I silenzi dell’Europa

“Non sono le bombe, il vostro silenzio ci uccide”. È la frase apparsa in questi giorni sui muri di Ankara che richiama tutti noi alle nostre responsabilità.

I governi europei così preoccupati dallo sconfinamento di qualche aereo russo sui cieli turchi non hanno trovato le parole in questi anni per condannare le continue violazioni di diritti umani e civili in Turchia e le complicità del governo turco nei confronti dell’ISIS.

Non una parola infatti è stata spesa sull’assedio di Kobane, la città curdo-siriana stretta in una morsa tra l’ISIS che vuole distruggere il simbolo della resistenza civile al Califfato e la Turchia che ha chiuso i confini al passaggio anche di aiuti umanitari.

Confini invece sempre aperti per i miliziani dell’ISIS che hanno trovato nella Turchia una delle loro basi operative per rifornimenti di armi, denaro e per curare i combattenti feriti.

La Turchia, come l’Arabia Saudita, è infatti uno di quei paesi che ha giocato una partita sporca sulla vicenda siriana sostenendo più o meno direttamente gli uomini del Califfato in funzione anti Assad. Ancora oggi la partecipazione ai raid aerei in Siria ed Iraq ha come principale obiettivo colpire le postazioni curde che in questi mesi sono state l’unica linea di difesa contro la barbarie dell’ISIS.

Eppure la Turchia è un paese della NATO, che chiede soccorso agli alleati davanti alle provocazioni russe, ma a cui nessuno osa presentare il conto delle proprie responsabilità sulla crisi siriana e sulla negazione di diritti umani e civili all’interno del paese.

Abbiamo sentito un assordante silenzio sugli oltre 150 attentati nei confronti dell’HDP negli ultimi mesi e sulle continue violenze perpetrate nei confronti della popolazione curda.

Così come in silenzio abbiamo assistito all’assedio della Città di Czrine, la città turca nel Kurdistan turco, sottoposta ad un coprifuoco durissimo per espiare la colpa di avere dato all’HDP, il Partito Democratico dei Popoli, un consenso troppo largo alle ultime elezioni.

Ed oggi che quel silenzio è rotto dal fragore delle bombe durante la manifestazione per la pace promossa proprio dall’HDP assistiamo alla fiera dell’ipocrisia, al tentativo di attribuire un attentato di chiaro stampo politico all’ISIS, alle dichiarazioni di solidarietà con il governo turco da parte dei leader occidentali consapevoli che il governo turco è il primo responsabile di un’attentato che rientra pienamente dentro una strategia della tensione che in Italia conosciamo molto bene.

Erdogan vuole alzare il livello dello scontro nel paese per ottenere la maggioranza assoluta di seggi nel parlamento alle prossime elezioni del 1 Novembre, e per farlo rischia di trascinare il paese in una nuova guerra civile che potrebbe essere letale per la stabilità dell’intera regione oltre che per la stessa Turchia.

Il dramma è però rappresentato dalla miopia politica dei governi occidentali che restano in silenzio perché nessuno vuole avere problemi con il governo turco, perché è sempre un valido alleato nella gestione dei flussi migratori e soprattutto nell’alimentare un conflitto che alla fine ha fatto comodo a tutti in questi anni: alla nostra industria bellica, al mercato nero del petrolio, ai fondamentalisti di ogni genere e sorta.

Così oggi, a meno di un mese da un voto che potrebbe cambiare il corso della storia non solo della Turchia, il nostro dovere è quello di non restare in silenzio e di sostenere con tutte le nostre forze la lotta democratica dei popoli che si battono per la libertà e per la democrazia, anche quella nostra. Altrimenti anche noi, nel silenzio, diventeremmo complici.

di Erasmo Palazzotto
deputato di SEL
sinistraecologialiberta.it