Conferenza per la Pace e la Democrazia in Europa

Si è aperta sabato a Bruxelles la Conferenza della Pace e della Democrazia in Europa, la terza con lo scopo di discutere e definire un piano di lavoro per la democratizzazione della Turchia e la risoluzione della questione curda.

Il convegno è stato organizzato nell’ambito delle quattro conferenze che il leader Kurdo Abdullah Ocalan ha proposto come un passo necessario per il processo in corso di colloqui volti ad una soluzione pacifica e democratica della questione curda. Le prime due conferenze per la Pace e la Democrazia si sono tenute il 25-26 maggio ad Ankara e il 15-16 giugno ad Amed (Diyarbakir). Dopo la conferenza di Bruxelles, il quarto convegno si svolgerà a Hewler nei prossimi mesi.

La conferenza ha visto la partecipazione di un certo numero di istituzioni e singoli tra cui rappresentanti dei popoli curdo, turco, armeno, greci del Ponto, assiro-siriaco, Laz, circasso, arabo e romano così come da organizzazioni di Alewit, Ezidi, e quelle cristiane e islamiche; inoltre Selim Sadak, il vicesindaco di Siirt e il vice-presidente del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) Nazmi Gür.

La prima sessione della conferenza comprendeva presentazioni sui risultati della Conferenza di Ankara, della Conferenza di Amed e del Congresso di Great Alevi di Ankara, di Saruhan Oruç, membro del Congresso Democratico del Popolo (HDK).

Dopo i discorsi di apertura da parte del co-presidente Nilüfer Koç del KNK (Congresso Nazionale del Kurdistan), del presidente del Kongra-Gel Remzi Kartal e del presidente del KADEP (Partito Democratico Partecipativo) Lütfi Baksi, la seduta è proseguita con la lettura del messaggio che il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan ha inviato alla conferenza.

Ocalan ha sottolineato l’importanza della conferenza che ha la possibilità di fornire contributi di grande rilievo al processo di negoziazione in corso.

Ha detto che il processo di soluzione democratica è entrato nella seconda fase ed ha osservato che questa fase richiede passi concreti senza che nulla sia lasciato in sospeso.

Il leader curdo ha affermato che era ora di costruire la pace che dovrebbe dominare l’intera regione del Medio Oriente sulla base di un nuovo cambiamento di paradigma nelle relazioni turco-curde. Ha dichiarato che il Movimento di Liberazione Curdo ha deciso il ritiro delle unità armate del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) al fine di rendere possibile una soluzione. “E’ grazie all’adempimento delle responsabilità da parte del PKK che le morti sono finite e il processo di ritiro è stato in buona parte portato a termine”, ha detto. “Ora è il turno del governo di fare una mossa per consentire la realizzazione della politica democratica, nel frattempo ho trasmesso al governo le mie proposte circa lo stato di avanzamento della seconda fase”.

Ocalan ha asserito che le necessarie modifiche legislative e costituzionali da parte del governo rappresentano il grande passo che deve essere fatto in questo processo per di creare un sistema che garantisca il diritto di tutti alla politica democratica. Ha detto che questa fase richiede passi concreti senza rischiare di lasciare qualcosa in sospeso, facendo notare che tutti dovrebbero astenersi da dichiarazioni e pratiche che possono acuire la mancanza di fiducia nel processo.

Il leader curdo ha ribadito che il fallimento del governo nell’aprire la strada per una politica democratica sarebbe in contrasto con il significato del processo di soluzione. Tuttavia – ha aggiunto – noi continueremo a fare uno sforzo e a lottare per il raggiungimento di questo scopo.

Öcalan ha invitato la diaspora curda, i rappresentanti della società e della cultura, delle donne, gli appartenenti alle minoranze religiose oppresse e di tutti coloro che sono esclusi dal sistema, a garantire la partecipazione attiva al processo di politica democratica e di lotta attraverso la Conferenza di Pace e Democrazia in Europa.

La seconda sessione del convegno ha visto dibattiti e proposte nella gestione della domanda “Che tipo di Turchia vogliono i popoli di Turchia e Kurdistan che vivono in Europa?”.