A Sostegno al popolo curdo

A seguito dei recenti sviluppi nel Kurdistan settentrionale (la regione kurda della Turchia), le politiche di guerra contro il popolo kurdo vanno rifiutate e respinte a favore di una soluzione democratica basata sull’autogestione del popolo.

Il popolo kurdo cerca solo di avere un suo spazio in cui autogestirsi e in cui la propria storia, cultura e tradizione possano coesistere pacificamente e alla luce del sole. La politica estera di Erdoğan ha avuto una svolta radicale alla fine di luglio, quando la Turchia è entrata ufficialmente in guerra contro l’Isis, con l’apertura dello spazio aereo agli statunitensi. Ma la guerra aperta, in estate, dal governo turco non è stata effettuata principalmente contro lo Stato Islamico quanto soprattutto contro i kurdi: gli arresti dei rappresentanti del Popolo kurdo, i bombardamenti e gli attentati, gli incendi di case e la repressione da parte delle forze di sicurezza dello stato turco a Sirnak e a Cizre con l’esecuzione extragiudiziale di 21 persone, hanno creato una gravissima emergenza umanitaria: ospedali chiusi, medici fuggiti, ambulanze bloccate dalla polizia, bambini che presentano patologie legate agli stenti.

E non possiamo dimenticare l’attentato all’Alma (nte corretto:Amara) Center di Suruc, dove 30 giovani innocenti, che cantavano “la ricostruiremo insieme, la difenderemo insieme”, mentre desideravano portare speranza e protezione alla città di Kobane, hanno perso la vita a causa di un attentato.

Il governo turco sta procedendo ad una sistematica distruzione di tutte le forme di organizzazione kurde poiché esse rappresentano un grave pericolo sia per il governo turco che vuole estendere la propria egemonia in Medio Oriente (Iraq e Siria in primis), sia per il capitalismo mondiale che non può tollerare che un popolo si organizzi in forme di democrazia reale. I turchi fanno affari anche con il “califfato” e basti pensare alle quantità di armi che vengono vendute a gruppi jihadisti e a chi dice di combatterli, mentre il popolo kurdo, che ha fermato l’Isis a Kobane, combatte con armi obsolete e per sostentarsi e curarsi può contare solo sulla solidarietà internazionale che non ha dimenticato che la lotta per l’autodeterminazione è un diritto inalienabile e imprescindibile.

Ancora oggi la città del Rojava di Kobane è assediata da Daesh ed è costretta alla fame a causa della chiusura del confine deciso dal governo turco e purtroppo occorre denunciare a gran voce che nessun Paese occidentale ha avuto nulla da dire sulla politica repressiva e criminale praticata dal governo turco e che tutto procede in un assordante silenzio dei principali media, asserviti, che omettono deliberatamente di riportare e rivelare il vero volto crudele e spietato di un governo, quello turco, che fa parte della NATO. In fondo Kobane è lontana ed il Rojava è un piccolo lembo di terra controllato dai Kurdi e difeso da donne guerrigliere.

Noi però non possiamo rimanere in silenzio, perché quanto sta accadendo nel Kurdistan turco non è e non può esserci indifferente. L’ISIS, che oramai ha dimostrato la propria brutalità dentro e fuori i confini del proprio califfato, rappresenta la distruzione di ogni valore umano, “supportata” dai vicini, in primis la Turchia, con il solo obiettivo di eliminare altri nemici comuni, in questo caso i kurdi. Il Rojava ci ha insegnato che non solo si può combattere e resistere contro l’ISIS e contro chiunque sia portatore di morte e distruzione, ma ci ha insegnato che “il federalismo democratico del Kurdistan non è un sistema di Stato, è il sistema democratico di un popolo senza Stato… Prende il potere dal popolo e lo adotta per raggiungere l’autosufficienza in ogni campo”.

Nel denunciare con rabbia, forza e indignazione la politica del governo turco, le sue pratiche di sterminio e di pulizia etnica, per nulla differenti da quelle di regimi totalitari e dittatoriali passati e presenti come il sedicente “califfato”, l’assordante silenzio dell’intero occidente, San Marino dovrebbe con fermezza ed assoluta convinzione, vista la giustezza della causa, portare il proprio pieno sostegno al popolo kurdo, impegnandosi ad attuare qualunque pratica utile alla lotta per la sua autodeterminazione, perchè il governo democratico del Rojava, un giorno, possa essere riconosciuto, libero e autonomo.

di EPIFANIO TROINA
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