Da Nasra a Berivan le donne yezide resistono

Il 3 Agosto 2016 è la data che segna il secondo anniversario dal massacro di Shengal. Abbiamo qui di seguito testimoniato la resistenza delle donne yezide passo dopo passo. Sono loro che con la loro voce rivendicano le donne yezide rapite e uccise da ISIS.

Un grido si è alzato da Shengal la notte del 3 Agosto 2014. Questo grido era il grido degli yezidi che vivevano a Shengal.

Il mondo intero è stato testimone dell’uccisione brutale di donne, bambini e anziani massacrati brutalmente dalle milizie di ISIS nemiche dell’umanità. Quando i miliziani di ISIS occuparono Mosul, l’11 giugno, la popolazione di Shengal, che si trova a 126 kilometri da Mosul, realizzò il pericolo e iniziò a imbracciare le armi. Il Ministro dei Peshmerga, responsabile della protezione della zona, annunciò che tutte le persone dovevano consegnare le proprie armi a loro e chiunque avesse tenuto delle armi o munizione nelle proprie case sarebbe stato punito. Dissero anche che nessuno doveva lasciare la propria terra e promisero che avrebbero protetto la popolazione.

Non mantennero la promessa

Nonostante avevano promesso di proteggere la popolazione, tutto andò in modo diverso. ISIS iniziò ad attaccare due villaggi yezidi chiamati Girk Zerik e Siba Sex Xidir il 3 Agosto. Allo stesso tempo, le forze armate dei Peshmerga iniziarono a ritrarsi senza aver tirato nemmeno un proiettile contro ISIS. La gente del villaggio Zorava di Shengal chiese alle forze peshmerga “Se ci lasciate, restituiteci le nostre armi, combatteremo noi”. I soldati peshmerga uccisero 3 yezidi solo perchè gli avevano chiesto le armi. Dopo che le forze peshmerga abbandonarono Shengal la popolazione yezida iniziò a lasciare Shengal per trovare rifugio sulle montagne sovrastanti Shengal. Molti scrissero articoli sull’esodo degli yezidi e molti commentarono questi eventi; tuttavia, nessuno fece nulla per chiedere conto di questo massacro. Quando si inizia a parlare del “giorno dell’editto” si capisce che molti elementi di quanto accaduto restano ancora nascosti.

Nuove immagini e documenti ci portano alla conoscenza del giorno dell’editto. Un video girato con un telefono cellulare il 3 Agosto ci mostra che i peshmerga chiusero la strada di accesso impedendo alla gente di fuggire dalle milizie di ISIS.

La chiusura della strada causò la deportazione di migliaia di donne yezide e l’uccisione di migliaia di persone per mano di ISIS.

Le forze HPG -YJA-STAR hanno soccorso la popolazione
Le HPG (Forze di Difesa del Popolo), le YJA-STAR (Combattenti delle Donne Libere) compresero il pericolo che stava fronteggiando il popolo yezida e si attivarono per prestare soccorso; tuttavia, il Partito Democratico del Kurdistan (KDP o PDK) bloccò le vie d’accesso. Dodici combattenti HPG riuscirono a entrare nella regione di Shengal. Quattro di loro furono arrestati dalle forze KDP. Gli altri otto andarono verso le Montagne di Shengal per avvisare la gente e proteggerli contro quanto stava per accedere. Nel giorno dell’editto questi otto combattenti evitarono riuscirono ad evitare che i miliziani di ISIS si dirigessero verso le montagne di Shengal combattendo contro di loro. Lo stesso giorno le YPG (Unità per la Protezione del Popolo) lanciarono un’operazione e aprirono un corridoio per il popolo yezida. Salvarono il popolo yezida dal un massacro totale. Migliaia di yezidi riuscirono a raggiungere il Rojava attraverso questo corridoio.

Non dimenticheremo il dolore e il tradimento
La strada asfaltata che come un serpente nero si avvolge attorno alle Montagne di Shengal ha visto tanta sofferenza pecorrerla. I vestiti e gli oggetti abbandonati sulla strada dagli scampati/superstiti (escapist) ci raccontano del massacro.

I protagonisti del 3 Agosto e i loro soccorritori non erano ancora stati provati a tal punto.

Ora, le forze peshmerga camminano liberamente nella Shengal liberata e sembra che niente sia accaduto. C’è un checkpoint dei peshmerga (Sicurezza Pubblica) ogni cento metri per controllare la popolazione yezida. Le forze KDP hanno imposto un embargo economico a una popolazione che ha già patito moltissimo. La popolazione yezida è soggetta alla pressione del KDP e dell’embargo. Il popolo yezida non dimenticherà questa sofferenza nemmeno tra mille anni. Non dimenticheranno la sofferenza e il tradimento…

“Proteggerò Shengal”

Le donne yezide si rendono conto dell’importanza dell’auto-difesa per poter salvare le donne rapite da ISIS e vendicare le persone uccise. Esse hanno giurato di vendicare le persone uccise. Berivan Sengal ha testimoniato le pratiche inumane di ISIS il 3 Agosto 2014. E la stessa Berivan, che ha giurato di vendicare la gente assassinata, ha deciso di prendere posizione e rendere consapevoli le donne. Berivan ha detto “Ho seguito una formazione ma non è sufficiente. Devo essere formata per accrescere la consapevolezza delle donne yezide. Abbiamo bisogno di auto-difenderci. Proteggerò Shengal preparando una milizia femminile”. Berivan è stata successivamente uccisa durante un bombardamento operato dalle Forze Armate Turche (TSK).

Berivan Arin è una delle donne che sono diventate immortali nella memoria per aver partecipato attivamente all’autodifesa delle donne yezide in seguito agli attacchi da parte di ISIS. Berivan ha testimoniato che le donne yezide sono state rapite e vendute come schiave. Ha detto: “Sono talmente adirata che voglio essere una risposta per tutte queste donne. Come donne yezide dobbiamo organizzarci prima di pensare al pane e all’acqua. Dobbiamo combattere contro la corruzione e attraverso l’educazione: è l’unico modo di combattere efficacemente. E’ arrivato il tempo di proteggere noi stesse. La priorità per le donne yezide è la nostra terra e la nostra cultura”.

L’Assemblea delle donne yezide fondata sulle montagne di Shengal
Le donne yezide hanno fondato l’Assemblea delle Donne Yezide sui monti di Shengal il 1 Luglio dello scorso anno tenendo la prima conferenza che ha visto la partecipazione di 180 delegate. L’ Assemblea delle Donne Yezide ha organizzato anche il primo incontro il 10 Agosto del 2015. Besê Xıdır Murat ha lanciato un appello al mondo intero da parte dell’assemblea affermando: “L’organizzazione è l’unica garanzia per la vita delle donne. Le decisioni governative che noi abbiamo fronteggiato ci mostrano la realtà. Possiamo proteggere noi stesse solo organizzandoci. Ci organizzeremo tra noi affinchè siano vendicate le donne uccise e deportate. Potenzieremo i nostri comitati e le nostre comuni”.

Le donne osservano un minuto di silenzio
L’Assemblea delle Donne Yezide di Shengal tenutasi il 14 Luglio 2016 ha fatto appello a tutte le donne nel mondo affinché si riconosca il 3 Agosto come “Giornata dell’Azione Internazionale contro il femminicidio e il genocidio”. Le donne in tutto il mondo osserveranno un minuto di silenzio il 3 Agosto alle 11:00.

Nel XXI° secolo il popolo yezida ha affrontato le atrocità inflitte da ISIS davanti agli occhi di tutto il mondo. “Non dimenticheremo le donne deportate, la gente massacrata e la sofferenza che abbiamo patito. Resisteremo anche se solo una di noi resterà viva” hanno affermato le donne yezide.

Il popolo yezida ha affrontato molte avversità nel corso della storia. Molte decisioni contro gli yezidi prese dalle autorità o potentati locali non sono conosciute semplicemente perchè non sono state scritte. Solo quelle che hanno avuto luogo nella storia più recente sono conosciute. L’esplosione avvenuta a Girizêr and Sîba Şêxidir nel 2007 fu all’origine dell’editto del 3 Agosto. All’epoca infatti si cercò di annientare il popolo yezida. Perciò riconosciamo questa esplosione di violenza come frutto di una decisione dall’alto e affermiamo che il popolo yeida ha fin’ora subito 74 decreti volti al suo annientamento. Il 3 Agosto 2014 è stato il giorno della morte. Questo giorno sarà ricordato nella storia come giorno nero. Il mondo intero è rimasto sordo e immobile verso la sofferenza delle donne yezide. Nessuno ha prestato orecchio al loro grido e nessuno ha rivolto lo sguardo ai bambini uccisi. Siamo consapevoli che nessuno può spiegare il dolore vissuto dall’altro. Tuttavia, parliamo con le donne yezide di quei giorni scuri e vogliamo condividere le loro storie con voi.

La strada sterrata è diventata il nostro letto e le pietre i nostri cuscini

Centinaia di yezidi che hanno trovato rifugio sui monti Shengal hanno poi proseguito a costruire una nuova vita nonostante tutte le difficoltà. Abbiamo incontrato Esmer Qeroe suo marito Mamê Eliyas mentre camminavamo tra le tende. Le rughe profonde sui loro volti mostrano le tracce di ciò che hanno affrontato in quei giorni. Esmer inizia a raccontare: “Ho detto a Eliyas: andiamo via. Non c’era acqua e faceva estremamente caldo. Prima di lasciare la nostra casa ho riempito due bottiglie e le ho messe in un sacco. Siamo arrivati a Qeraç e poi siamo partiti per il vilaggio di Kandil. Arrivammo lì di notte. Mia nipote portò 5 litri d’acqua. Camminammo per giorni. La strada sterrata era diventata il nostro letto e le pietre i nostri cuscini. Non ci importa delle difficoltà estreme che abbiamo dovuto fronteggiare; quello che non dimenticheremo sono i bambini, le donne e gli uomini catturati e deportati. Noi abbiamo ricominciato a mantenerci in vita passo dopo passo. Io voglio solo che questa gente fatta prigioniera sia salvata”.

Poi Elyas inizia a parlare: “Il popolo yezida è stato sotto la pressione dei turchi e degli arabi sin dal 1166. Il loro proposito era quello di annientarli ma non saranno mai annientati. Migliaia di persone furono uccise, deportate e forzate a cambiare religione da ciscun editto delle autorità. L’ultima volta abbiamo trascorso tre giorni e tre notti sulla strada. Devono capire che noi non lasceremo mai le nostre terre.”

Xezal Seedo è un’altra donna che porta con se il dolore del massacro. Xezal dice che il 3 di Agosto fu come la fine dei tempi: “La moglie di mio fratello prese i suoi bambini e andò a piedi al villaggio di Zeytûnî mentre noi andammo in centro a Shengal in macchina. Poi andammo a Geliyê Elî Sorka e iniziammo a scalare la montagna da lì. Non avevo più energie per scalare la montagna ma riuscimmo ad arrivare a Çilmêra. Dopo essere giunti lì arrivò mio nipote e ci portò fino a Serdeştê. Furono giorni estremamente difficili ma non potrò mai dimenticare le madri, le ragazze e le donne che furono rapite da ISIS. Non dimenticherò mai quello che abbiamo passato.”

“Tahlê è diventata la madre di noi tutti”
Gli yezidi scampati sui monti Shengal hanno raccontato di una madre chiamata Tahlê. “Tahlê è diventata la madre di noi tutti” ha detto la gente. Abbiamo ascoltato la storia di Tahlê raccontataci da Leyla Afrid e Xewla Ali: “Siamo venuti qui il giorno dell’editto. Tahlê si è presa cura di noi. Aveva un giardino e tutti quelli che erano sopravvissuti a quel giorno vennero nel suo giardino per prendere ciò di cui avevano bisogno. Se non ci fosse stato quel giardino molte persone sarebbero morte di fame. Ci furono 300 famiglie e madre Tahlê fece il possibile per queste persone. Preparò il pane per giorni per la gente e per i combattenti. Ancora oggi continua ad aiutare la gente.”

“Ho visto bambini morire di fame”
Ogni persona di Shengal ci racconta la propria storia da un diverso punto di vista. Qualunque sia il loro racconto il loro dolore non è riducibile e ciascuno ha grande difficoltà nel riuscire a raccontare cosa è accaduto in quei giorni. Elîf Silêman ha provato a spiegarci cosa successe quel 3 Agosto con queste parole: “La cosa più dolorosa che ho visto con i miei occhi erano le donne che non riuscivano a produrre latte per i propri bambini a causa della carenza di cibo; di conseguenza i loro bambini sono morti di fame. Erano talmente piccoli che non potevano sopravvivere bevendo solo acqua. Fu una situazione terribile. I nostri bambini non avevano vestiti né cibo; tuttavia preferivamo quella vita piuttosto che essere nelle mani di ISIS. Quell’editto è stato deciso contro la nostra religione. Essere costretti con la forza a smettere di credere nella nostra religione è peggio che morire. ISIS deve capire che seguiremo la nostra religione anche se ci uccideranno o ci opprimeranno. Non lasceremo il nostro credo religioso nemmeno se anche uno solo di noi sopravviverà. Non siamo stati annientati durante il 74mo editto pronunciato contro di noi e non lo saremo mai.”

Termineremo la nostra seconda raccolta con la storia di una donna yezida che fu presa in ostaggio per sei mesi dall’ISIS e riuscì infine a fuggire. Non useremo il nome di questa donna. Fu presa in ostaggio il giorno del massacro durante un incidente d’auto. La donna e Lorin, la figlia di soli due mesi furono separate l’una dall’altra in seguito a quell’incidente. La madre non seppe se la figlia er ancora viva per mesi. Dopo sei mesi riuscì a fuggire dalla prigionia di ISIS. Quando rivide la piccola Lorin dimenticò tutto il dolore che aveva sofferto.

La madre di Lorin ci ha raccontato quello che ha dovuto affrontare: “Quando gli attacchi iniziarono ci mettemmo in macchina e cercammo di fuggire da ISIS; purtroppo fummo coinvolti in un incidente stradale. Molti memnri della nsotra famiglia furono feriti e ISIS ci prese come ostaggi in questa occasione. Persi la piccola Lorin in quel momento. ISIS ci tenne prigionieri per sei mesi. Torturarono molte persone davanti a me. La cosa più orribile che vidi fu che prendevano giovani ragazze e le forzavano a sposarli. Ci forzarono a rimanere a Koço per tre mesi e poi ci portarono a a Tilefere. Ovunque ci portavano c’erano madri e ragazze. Torturavano le persone che non volevano andare con loro. Sono riuscita a ritrovare mia figlia Lorin dopo essere fuggita da ISIS e non credevo di poter ritrovare mia figlia ancora viva.”

Un altro gruppo tentò di fuggire da ISIS durante l’incidente stradale. Una donna del gruppo di nome Xezal Birhîm trovò Lorin. Xezal disse che Lorin era debole quando la trovò: “Presi Lorin e iniziai a camminare. Lorin aveva fame e piangeva quando riuscimmo a raggiungere la montagna. Provai a trovare qualcosa da dare a Lorin, trovai una tazza di zuppa; non mi ricordo chi me la diede. Le diedi quella zuppa. Ho un figlio e io non avevo latte. Le notti erano molto fredde. Solo io conosco le difficoltà che abbiamo dovuto passare. Poi la nonna di Lorin venne e la prese con sé. Spero che tutte le persone catturate possano essere presto libere. Vogliamo morire nella nostra terra; no vogliamo vivere in un’altra terra.”

Le donne yezide hanno fatto dei progressi in molte aree come quella dell’autodifesa e dell’organizzazione dopo il 3 di Agosto. Abbiamo incontrato il comandante YJS, Hêzda Şengal e Nurê Xidir membro dell’ Assemblea delle Donne Yezide. “Il nemico deve capire molto bene che non acceteremo più la tirannia” affermano le due donne e fanno appello a tutte le donne dicendo: “Alzatevi contro la dominazione del sistema maschilista”.

Le donne yezide hanno iniziato a prendere parte alle unità di auto-difesa e giurano vendetta per gli attacchi condotti a Shengal da ISIS. Il numero di donne yezide che hanno preso parte alle unità di auto-difesa è cresciuto di giorno in giorno. Queste donne hanno condotto una resistenza storica mettendosi sulla liena del fronte. Le Unità delle Donne di Shengal(YJS) hanno organizzato la loro prima conferenza il 13 e 14 Febbraio sui monti Shengal. E hanno inaugurato la loro bandiera durante questa conferenza. Mentre la bandiera delle donne yezide sventolava sui monti Shengal abbiamo parlato con il comandante delle YJS, Hêzda Şengal, del 3 Agosto e delle donne yezide.

“La lotta ha fatto aumentare la fiducia in noi stesse”
Hêzda ci dice che le donne yezide non avevano diritti e erano considerate dagli altri come schiave già prima dell’editto “Ma hanno iniziato a prendere consapevolezza di sé attraverso la lotta. Hanno capito chi sono i nemici e gli amici. I nemici ci hanno ingannate per migliaia di anni. Hanno instillato le idee del capitalismo in noi. Hanno cercato di staccarci dalla nostra religione. La lotta ha fatto accrescere la fiducia in noi stesse”.

“Vogliamo vendicare il 74° editto contro il nostro popolo”

Hêzda ha sottolineato che le YJS sono state fondate in risposta ai massacri. “All’inizio le Yjs non furono riconosciute completamente e la partecipazione non era molta. Ma adesso, le giovani donne yezide si sono unite a noi sempre più numerose giorno dopo giorno. Le donne si sono unite alle YJS per proteggere il loro popolo e particolarmente le donne. Come YJS vogliamo vendicare quanto accaduto con il 74 editto contro gli yezidi. Continueremo la nostra lotta fino a che riusciremo a salvere tutte le donne e le giovani ragazze rapite da ISIS. Tutto il popolo yezida e particolarmente le giovani donne devono provvedere alla propria educazione. Devono formarsi per riuscire ad evitare altri giorni come quello del 3 Agosto.”

“Non accetteremo più la tirannia”

Nurê Xidir, membro dell’Assemblea delle Donne Yezideci ha spiegato il livello di organizzazione delle donne yezide. Ci ha detto che il popolo yezida è diventato bersaglio di attacchi da anni e ha sottolineato di non voler accettare oltre questi attacchi, non più dopo quanto accaduto durante il 74° editto. Nurê ha spiegato che come donne yezide, hanno iniziato a formarsi nell’auto-difesa contro questi attacchi: “Quindi, riceviamo una formazione ideologica. Se avessimo applicato l’auto-difesa le nostre donne non sarebbero finite nelle mani di ISIS. Non li lasceremo più attaccarci. Abbiamo annunciato la nostra assemblea il 29 Luglio 2015. Il nemico deve rendersi conto bene che non accetteremo più la tirannia”

Appello alle donne: Alzatevi!

Nurê ha inoltre sottolineato i lavori che sono stati messi in atto dall’Assemblea delle Donne e ha detto: “Stiamo offrendo educazione alle donne nella loro madre lingua. Molte madri e ragazze non sanno scrivere nella loro propria lingua. La lingua materna è la cultura di un popolo. A volte facciamo formazione sulle armi e sull’auto-difesa. Abbiamo provato ad aiutare coloro che volevano far ritorno nelle proprie terre nei limiti del possibile. Sosteniamo dei processi diplomatici affinché le donne yezide siano riconosciute a livello internazionale. Abbiamo tenuto la nostra conferenza in occasione dell’anniversario del massacro lo scorso anno. Questa conferenza è stata la risposta al nostro nemico. Potenzieremo la nostra lotta. Il 3 Agosto è un giorno buio e doloroso per noi. Faccio appello alle donne: Non accettate mai l’ingiustizia. Alzatevi! Dobbiamo unirci e spezzare il sistema maschilista dominante”.

Jinha