui sia abbia notizia ha avuto luogo a Kocha: uccisi quasi tutti gli uomini sopra i 18 anni, secondo le denunce circa 400.

A tutt’oggi:
5.000 persone yazide uccise, 7.000 sequestrate, 400.000 profughe;
2.576 donne e minori sfuggite da sé o salvate dalla schiavitù nelle mani dell’IS/ISIL/ISIS;
circa 1.600 ex-vittime di riduzione in schiavitù da parte dell’IS/ISIL/ISIS rimaste in Iraq: le altre ricevono cure in Germania;
secondo le sopravvissute alla schiavitù in mano all’IS/ISIL/ISIS, centinaia di donne yazide si sono suicidate per sfuggire a nuovi stupri da parte dei miliziani;
di recente, 19 ragazze yazide sono state chiuse in gabbia e arse vive per essersi rifiutate di avere rapporti sessuali con gli aguzzini dello Stato [sedicente] islamico.

ONE BILLION RISING invita le attiviste e gli attivisti OBR di tutto il mondo a levare la propria voce in solidarietà con le nostre sorelle yazide.
OBR esorta a offrire sostegno economico a YAZDA (www.yazda.org), organizzazione che porta aiuto e assistenza diretti alle donne yazide che stanno in Iraq oppure sono fuggite all’estero come richiedenti asilo: strutture residenziali, cibo e vestiario, counseling, terapie psicologiche, assistenza umanitaria – e inoltre attività educative, raccolta di documentazione sul genocidio e campagne d’inform-/azione per tener viva l’attenzione sulla questione, sostenendo la lotta delle donne yazide per sopravvivere e ottenere giustizia.

In particolare, vi invitiamo a sostenere economicamente lo YAZDA’s Psychosocial Treatment and Trauma Support Center (Centro di terapia psicosociale e sostegno al trauma). Creato nel marzo 2015 a Dohuk, città dell’Iraq settentrionale sotto il controllo delle forze curde, questo centro si occupa degli abusi e delle violenze sessuali massicci e sistematici subiti dalle donne e dalle bambine yazide prigioniere dell’IS/ISIL/ISIS, offrendo:

– trattamenti sanitari d’urgenza, anche con ricovero ospedaliero, per le vittime di violenza fisica e sessuale;
– counseling e sostegno al trauma, o direttamente presso il centro oppure, se questo non è in grado di soddisfare le particolari esigenze individuali, inviando le vittime a organizzazioni specializzate;
– organizzazione di pellegrinaggi al santuario di Lalish, dove le sopravvissute possono far visita al leader religioso yazida Baba Sheikh, il quale trasmette loro un messaggio positivo di guarigione e accettazione, ribadendo il loro ruolo di membri preziosi della comunità yazida;
– istruzione e formazione finalizzata all’avviamento al lavoro, per aiutare le vittime a riprendere le redini della propria vita e a conquistare autosufficienza e indipendenza;
– creazione di reti di relazione e collaborazione con altre organizzazioni e con le agenzie locali e le comunità vicine, per svolgere attività e agevolare la reintegrazione delle sopravvissute nella società.

In quanto movimento mondiale mirante a far cessare la violenza sulle donne e sulle bambine, OBR:
chiede con forza la fine di tutte le guerre e le occupazioni militari da parte degli Stati Uniti e d’altre forze occidentali, che CAUSANO, PERPETUANO E RINSALDANO LA VIOLENZA;
esorta i media di tutto il mondo a continuare a tenere i riflettori puntati sulla violenza inflitta alle donne a causa di guerre e occupazioni, e a denunciare le cause scatenanti della guerra, affinché la pressione dell’opinione pubblica mondiale ottenga che i guerrafondai siano chiamati alle proprie responsabilità legali;
esorta le cittadine e i cittadini di tutto il mondo a ESIGERE GIUSTIZIA per Nadia Murad e per tutte le donne yazide, affinché siano trascinati in giudizio i responsabili del genocidio, della riduzione in schiavitù sessuale e del traffico delle donne e bambine da parte dell’IS/ISIL/ISIS in Iraq;
esorta il mondo a sostenere la battaglia legale per trascinare i responsabili di tutto ciò dinanzi alla Corte penale internazionale, affinché siano perseguiti i crimini commessi nei confronti di Nadia Murad e delle comunità yazide.

ESIGIAMO LA FINE DEL GENOCIDIO DEL POPOLO YAZIDA!
ESIGIAMO LA FINE DELLA RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ E DELLO STUPRO SISTEMATICO DELLE DONNE YAZIDE!
ESIGIAMO CHE I RESPONSABILI SIANO TRASCINATI IN GIUDIZIO!
MERCOLEDÌ 3 AGOSTO, FACCIAMO AZIONI DI SOLIDARIETÀ PER ONORARE LE VITTIME DELL’ATTACCO GENOCIDA ALLA COMUNITÀ YAZIDA – PER NON DIMENTICARE MAI!
ESIGIAMO LA LIBERAZIONE DELLE 3.000 DONNE YAZIDE PRIGIONIERE!