Il sistema scolastico di Kobane, dove si impara ‘la scienza delle donne’ e la lingua dei vicini

Nuova puntata del reportage della delegazione trentina nella città che ha resistito all’Isis. Sotto la lente di ingrandimento il modello formativo che punta sull’educazione alla cittadinanza

L’idea europea di “governabilità”, ovvero il fatto che un politico abbia una delega tale da dargli l’assoluto controllo sull’ambito di cui si occupa, in Rojava/Confederazione della Siria del Nord sarebbe considerata una sorta di ritorno alla dittatura.

Qui quando incontri gli amministratori, che siano i co-sindaci o co-presidenti di un cantone, li accompagnano sempre i rappresentanti di qualche comune, comitato o associazione a cui viene lasciata la parola quando si tratta di affrontare le questioni più specifiche. Così anche la presidentessa del comitato per l’educazione del cantone di Kobane, Intisar Osman quando la incontriamo è accompagnata dalle responsabili delle assemblee delle scuole di Kobane, Disgin Hali e Amira Mehedin.

Costruire il sistema scolastico qui non è stato facile. Innanzitutto vi era il lascito del regime di Assad: la proibizione di studiare lingua e letteratura curda, scuole troppo piccole o insufficienti rispetto alla popolazione e la mancanza di un’università a Kobane, i cui studenti dovevano recarsi sino a Raqqa o ad Aleppo. A ciò si sono aggiunte le devastazioni della guerra e la morte di numerosi insegnanti, diversi dei quali vittime dell’ultimo attacco dell’Isis alla città a fine giugno 2015.

Per poter iniziare l’anno scolastico 2015/2016 innanzitutto si sono dovute ricostruire le scuole, anche se all’inizio è stato necessario usare aule di fortuna. I testi di lingua e di letteratura curda dovevano essere scritti da zero. Mentre i libri di storia dovevano essere emendati dalla propaganda del regime di Assad e dall’integralismo religioso.

Intanto si formavano gli insegnanti. Nell’estate 2015 tutte le persone che avevano un minimo di studi e la voglia di insegnare hanno potuto seguire un corso intensivo di abilitazione di tre mesi tenuto da docenti esperti e dai professori universitari disponibili. Nel corso dell’anno scolastico i neo-insegnanti dovevano continuare a formarsi seguendo lezioni pomeridiane due pomeriggi a settimana. La mattina avevano a che fare con classi che contavano anche 70 studenti.

Oggi le classi hanno in media 35 studenti e l’obiettivo è portarle a 20 il prima possibile. In molte scuole, soprattutto nei villaggi, i bambini e le bambine delle elementari frequentano delle pluriclassi che raggruppano alunni di più anni. Ascoltando le insegnanti di Kobane mi sembra di risentire i racconti di mia prozia che faceva la maestra ad Aldeno subito dopo la seconda guerra mondiale.

Il cantone conta 537 scuole per 57.522 studenti (in maggioranza curdi) e 2.616 insegnanti (al 90% donne). Nell’intera regione dell’Eufrate, di cui il cantone di Kobane fa parte, vi sono 37.000 studenti curdi e 71.000 arabi. A tutti i popoli del Rojava /Federazione Siria del Nord è garantito il diritto di imparare la propria lingua e letteratura nel proprio alfabeto (i curdi scrivono con quello latino, gli arabi con quello arabo).

Gli alunni e le alunne di ogni gruppo linguistico studiano esclusivamente la propria lingua sino al quarto anno delle elementari e da quel momento in poi anche la lingua dei vicini, oltre che una lingua straniera (generalmente l’inglese e più raramente il francese).

Anche i cinquanta studenti arabi di Kobane hanno le proprie classi con programmi nella propria lingua. Insomma il sistema è assai simile a quello dell’Alto Adige/Südtirol ma mentre in provincia di Bolzano le soprintendenze scolastiche sono separate qui le assemblee dei docenti ed i comitati che sovrintendono il sistema di istruzione sono unitarie, ovvero comprendono docenti di tutti i gruppi linguistici.

Le elementari durano 6 anni, seguiti da altri tre di scuole medie inferiori e da altri tre di scuole medie superiori. Le scuole superiori presentano diversi indirizzi: professionale, letterario-umanistico e scientifico, ma vi è la difficoltà di trovare un numero necessario di docenti per coprire tutte le materie. L’istruzione è obbligatoria sino ai 14 anni e l’obbligo è rispettato nel 95 per cento dei casi.

Dalle elementari in poi si insegna una sorta di “educazione civica” che assume diversi nomi: “vita sociale” alle elementari, “cultura generale ed etica” alle medie, “scienze sociali” alle superiori. Si tratta di un’educazione alla cittadinanza basata non sul rispetto dello stato e delle sue leggi (l’autonomia democratica mira alla costruzione di una democrazia senza stato) ma piuttosto su quello delle diversità presenti nella società, oltre che sulla conoscenza dei principi democratici e sul funzionamento delle strutture di autogoverno.

Alle superiori è previsto come materia obbligatoria anche l’insegnamento della Jineoloji (“scienza delle donne”) che mira valorizzare il ruolo delle donne nella storia, nella cultura e nella società in modo da superare la visione maschilista e patriarcale che ha alimentato il nazionalismo e l’integralismo religioso.

Incontriamo in seguito anche Kemal Basraui il rettore dell’università di Kobane, aperta nel settembre 2017. Ci spiega per ora sono attive due facoltà: scienze e lingua e letteratura curda, con 16 docenti e 45 studenti e studentesse. Nel giro del prossimo anno contano di aprire anche agraria e sociologia, oltre a lingua e letteratura araba a Tell Yabad, capoluogo del cantone confinante.

Il rettore sarebbe interessato a stringere accordi con qualche università straniera in modo da avere un riconoscimento ufficiale che dia un qualche valore alle lauree della sua università, ad oggi non riconosciuta dallo stato siriano.

L’intero sistema di istruzione, dalle elementari all’università è pubblico e gratuito. Tutti i docenti e le docenti lavorano per un compenso che garantisce la sussistenza di se stessi e delle loro famiglie. D’altronde è quello che viene assicurato anche alle famiglie dei combattenti e delle combattenti YPG e YPJ.

di Tommaso Baldo