Erdogan mette ordine
Al sindaco dell’AKP di Ankara dopo 23 anni sono state intimate le dimissioni. Pulizie all’interno del partito di governo. Il sindaco della capitale turca, Melih Gökcek, ha annunciato le sue dimissioni. »Oggi abbiamo parlato con il Presidente«, ha dichiarato il politico 69enne lunedì sera tramite il suo strumento mediatico preferito, il servizio di notizie brevi Twitter, dove lo seguono ha più di quattro milioni di persone. Sabato in una seduta straordinaria del consiglio comunale intende presentare le sue dimissioni.
Gökcek, che è sindaco di Ankara dal 1994, in Turchia per molti rappresenta la quintessenza del politico corrotto che lavora soprattutto per le proprie tasche. L’iscritto al Partito di governo religioso-nazionalista per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) è famigerato per suoi aspri attacchi agli avversari politici, in genere attraverso Twitter, ma anche per le sue confuse teorie del complotto. Così Gökcek ha sostenuto seriamente che potenze straniere stanno producendo terremoti artificiali nell’Egeo per indebolire la Turchia.
Nell’AKP non si tratta amare gli incarichi, ma di amare il servire, ha commentato sempre via Twitter il Presidente del partito e presidente dello Stato a stretto giro rispetto alle dimissioni del suo schierano Gökcek da lui stesso comandato. In precedenza nei giorni scorsi il sindaco di Istanbul, Kadir Topbas, e il sindaco di Düzce, Nigde e Bursa avevano rinunciato ai loro incarichi dopo che Erdogan aveva chiesto pubblicamente le loro dimissioni.
Ufficialmente le dimissioni sono avvenute »per libera scelta«. Ma nel retroscena pendeva la spada di Damocle di un presunto sostegno al movimento di Gülen, definito organizzazione terroristica di Fethullah (Fetö). Di fronte a questa accusa di questo tipo, anche duri avversari di Gülen come Gökcek non sono attrezzati, in effetti fino alla rottura tra Erdogan e Gülen tutti i politici di spicco dell’AKP avevano collaborato con l’influente setta.
Dopo il referendum vinto di misura con una maggioranza del 52 percento sull’introduzione del sistema presidenziale in aprile, il presidente dello Stato aveva lamentato »stanchezza materiale« all’interno del partito di governo. Con lo sguardo rivolo alle elezioni comunali e presidenziali del 2019 aveva chiesto inoltre un’accurata ristrutturazione.
Subentreranno da un lato giovani quadri che in parte rappresentano opinioni politiche ancora più fanatiche. Dall’altro punta anche su personalità esterne all’AKP per poter mantenere un’egemonia nell’area di destra. Così già si parla del capo del Partito fascista del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahceli, di fatto parte di un’alleanza di guerra anti-curda con l‘AKP e l’ex Presidente Primo Ministro dell’ormai marginale Partito conservatore di destra della Retta Via (DYP), Tansu Ciller, come candidati alla vice-presidenza.
Il retroscena è la crescita dalla concorrenza per l‘AKP. Così la politica dissidente dell’MHP, Meral Aksener, vuole fondare una nuova aggregazione finora nota nei media con il nome »Partito Democratico del Centro«. In Parlamento già quattro deputati dell’MHP e un ex-deputato del Partito kemalista Repubblicano del Popolo (CHP) si riconoscono nella futura unione di Aksener, alla quale attualmente nei sondaggi viene attribuito circa il 20 percento dei voti.Solo tra i curdi difficilmente il nuovo partito potrà trovare seguito. Perché sotto la responsabilità come Ministra degli Interni nell‘anno 1996 vanno alcuni di più gravi crimini di guerra nella lotta contro il movimento di liberazione, tra cui anche l’assassinio di migliaia di civili da parte di squadroni della morte.
di Nick Brauns,Juge Welt