Finalmente gli yezidi tornano a riconoscersi

Colloquio con Zerdest Derwis. Sul passaggio di una filosofia a una religione, l’espulsione degli yezidi e la costruzione di proprie strutture. Zerdest Derwis … è attivista di Meclisa Ciwanen Sengale, il Consiglio Giovanile di Sinjar. Junge Welt lo ha incontrato nella cittadina yezida di Khan Al-Sur in Iraq.

In Germania il gruppo di popolazione degli yezidi è diventato noto al pubblico solo per via dell’attacco di »Stato Islamico« – chiamato anche sprezzantemente Daesh in Medio Oriente – nell’agosto del 2014. Da allora si sa che si tratta di una comunità religiosa. Ma non si sa molto più di questo.

La regione Shengal (nome curdo per Sinjar in Iraq, jW) viene considerata sede principale degli yezidi perché la maggior parte della popolazione si trova qui. La fede yezida è molto antica e inizialmente assomigliava più a una filosofia che a una religione. Solo con il tempo lo yezidismo ha assunto un carattere più religioso. Soprattutto perché da oltre mille anni viviamo sotto l’influenza islamica.

La base dello yezidismo in passato costituiva la fede originaria dei curdi. Al centro delle convinzioni si trova Tausi Melek, l’angelo pavone. Incarna il bene nella natura come anche nella società e il vero. Accanto a Tausi Melek ci sono anche altri angeli, come sono descritti anche nella Bibbia: l’angelo Gabriele, l’angelo Michele – ci sono molti paralleli con il cristianesimo. Molte similitudini ci sono anche con lo zoroastrismo. I popoli che oggi vivono secondo questi principi e li praticano, sono tra gli altri gli Yarsani o Kakai in Iran e Iraq, nonché i curdi aleviti a Dersim in Turchia e naturalmente nella diaspora.

Se si fanno ricerche sullo zoroastrismo, si vede che ha caratteristiche simili. La differenza però sta in particolare nel fatto che nello yezidismo esiste solo il bene, mentre nello zoroastrismo regna il dualismo tra il bene e il male e si tratta di creare un equilibrio. Nello yezidismo non c’è un paradiso e un inferno, in netta contrapposizione con l’Islam.

Noi crediamo unicamente nell’angelo, la verità, il puro e il pulito nel senso di pensieri buoni. E nella forma di obiettivo di vita che viene praticato perché il bene sia dappertutto. Il modo stesso è visto come paradiso. C’è solo la reincarnazione come la si conosce dalle filosofie antiche: l’anima non muore mai e solo il corpo compie il processo naturale e diventa terra. Detto in breve: lo yezidismo è una filosofia della natura.

Lei parla di una religione molto antica. A quando risale?

Alcuni dicono che lo yezidismo si può ripercorrere fino al tempo del 3000 avanti Cristo. Naturalmente non è sicuro al cento percento. Le ricerche in proposito non bastano. Il popolo yezida è sempre stato perseguitato, non solo oggi. Gli yezidi stessi parlano di 74 massacri, di genocidi.

Per via delle persecuzioni gli yezidi non potevano praticare la loro fede in pubblico. Il 99 percento sono trasmesse oralmente. Le tradizioni orali la maggior parte delle volte sono difficili da confermare e difficili da indagare. Per questo parliamo di una tradizione che arriva fino al 3000 avanti Cristo, altri citano il 1500 avanti Cristo. Ci sono alcune date che a mio avviso sono un po’ esagerate, che parlano del 5000 avanti Cristo.

Com’è la pratica religiosa?

La meta di pellegrinaggio principale è il Lalish, nei pressi di Dohuk nel Kurdistan del sud (in Iraq, jW). Viene visitato annualmente. Quello che per i musulmani è la Mecca, per gli yezidi è il tempio a Lalish. A parte il pellegrinaggio annuale ci sono tombe in tutto il monte Sinjar, dette »Kubba«. Ogni tomba intorno alla montagna ha un determinato nome. Per esempio una tomba con il nome di Pir Awran o Sheich Shem, il Dio del sole. Sono divinità che vi sono rappresentate. Poi sono attribuiti i clan, la società è strutturata in clan. Cinque o sei clan per esempio hanno la loro tomba presso Pir Awran. Li seppelliscono i loro morti, lì vengono celebrate le cerimonie e le festività. Ci sono diverse classi. I Piri, i Fachiri, gli Sceicchi – queste sono le classi che si occupano delle questioni spirituali.

Ci sono molte festività nello yezidismo. Vengono celebrate soprattutto in queste città sacre. Come nella cerimonia alevita Cem, girano intorno al fuoco, la cerimonia alevita Cem è identica. Solo che nella cerimonia Cem si canta in turco, dagli yezidi in curdo.

Ci sono inni mortuari quando qualcuno muore, c’è un Pir, un Fachiro o un Murid, che legge le preghiere rituali. Nei matrimoni si leggono preghiere rituali. Non si pratica in determinati luoghi, ma ognuno che si trova a casa prega in piedi in direzione del sole all’alba e pronuncia ringraziamenti e desideri, ringrazia per il giorno. Normalmente si pratica così, in particolare da parte dei più anziani che si occupano molto intensamente della cultura. La maggior parte nella società non lo fa. Pregare è volontario, non è un dovere culturale o religioso. In effetti tutto nello yezidismo è volontario. Come secondo il carattere di fondo dello zoroastrismo, anche nello yezidismo è soprattutto una massima a essere importante: abbi buoni pensieri, pronuncia buone parole, compi buone azioni. Questo basta per essere un buon yezida. Per poter praticare bene la fede yezida, non è indispensabile pregare, non si deve necessariamente fare il pellegrinaggio a Lalish. C’è solo la buona condotta della vita.

Le ha già accennato ai 74 massacri subiti dagli yezidi. Quali sono le ragioni per questa persecuzione particolarmente drastica?

Quanti siano stati di preciso i genocidi in realtà non lo sa nessuno. È anche difficile ricostruire queste cose oggi. Gli yezidi sono un popolo sul quale esistono poche informazioni.

Le discriminazioni si basano sul fatto che non vogliono in alcun modo abbandonare il loro modo di vivere e la loro fede, che non si sono arresi agli imperi, alle varie strutture di potere. Per questo sono sempre stati costretti a fuggire in montagna e a difendersi lì.

Gli yezidi sono stati definiti come infedeli perché non hanno voluto convertirsi all’Islam. È iniziato con l’invasione araba della Mesopotamia.

Perché gli yezidi non sono mai stati convertiti ad altre fedi?

La cosa più probabile è che abbiano sviluppato determinati meccanismi di autodifesa. Nello yezidismo ad esempio esiste il divieto di sposare appartenenti a fedi diverse. È anche stato creato un sistema di caste, più o meno al tempo dello Sceicco Adi intorno all’anno 1100. Lalish in quel tempo è diventato il centro organizzativo degli yezidi. Prima dello Sceicco Adi questo sistema di caste non esisteva in questa forma.

Gli Sceicchi sono stati creati come una specie di quadri che svolgevano il loro lavoro direttamente sotto la guida dello Sceicco Adi. Si può vedere di nuovo la similitudine con lo zoroastrismo – infatti si parla di Zarathustra e dei suoi 20.000 uomini. Il popolo era sparso per il Kurdistan del nord, il Kurdistan occidentale, il Kurdistan meridionale il Kurdistan orientale. Con il sistema delle caste è stata creata un’istanza centrale che era informata della situazione della popolazione.

Quali caste ci sono e quali sono i loro ruoli?

I ruoli oggi non vengono più praticati così come sarebbe effettivamente previsto. Assimilazione modifiche sociali interne dovrebbero esserne la causa.

La casta degli Sceicchi è nata al tempo dello Sceicco Adi. Era legata direttamente a lui e era sotto la sua guida. Prima c’erano i Piri, che avevano una posizione superiore. I Piri giravano nella società, insegnavano la lingua curda, recitavano preghiere e praticavano le diverse cerimonie. Come nel cristianesimo un prete. Quando sono arrivati gli Sceicchi, l’attribuzione dei compiti si è ulteriormente differenziata.

Con gli Sceicchi sotto la guida di Adi si è arrivati al fatto che una linea di potere nella società viene accentuata di più. Oggi la casta degli Sceicchi è più altra rispetto ai Piri. Prima dello Sceicco Adi le donne erano più riconosciute di quanto lo fossero dopo. Per esempio c’era la Xatuna Fexra, la Dea della nascita, Dea dei bambini. Dopo lo Sceicco Adi questo ha perso di significato, il ruolo degli uomini è stato messo in primo piano. Per esempio da allora i responsabili spirituali erano solo uomini.

I Fachiri sono una classe spirituale che pronuncia solo preghiere rituali. Gli Sceicchi invece hanno un rilievo maggiore quando vengono prese decisioni nella società o quando si tratta di dirimere un alite. Il compito dei Fachiri è solo la trasmissione delle preghiere rituali, il passaggio ai prossimi.

Prima nei Piri erano uniti i compiti degli Sceicchi e dei Fachiri. I Piri erano nati ancora da un processo sociale naturale. Non c’era un’organizzazione dall’alto. Ma è aumentata con la nascita di sceicchi e fachiri.

C’è un consiglio yezida a Lalish, che ha la valenza di un governo. Responsabile per Lalish è l’alto consiglio, per così dire il consiglio spirituale. Nello yezidismo sono ammesse riforme, sono permesse e vengono perfino benvenute. A questo scopo è necessario che oltre la metà del popolo approvi un cambiamento. Ormai ovviamente non è più così. Ma il popolo ha ancora il diritto di veto su molte questioni.

Con l’aiuto dei guerriglieri del PKK e dei combattenti delle unità curdo-siriane YPG/YPJ alla fine del 2014 a nel 2015 »Stato Islamico« è stato cacciato dallo Shengal. In seguito è iniziata la costruzione di un’amministrazione autonoma degli yezidi. Come si configurano queste strutture sociali?

Finalmente gli yezidi tornano a riconoscersi. Possono vivere la loro cultura. Questi sono gli effetti dell’autogoverno. Prima non c’erano soluzioni accettabili per gli yezidi. Oggi si cerca di costruire queste strutture secondo le idee di Abdullah Öcalan: il confederalismo democratico. Si vedono già i primi frutti di questi sforzi. Il popolo si forma. Prima dell’attacco di Daesh la popolazione non sapeva niente di strutture organizzative e di difesa.

La base della vecchia filosofia yezida era il riconoscimento della donna. Oggi TAJE ha un ruolo importante, un movimento di liberazione delle donne delle yezide. Dispone anche di un braccio militare, le YJS, le Unità delle Donne di Shengal. All’inizio la costruzione di queste strutture naturalmente è stata difficile. Ma ora si vedono grandi progressi.

La cosa più difficile che abbiamo vissuto è stato che il popolo si era arreso. La sua unica speranza dopo i genocidi era di fuggire in Europa. In qualsiasi posto. Via da Shengal, via dall’Iraq. Una cosa si diceva sempre: »Noi non siamo adatti per questo Medio Oriente. Noi non possiamo vivere qui.«

Anche per questo è un passo molto importante che siano state fondate le Unità di Difesa degli Yezidi, le YBS. Ora i giovani sono pronti a difendere il loro popolo. Sono nati consigli. In mezzo alla guerra, quando qui c’era ancora Daesh, si è già riunito il consiglio costitutivo. Ora nei villaggi vengono creati consigli del popolo nei quali vengono inserite tutte le parti della società.

Inoltre c’è il movimento giovanile e quello delle donne che sono rappresentati anche nei consigli. Il consiglio costitutivo del quale ho parlato all’inizio attualmente si sta trasformando nel »consiglio complessivo degli yezidi«. Ora vuole rappresentare anche yezidi in Europa, Russia e in Armenia. In futuro si svolgerà un congresso nel quale si vuole fondare questo consiglio con sede principale a Shengal. Ci sono anche istituzioni economiche, cooperative, che lentamente vengono costruite. Si porta avanti l’agricoltura.

Lo sviluppo più bello per noi è che la popolazione crede di nuovo in se stessa. Questa coscienza di sé nasca perché il popolo vede che con il suo lavoro può creare qualcosa.

Per la Turchia questa costruzione di amministrazione autonoma è una spina nel fianco. Temete l’ingresso di truppe turche?

Sotto il Presidente turco Erdogan tutto è possibile. Il principio di un popolo libero e autonomo è l’esatto opposto di quello che vuole Erdogan. Quindi costituisce una grossa minaccia per il suo potere. Il pericolo che Erdogan vede nel Rojava, lo vede anche qui da noi.

di Peter Schaber, Junge Welt